di Giuseppe De Luca
(Sanniopress) – Lo spettro della sparizione della nostra provincia sembra verosimilmente essersi allontanato, per quanto non con certezza matematica. Questa situazione di pericolo imminente ha però, quasi inaspettatamente, scosso le coscienze dormienti di molti sanniti che hanno finalmente fatto sentire il loro dissenso attraverso numerosi gruppi di discussione in rete.
Oltre a ciò, mai come in questo periodo anche la politica locale è in fermento, interessandosi con rinnovato vigore all’antico sogno di fuoriuscire dalla Campania per l’aggregazione ad altre regioni: oltre il recente incontro tra il Presidente del consiglio regionale molisano Picciano e il Consigliere regionale campano Colsasanto, in cui si è discusso circa la possibilità di indire un referendum per l’aggregazione del beneventano al Molise, è stata depositata la Proposta di Legge Costituzionale – Modifica dell’articolo 131 della Costituzione, per l’istituzione della “Regione dei due Principati” comprendente Avellino, Benevento e Salerno.
A ben vedere, il comun denominatore di queste proposte è la nostra città, finalmente al centro dell’attenzione da parte dei territori confinanti, che intravedono l’opportunità di creare nuove realtà amministrative autonome, vuoi per sfuggire all’egemonia partenopea che fagocita la gran parte delle risorse della regione, vuoi anche per ampliare il proprio territorio, allo scopo di sfuggire una volta per tutte al pericolo della cancellazione.
Io penso che qualunque sia la modalità, valga comunque la pena lasciare senza rimpianti una regione che non ha avuto mai nessuna considerazione per noi, relegandoci all’ingrato ruolo di cenerentola. La possibiltà che ci si presenta oggi davanti è davvero unica e non va sprecata: guai a lasciarsi prendere da facili manie di grandezza rivendicando ruoli di capoluogo nella futura regione del Molisannio. So che molti di voi storceranno il naso nel leggere questa considerazione, riconosco che la città di Benevento per importanza storica e demografica meriterebbe ben più degnamente un ruolo primario nell’ipotetica nascente regione, tuttavia bisogna essere realisti se si vuole centrare l’obiettivo.
Non è credibile immaginare Campobasso disposta a cedere un ruolo di capoluogo di regione che ha rivestito ormai da anni, e accettare di retrocedere a semplice realtà provinciale: temo che questa importante opportunità, i nostri politici se la siano lasciata sfuggire allorquando il Molise volle diventare autonomo dall’Abruzzo.
Oggi dovremmo cercare essenzialmente di cogliere i numerosi vantaggi che l’allontanamento da una ragione napolicentrica ci permetterebbe di ottenere. I timori che il capoluogo Molisano si sostituisca a quello partenopeo sono pressocché nulli, le problematiche della metropoli napoletana sono uniche e i finanziamenti destinati alla futura regione Molisannio, che vedrebbe nella sua composizione due città pressoché simili, non potrebbero di certo riproporre l’enorme sproporzione che oggi ci vede così pesantemente penalizzati.
Occorre, invece, cercare non solo di favorire questo virtuoso processo di unione tra popoli simili, con una storia comune e altrettanti analoghi problemi, ma soprattutto attivarsi per cercare di coinvolgere i cugini irpini nel processo di formazione della nuova regione, che se formata da Benevento Avellino e Campobasso comincerebbe ad assumere un certo rilievo, pur rimanendo formata da città analoghe e senza differenze significative che ne comprometterebbero nuovamente gli equilibri.
Inutile dire che quest’ultima soluzione converrebbe anche agli avellinesi, che se finora non hanno conosciuto una totale emarginazione è stato solo perché c’era Benevento a soffiar loro il primato. E poi, diciamo la verità, solo in questo modo l’antico Sannio comincerebbe nuovamente a prendere forma. Poi visto che sognare non costa nulla, l’aggregazione di alcuni comuni dell’alto casertano sarebbe la ciliegina sulla torta.
L’importante, in ogni caso, è non abbassare la guardia e trasformaci nuovamente nella dormiente del Sannio: anche se il pericolo della scomparsa dalle carte geografiche sembra essere scongiurato al momento, bisogna cogliere l’attimo fuggente per ottenere il più grosso risultato che le nostre genti possano mai sperare di ottenere, ovvero affrancarsi dal predominio napoletano e cominciare a contare qualcosa, amministrando finalmente tra pari le risorse destinateci.