di Laura De Figlio
(Sanniopress) – Dopo quasi tre anni dal misfatto, si chiude il caso Sementa-Migliaccio. Com’è noto, nel dicembre 2008, l’ex comandante della scuola Allievi Carabinieri di Benevento, poi passato alla guida dei Vigili Urbani di Napoli, aveva schiaffeggiato Alessandro Migliaccio, cronista del quotidiano “Il Napoli”. A scatenare la reazione di Sementa, un articolo sul caos del centro storico, zona nella quale il comandante della polizia municipale risiede. Sementa si era risentito per il fatto che l’articolo lasciasse intendere l’indirizzo della sua casa, mettendo a rischio l’incolumità della sua famiglia. In realtà, nel pezzo non compariva alcun riferimento all’abitazione della famiglia Sementa. Nonostante ciò, al termine di un acceso diverbio il comandante schiaffeggiò il giornalista. La scena fu ripresa da quest’ultimo attraverso una telecamera nascosta. Bilancio dell’incontro-scontro: un trauma facciale con prognosi di sei giorni per Alessandro Migliaccio.
Oggi quello spiacevole capitolo si chiude con le scuse del comandante Sementa al giornalista e un risarcimento che andrà in beneficenza ai pazienti del Santobono. La decisione arriva nei giorni in cui Rita Valeria Aiello, studentessa presso la facoltà di Scienze della Formazione al Suor Orsola Benincasa discute la sua tesi dal titolo: “Uno schiaffo al diritto di cronaca: il caso Sementa-Migliaccio”.
“La scelta di questa tesi è nata dalla voglia di parlare della libertà di stampa partendo da un caso locale e allargandomi poi a temi nazionali. Il caso Sementa — ha dichiarato la neo laureata al Corriere del Mezzogiorno —è emblematico perché ruota intorno ad uno schiaffo dato ad un cronista partito da chi indossa una divisa”.
Nel marzo scorso la “iena” Migliaccio era stato ospite della rassegna “Nonsololibri” per presentare il suo “Parodossopoli”. In quell’occasione aveva confidato il suo rammarico per la vicenda per “aver ricevuto la solidarietà dei colleghi e degli organismi di categoria, solo dopo che il caso aveva assunto una dimensione nazionale. Stamattina, però – commentava il 5 marzo – alla seconda udienza del processo ero solo. Adesso è solo un problema del sottoscritto quello di ottenere giustizia”.
Anche ora che giustizia è fatta, l’attenzione al caso si misura con pochissime righe che passano quasi inosservate. Ma certo non a noi.