(Sanniopress) – Se è vero che l’emergenza rifiuti a Napoli si sta riacutizzando (o forse il livello di guardia non era mai realmente sceso), è altrettanto vero che chi soffre dell’invasione dei rifiuti non sono solo i comuni del napoletano e del casertano ma anche chi non c’entra niente. E’ la solita storia delle zone interne della Campania adibite a immondezzaio, meta preferita di amministratori pubblici che da quasi vent’anni (leggi VENTI ANNI) non sono stati in grado di fare una cosa semplicissima: distinguere i rifiuti buoni da quelli cattivi.
Roba che al Nord (e poi ci lamentiamo della Lega) si fa da oltre dieci anni nei comuni più avveduti e virtuosi, quelli per intenderci dove non si trova neanche una cartaccia a terra (altra gente, gli italiani). La raccolta differenziata è infatti ancora un miraggio, anzi un presagio negativo per tanti, visto che se ne parla da anni ma non la si è mai praticata. Possibile che una metropoli così immensa, la capitale indiscussa del Mediterraneo, sappia rimanere ancora su percentuali al di sotto del 20% di RD, mentre c’è una legge (la 123 del 2008) che proprio in tema di rifiuti in Campania impone a tutti i comuni soglie di RD minima tassative anno dopo anno? E chi risarcisce i cittadini, oltre che per la sporcizia e i pericoli igienici, anche per la beffa di dover pagare una tassa maggiorata causa l’incompetenza degli amministratori?
Ma in realtà il problema non è esattamente in questi termini nella città di Pulcinella. I rifiuti di Napoli, infatti, causa emergenza e discariche già ricolme, vengono candidamente inviati nelle zone interne, ed anche in quel salernitano unica provincia da sempre virtuosa della regione. E così il Sannio si vede trasformato da provincia periferica di serie C nell’ottica del napolicentrismo bassoliniano in meta ambitissima per risolvere il problema dei problemi della regione. A Sant’Arcangelo Trimonte ne sanno qualcosa, ma non solo lì.
E se alla Rocca dei Rettori fervono gli incontri e i tavoli interistituzionali tra Provincia, Comune, Samte, ASIA, Prefettura e Regione per cercare di mettere in chiaro le cose (ossia che Benevento non è una discarica per i bisogni degli altri), chi dovrà fare, in concreto, il passo decisivo? Tutte le istituzioni e gli enti locali del Sannio sono infatti d’accordo, bi-partisan e senza escludere neppure i rappresentanti sanniti in Regione: bisogna fare fronte comune per evitare che, dopo esserci presi le discariche per i rifiuti di Napoli nel nostro territorio, ci dobbiamo accollare anche i debiti e i costi esagerati per la gestione e messa in sicurezza proprio di quei siti di stoccaggio e di raccolta finora asserviti ai bisogni napoletani. “Abbiamo avuto il danno, ora non vogliamo anche la beffa”, è il messaggio ultimo che viene lanciato in queste ore dagli amministratori sanniti.
Ma se la monnezza continuerà ad arrivare, neppure un cordone umano potrà tenerla lontana dalla Dormiente. E allora è facile comprendere che la soluzione del problema ce l’ha in mano il nuovo sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. In campagna elettorale aveva promesso la risoluzione definitiva del problema rifiuti con una raccolta differenziata spinta su percentuali intorno al 60%, vale a dire oltre il 300% in più dei livelli attuali. Promessa che scade entro fine anno, stando a quanto annunciato ai suoi elettori dall’ex pm. Naturalmente tutti, eccetto forse i detrattori, sperano che de Magistris ce la faccia, per il bene di Napoli e della Campania. Sarebbe tra l’altro la conferma della sua “alternatività” tanto decantata in campagna elettorale rispetto al cartello Bassolino-Cosentino. Ma un simile successo sarebbe conquista anche per Benevento e provincia. Curiosamente, quindi, il possibile “salvatore” di Napoli ha il pesante onere di salvare anche il Sannio dai rifiuti. Sempre che di mezzo non ci si mettano i vari Cesaro, Caldoro e sindaci dell’hinterland napoletano, probabilmente meno intenti a potenziare la differenziata di quanto lo sia il nuovo sindaco di Napoli.