di Giampiero Clemente
Io amo, ho amato e amerò sempre Benevento ed il Benevento. La porto con me, nel mio cuore, a prescindere da qualunque sarà il mio futuro. E mi dipiace che in questi giorni sui siti, nei bar, per strada, si stia chiacchierando cosi il mio nome. Non pensavo che ciò accadesse perchè ho sempre cercato di dare il massimo per questa gente e la città. A volte ci sono risucito ed a volte no, ma sull’impegno e l’attaccamento per la gente la maglia e la città stessa niente e nessuno potrà mai permettersi di dubitare.
In questi giorni nella mia testa mi sono frullate tante idee per questo odio e cattiveria che sono stati riversati nei miei confronti. Ci sono tre punti che sono quelli che prevalgono e intendo una volta per tutte chiarirli definitivamente premesso che non è mia intenzione più tornare su certi argomenti che mi stanno togliendo anni di vita e mi stanno logorando nel vero senso della parola.
Il primo punto per il quale la gente può essere arrabbiata con me è per le due prestazioni nelle semifinali contro la Juve Stabia. Premesso che sbagliare le partite può capitare a tutti, dico che quest’anno la cosa che mi ha bloccato è che io, questi play off in maniera particolare, non li ho giocati da calciatore ma da beneventano. E l’eccessiva tensione mi ha frenato e mi ha tolto l’aria. Ci tenevo troppo era il mio sogno poter dire: “e che cazzo ce l”amm fatt”, e invece questo mi ha bloccato e non mi fatto rendere come potevo e di questo chiedo scusa pubblicamente con sincerità.
Il secondo punto è questo. Ala fine della semifinale di ritorno contro la Juve Stabia c’è stato un malinteso con un giovane giornalista che alla domanda sul mio futuro aveva scritto: “Non voglio più restare a Benevento”, mentre la risposta vera alla domanda sul mio futuro dopo l’amarezza per questo ennesimo play off perso è stata: “In questo momento triste e di amarezza pensi che io possa pensare al mio futuro” Come potete ben vedere è un senso totalmente diverso rispetto a quello che pure in buonafede sarà stato interpretato da chi mi ascoltava in quesi momenti concitati.
Il terzo punto è legato alla faccenda Paoloni. Vi posso assicurare e chi ha avuto modo di conoscermi lo dovrebbe sapere, che non ho mai avuto nessun contatto extracalcistico con il signor Marco Paoloni. Ho avuto il classico contatto che posso avere con qualsiasi compagno di squadra. E chi era Marco Paoloni l’ho appreso nello stesso istante che l’apprendavate voi. Così siamo chiari.
Ci tenevo a chiarire, inoltre che sono stato costretto a lasciare lo stadio Ciro Vigorito sotto la precisa disposizione delle forze dell’ordine e io non sono scappato. Non devo scappare da niente perchè gli insulti me li sono sempre presi, ma se le forze dell’ordine per motivi logistici danno delle disposizioni e io non potevo disattenderle.
Concludo dicendo per me era, è, e sempre sarà, quella del Benevento la squadra e la maglia che porterò sempre nel mio cuore. E sono fiero nel bene o nel male di averla rappresentata in giro per l’Italia con la fascia di capitano. Questo è il mio pensiero, tutto il resto sono chiacchiere.
Grazie a tutti di vero cuore.
(tratto dal sito Beneventofree)