Oggi, nelle prime ore del mattino, una copiosa fuoriuscita d’acqua dalla parte sommitale del fornice dell’Arco di Traiano di Benevento ha destato l’attenzione di uno degli esercenti della zona, il quale ha immediatamente allertato Polizia Municipale e Vigili del Fuoco del capoluogo sannita. I pompieri, giunti prontamente sul posto, hanno effettuato un sopralluogo, con tanto di autoscala, per cercare di capire l’origine della strana pioggia miracolosa. Ne è risultato un danno ad uno dei pannelli in travertino della copertura del monumento. Molto probabilmente le abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni, infiltratesi all’interno della paratia marmorea dell’arco, si sarebbero guadagnate una via di gocciolamento, attraverso l’ambiente cavo dell’attico, proprio all’altezza della chiave di volta del fornice.
In attesa dell’ispezione dei tecnici della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Caserta e Benevento, forse non proprio tempestivi il sabato, è possibile osservare anche ad occhio nudo come l’acqua percoli da vecchie fratture del rivestimento interno della volta a botte. Non ci vuole certo un esperto per capire come la circostanza costituisca un rischio per la conservazione dell’importantissimo monumento.
L’Arco di Traiano è considerato una delle costruzioni di età imperiale romana meglio conservate in assoluto, è sopravvissuto sostanzialmente indenne a ben diciannove secoli di storia, ha conservato l’intero apparato decorativo originale e ed è stato restaurato per l’ultima volta circa dieci anni fa. Come tutti i Beni Culturali nazionali, il suo stato di conservazione è un’incognita, per il semplice motivo che le soprintendenze non hanno fondi e personale a sufficienza per censirne in maniera organica e contiuativa la salute. E non basta che sia sotto gli occhi di tutti o che rappresenti uno dei principali fiori all’occhiello di Benevento, insieme all’Abbazia di Santa Sofia (proprio in questi giorni al termine di un lungo iter di valutazione per entrare a far parte della lista dei Beni Unesco, custode di vestigia longobarde insieme con altri siti italiani), per tutelarlo da incidenti del genere.
E l’episodio dell’Arco di Traiano non può essere di sicuro considerato un caso isolato. Giova ricordare come da ben due anni ormai il romano Ponte Valentino attenda di essere restaurato, o quanto meno messo in sicurezza, a seguito del crollo di una sponda della rampa di accesso; per non parlare della sparizione delle balaustre originali dello stesso monumento, trafugate nottetempo da ignoti. Proprio poche settimane fa, poi, un altro dei grandi manufatti architettonici di pregio della città, l’imponente Teatro Romano, è stato oggetto di una campagna di sensibilizzazione per la salvaguardia, promossa dalla Solot – Compagnia stabile di Benevento, che ha visto la partecipazione di un folto numero di rappresentanti del mondo intellettuale e artistico beneventano. Gli ‘Angeli delle Pietre’, così si sono definiti, hanno dedicato un pomeriggio a operazioni di diserbo e pulizia dell’area archeologica urbana, che versava in indecorose condizioni di abbandono.
Una città ricchissima di emergenze storiche e monumentali come Benevento, che sembra aver intrapreso la strada della valorizzazione del proprio patrimonio culturale come risorsa anche economica, forse dovrebbe ragionare seriamente sull’esigenza di una cabina di regia capace di coordinare gli sforzi di tutela e gestione dei giacimenti culturali cittadini in modo tale da non vanificare, vuoi con scelte politiche incoerenti, vuoi per inconsistenza degli attori in gioco, vuoi per negligenza di alcuni di loro, il lavoro fin qui impostato e ancora tutto da svolgere.