di Antonio Tretola
“Le parole non sono che muri dietro i quali brillano arcani sensi”. Così scriveva il grande poeta boemo Rainer Maria Rilke, riflettendo sull’inquietante, straniante carico di mistero che la “parola”, trasporta con sè nel suo peregrinare.
Così il centro studi Demos (diretto da Ilvio Diamanti) attraverso una ricerca prontamente segnalata da Rito Martignetti sul gruppo Facebook Benevento Politica 2.0, scandaglia proprio attraverso alcune “key word”, il comune sentire degli italiani. Cosa pensano, cosa vorrebbero, soprattutto su quali parole-valori vorrebbero fosse costruito un nuovo ideale si società ?
Quello che però emerge dalla lettura dei risultati, è la sconcertante contraddizione tra il “pensiero” e l'”azione”, tra ciò che si ritiene essere giusto o ciò che poi la quotidianità consiglia di mettere in pratica. Come se la società italiana fosse colpita dal virus che Rousseau riteneva quello più gigantescamente diffuso: l’ipocrisia che, secondo il filosofo francese, tramutava i rapporti umani in un enorme ballo in maschera.
Le due stelle che signoreggiano nel campo lessicale, i due valori che dovrebbero informare la nuova nazione, sono solidarietà e merito: i due assi portanti di un’Italia migliore.
Lo spaccio della bestia trionfante, dove la bestia che trionfa è l’ipocrisia. Nel Paese dove la ricerca di una scorciatoia è religione di stato, dove il desiderio del tornaconto personale è un’elementare regola di vita, dove il manzoniano “ognun per sè, Dio per tutti”, è quasi un dettato costituzionale, una ricerca ci trasmette il messaggio opposto: siamo tutti solidali e tutti pronti a ricevere in dote solo ciò che meritiamo. A chiacchiere, sì certamente…
Sempre l’acuta ricerca di Diamanti, ci informa che gli italiani odiano le veline, detestano l’individualismo e soprattutto ne hanno abbastanza dell’imperante tirannide dell’apparire. Tutti pronti a vestirci di saio, a nutrire lo spirito al posto del corpo, ad anteporre il tu ed il noi, all’io, a costruire la civiltà della competenza e dell’amore.
Un bel quadretto da Mulino Bianco che peraltro non manca di gettare dalla torre i partiti, oramai il bersaglio mobile della telematica furia iconoclasta.
Le parole ingannano ha scritto Gustavo Zagrebelsky, ma le statistiche ancora di più. Mostrano spesso solo il lato teorico, nascondono la pratica reale delle cose, diciamo come il mondo dovrebbe essere, tanto non costa nulla…
Resta invece attuale il monito di Trilussa e del suo gatto: che era solidale ed altruista quando mangiavano gli altri, ma individualista e conservatore quando a mangiare era lui.