di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Una regola non scritta del giornalismo – le regole del giornalismo sono quasi tutte non scritte, ed è davvero un fatto curioso dal momento che il giornalismo è scrittura – dice che il giornalista non parla male del giornalista. Certo, le polemiche si fanno e ci stanno bene, ma riguardano sempre le idee e la politica e la faziosità propria e altrui, ma la professionalità, quella no, quella non si tocca, è fuori discussione (nel senso che esula, è fuori, insomma, omertà). Simone Aversano se ne è infischiato della regola e ha detto a voce alta ciò che pensa del giornalismo che si pratica a Benevento.
Le cose che ha scritto possono sembrare ingenerose, tuttavia se consideriamo che si è limitato a fare la cronaca dei cronisti durante la conferenza stampa nessuno si dovrebbe risentire. C’è, però, un passaggio che credo si possa riprendere. Quello in cui dice che “Caldoro viene per la prima volta a Benevento e gli si domanda cosa ne pensa delle alleanze tra i partiti in ambito nazionale”. Ora, diciamo la verità, a parte il fatto che delle alleanze tra i partiti in ambito nazionale non frega niente a nessuno neanche in ambito nazionale, se a Benevento c’è questa ossessione di sapere quali saranno le alleanze dei partiti in ambito nazionale è perché qui la cultura politica e la cultura e basta sono provinciali.
Solo qualche settimana fa c’è stato un dibattito sulla Provincia – almeno a me è parso tale, magari sbaglierò – e alla sola ipotesi della sua abolizione ci si è stracciati le vesti perché nessuno ci può giudicare, nemmeno tu, Caldoro, perché i Sanniti erano fieri e forti, perché Garibaldi fece l’Italia per la liberazione di Benevento e perché quando ritornano a casa agli immigrati piace sapere che siamo una sola grande famiglia attovagliata intorno alla Provincia. Eppure, questo nostro sentirci comunità beneventana o sannita non sembra che sia venuto fuori come nostro “comune sentire” perché, appunto, si è lasciato il campo libero a Berlusconi, Tarantini e i festini. La cosa, dunque, mi sembra che si presenti così: il Sannio parla a sproposito di sé e quando c’è da parlare di sé a proposito, tace. Insomma, lo dico con chiarezza: il Sannio – quindi non solo la politica sannita – non sa rappresentare se stesso. Così, quando la rappresentazione di sé non è pubblica, ecco che la discussione politica diventa sempre più inconsistente e privata. A cosa serve una conferenza stampa fatta prima di una riunione politica tra governatore e rappresentanze territoriali se non a discutere dei problemi che ci sono sul territorio in relazione a se stesso e al Paese? Scusa, direte, ma perché non vieni tu in conferenza stampa? Perché ho già dato e sarei fuori luogo. Il senso del ridicolo, almeno quello, non mi fa difetto.
In sintesi, credo che le cose dette da Simone Aversano vadano prese seriamente e senza sentirsi offesi. Le funzioni della stampa sono essenzialmente due: informazione e critica. A Benevento almeno uno di questi due elementi manca. E’ da ricercarsi qui, prima ancora che nella politica, la falsa convinzione che la Regione Campania sia solo e soltanto napolicentrica. Perché mai – al di là delle dimensioni: tre milioni contro trecentomila – dovrebbe essere beneventanocentrica se Benevento al momento giusto non sa parlare di sé pubblicamente e rimanda tutto in camera caritatis e tavolo tavolorum? La capitale del napolicentrismo è Benevento. Se Caldoro – come in sostanza ha detto Billy Nuzzolillo – è portato in giro in città come se fosse il papa o una Madonna, lo si deve all’idea curiale e retorica che i giornali confezionano ogni giorno della vita politica e istituzionale di Benevento. Oppure, molto più semplicemente, nutriamo su noi stessi pretese ingiustificate.