di Antonio Tretola
(Sanniopress) – Era la scommessa, ostica, difficile, ai limiti del possibile che la Storia, con le sue hegeliane astuzie, affidò ad Alessandro Magno; al tramonto, inesorabile, irreversibile, della civiltà greca, il Macedone frappose l’ambizioso progetto di traghettarne gli insegnamenti per l’avvenire, chiudere un ciclo, per aprirne un altro, salvando un eredità di valori, ricostruendo con il coraggio di chi sa che qualcosa deve necessariamente lasciarsi alle spalle.
Alessandro, uno dei più grandi uomini della storia, pensò di farlo in due modi: attraversare il confine dell’ “ignoto” ed affidarsi alla costruzione di un eredità culturale tale da rendere la grecità, il fondamento della civiltà occidentale. Arrivò fino al Gange (in India, congiungendo per la prima volta Oriente ed Occidente) e fondò il Museo e la Biblioteca di Alessandria.
Se il nuovo segretario del Popolo delle Libertà, Angelino Alfano, cerca un “idealtipo” storico cui ispirarsi deve, puntando la mira davvero molto in alto, guardare proprio all’insuperato modello del Macedone: guidare un cambiamento deciso, doloroso e inesorabile, che cambi i connotati di un partito che da anni si trascina stancamente dietro un modello culturale consunto, per innestarlo nel vorticoso cambiamento destinato a rivoluzionare la politica italiana.
Quarantenne, abile a nascondere l’ambizione dietro il cipiglio moderno ed affabile, Alfano sembra troppo intelligente per accettare il destino della “bella morte” in nome di quello che è e resta il suo leader: se la sua nomina cela un senso, non può che essere quello di guidare la transizione di quello che resta il maggior partito italiano, versa il post-berlusconismo.
Il pericolo che incombe su di lui, è quello, immortale, del “Gattopardo”: cambiare, per non farlo realmente. Sarebbe il suo fallimento ed il suo certificato di impotenza e prematura morte politica. Ed un democristiano, quale Alfano è e resta, conosce tutte le arti eccetto che quella dell’auto-lesionismo.
Nell’ovattata sala del congresso (?) Pdl, suono risuonate parole come “onestà” e “merito” che nel suo partito sono state dileggiate da una ridda di scoraggianti episodi, ma che costituiscono la sfida inderogabile, l’unico approdo per un partito che voglia riappropriarsi della sua missione originaria: fondare un partito liberale, moderno e moderato.
Ma la ricostruzione, insegna Nietsche, inizia sempre con il “crepuscolo degli idoli” e con un parricidio, per quanto simbolico e del tutto politico.
Dopo vent’anni, almeno in teoria, si riaccende la speme che la politica italiana possa affettuosamente abbracciare un partito di centro- destra moderno e liberale: Alfano ha la stessa età anagrafica di Cameron ed Obama, ma questo è solo un indizio non certo una prova…..