di Billy Nuzzolillo
(Sanniopress) – Dalla velenosa e, per molti versi, deludente campagna elettorale che si è appena conclusa a Benevento è emerso un dato preoccupante: la denuncia del pericolo di un possibile condizionamento della campagna elettorale da parte della malavita organizzata.
Mai era accaduto in passato che tale tema divenisse centrale al punto da sortire addirittura la presentazione di una specifica denuncia. E già questo, di per sé, è un dato allarmante.
A ciò va, poi, aggiunta la richiesta avanzata dal presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona alla Direzione Investigativa Antimafia di aprire una inchiesta sulla campagna elettorale in corso a Benevento anche alla luce di quanto emerso nell’ambito dell’operazione che ha portato al clamoroso arresto del sindaco di Montesarchio, Antonio Izzo, per molti anni ai vertici della Confindustria sannita e probabile candidato alle prossime elezioni politiche.
Un’operazione, quest’ultima, che pare fosse sponsorizzata dal coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino, per il quale – è bene ricordarlo – i magistrati hanno presentato alla Camera dei deputati una richiesta (respinta) di autorizzazione a procedere per l’esecuzione della custodia cautelare per il reato di concorso esterno in associazione camorristica.
Lo stesso Cosentino, che per la prima volta è sceso direttamente in campo partecipando ad una manifestazione elettorale nel capoluogo sannita. Presenza che ha scatenato molte polemiche, al punto che il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, ha beffardamente dichiarato: “Non comprendo perché si scandalizzano per la sua presenza in città gli ex esponenti di Forza Italia o di centrosinistra, che finora non hanno avuto difficoltà a rapportarsi con le ditte che fanno capo alla famiglia dell’ex sottosegretario, da tempo attive in città. Si tratta di imprese di costruzioni che hanno effettuato lavori per la pavimentazione di piazza Roma e via III settembre, la sistemazione di piazza Arco di Traiano e di piazzetta Sabariani. Sono le stesse ditte interessate alla fornitura dei Photored e dei parcometri e che erano pronte ad investire propri capitali, fino a 30 milioni di euro, per il parcheggio di Piazza Risorgimento e il nuovo Terminal Bus con negozi e uffici privati. Perché ora la sua visita in città desta tanta meraviglia?”.
A questo quadro va poi aggiunta la lucida analisi del procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, contenuta – si badi bene – nel comunicato stampa relativo all’operazione che ha condotto all’arresto del sindaco di Montesarchio perché, per la prima volta, vengono descritti i metodi dei mafiosi adoperati nelle “città tranquille”: “La criminalità organizzata a differenza di quella casertana e di quella napoletana, (nel Sannio -ndr) non sembra più avere la necessità – per manifestare la propria affermazione sul territorio – della commissione di delitti di sangue. Gli esponenti di rilievo dei gruppi criminali sembrano ormai infiltrati nel tessuto socio – economico ed amministrativo, a volte con il paravento di attività formalmente lecite, col fine di acquistare, in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, di esercitare in maniera diffusa la pratica dell’usura”, approfittando di “una condizione di assoggettamento ed omertà, diffusa nella comunità degli amministratori pubblici, degli imprenditori, degli operatori del settore finanziario e dei privati che vivono e agiscono in tale contesto territoriale”.
Aggiungendo sibillinamente: “La spinta a partecipare alla competizione politica non è la volontà di farsi disinteressati interpreti dell’interesse pubblico, bensì di occupare posti di potere che possono rivelarsi utili per la promozione dei propri interessi particolari e nell’ottica anche di un ritorno economico….tale fine giustifica il mercimonio economico del voti, l’investimento di ingenti capitali personali … e lo scendere a patti con soggetti in grado di assicurare un “consenso” elettorale con l’utilizzo dei metodi (mafiosi ndr) in cambio di appalti e affidamento in gestione di servizi comunali”.
Quanto è diversa da Montesarchio la realtà di Benevento dove – è bene ricordarlo -, a prescindere dall’approvazione e meno del Puc, ci si appresta a vivere una nuova stagione di cementificazione della città? Quanto ha influito tutto ciò sulla campagna elettorale che si è appena conclusa?