di Simone Aversano
(Sanniopress) – La notizia qui è arrivata come tutte le volte: sussurrata fra i “sentito dire” della tarda sera e della mattina presto, quando la gente si attarda nell’andare a coricarsi o nel cominciare pian piano le attività giornaliere. La conferma è arrivata leggendo i titoli dei giornali locali, davanti alle edicole e nel bar della piazza quando il paese era ufficialmente sveglio e pronto per una nuova giornata d’agosto. In mezzo agli anziani, che con il loro discutere a voce alta sancivano senza appello che la notizia era vera ed il fatto era accaduto (altrimenti non ne avrebbero discusso), famiglie e giovani dal Nord e dall’estero, come ogni agosto ritornati alle origini dei propri cognomi per le ferie estive.
La Provincia di Benevento sarà soppressa, lo ha deciso il governo. Questa la sintesi, mentre gli anziani in piazza si dimenavano di qua e di là, chi per dar ragione a Berlusconi e Tremonti, chi per dargli torto, chi per maledire tutta la politica e chi ancora per star zitto ed ascoltare in silenzio, in attesa che le opinioni acerbe della primissima ora lasciassero spazio a più lucide possibilità di ragionamento. Ma il fatto è il fatto, la notizia qui nel Fortore l’abbiamo compresa tutti benissimo al primo istante. Il Sannio, la terra cui apparteniamo praticamente da sempre, non esisterà più nel giro di poco più di un anno e tutti i comuni di queste verdi colline, ognuno con la sua fiera identità e la sua storia, se ne dovranno andare sotto qualche altro padrone.
Padrone, sì. Perchè noi abitanti dell’alto Sannio di autonomia decisionale e amministrativa ne abbiamo avuta sempre poca. Pochissima voce in capitolo, tantissime le occasioni per essere strumentalizzati, usati, sfruttati per fini che non ci appartenevano. “La politica è l’arte di prendere in giro la gente”, diceva qualcuno. E che nuovo padrone sia, tanto qui i contadini, i commercianti, la povera gente e i professionisti che fanno i pendolari per lavoro lo sanno bene a cosa andremo incontro: già ce li vedo sopra i palchi delle piazze fortorine, a San Marco dei Cavoti, Foiano, San Bartolomeo, i soliti uomini della politica e delle chiacchiere venire qui e raccontarci altre promesse. Altre balle. La prima è come se tutti la ascoltassimo già: “il vostro nuovo presidente della provincia si impegnerà fino all’ultima goccia di sudore per darvi l’ospedale che attendete da quasi sessant’anni”. E giù applausi. Ma ci vorrebbero sonori calci nel sedere.
La cosa che non mi è chiara, io che abito nel Fortore da generazioni*, è che cosa ce ne possiamo mai fare noi di un capoluogo di provincia diverso da Benevento. Tutti quelli che vivono più su di San Marco dei Cavoti, a Castelvetere, Baselice, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, Montefalcone, Colle Sannita e via di seguito, sanno bene che è più comodo e facile per noi raggiungere Foggia che Benevento. A San Bartolomeo in Galdo c’è un punto esatto in cui un doppio cartello indica le direzioni per le due città: a sinistra c’è Benevento, 66 chilometri; a destra si va a Foggia, 66 chilometri. Solo che la strada per la città pugliese, dopo un breve tratto, è tutta dritta che sembra un’autostrada. Per Benevento invece…
Sono decenni che ci promettono la costruzione della Fortorina, una strada extraurbana a più corsie, dritta, asfaltata, a scorrimento veloce, per sentirci anche noi sanniti, per impiegare anche noi tre quarti d’ora al massimo ad attraversare il territorio della nostra provincia, da un estremo all’altro. Una strada che nessuno ha mai visto, ma nei comizi e nelle promesse della politica quante volte l’abbiamo sentita… E ora, se il Parlamento confermerà la norma che abolisce la Provincia di Benevento insieme a tutte quelle con meno di 300mila abitanti o 3000 chilometri quadrati di superficie, ci toccherà diventare parte della Provincia di Caserta, o di quella di Avellino. Immaginate voi quanti fortorini andranno mai a visitare la loro nuova città capoluogo? Quali altri sacrifici ci verranno richiesti per formare anche culturalmente e socialmente la nuova provincia che ci sarà imposta?
Il Sannio sono fatti vostri. Qui siamo nel Fortore, e se ci abbandonate non avremo scelta più logica che abbandonarvi noi. Verso il Molise o la Puglia. Nessuno di noi è più disposto ad ascoltarvi.
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*L’io narrante in questo brano non si identifica con l’autore, ma rappresenta la proiezione di un cittadino qualsiasi del Fortore che osserva dal suo punto di vista le conseguenze dell’annunciata soppressione della Provincia di Benevento.