di Giancristiano Desiderio
Gli addii con le lacrime non li sopporto. Dunque, pane al pane e vino al vino: dopo quasi vent’anni lascio la guida di Sanniopress. Ringrazio Billy Nuzzolillo per avermi dato questa opportunità e per aver creduto che potessi dare alla sua creatura la forza giusta per crescere. Sono stati anni belli ed entusiasmanti ma nulla dura in eterno e ora, per i non pochi impegni professionali – oltre che per i quotidiani, scriverò anche per il blog di Nicola Porro – è giunto il momento di passare la mano. Non tocca a me dire se l’obiettivo sia stato raggiunto. Ma so che chi verrà dopo di me troverà un blog che nel tempo ha acquisito tale autorevolezza da diventare quasi un modo di dire: “Come scrive Sanniopress”. Per il resto, come al solito con ironia: “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Lo stile di Sanniopress è stato sempre quello dell’irriverenza non disgiunta dall’ironia e dal buon italiano. La prima qualità è oggi così diffusa che si è trasformata in volgarità, la seconda è una rarità, la terza è una “lingua morta” come il latino o il greco antico. Così sempre più spesso avverto il bisogno di aria fresca per liberarmi da una sensazione di sottile oppressione che mi preme e grava sul petto. Anche per questo motivo, qualche anno fa Sanniopress – caso più unico che raro in questa terra di dure zolle che pur ci danno l’Aglianico e la Falanghina che meriterebbero maggior fortuna – avviò una collana di libri che in poco tempo è giunta a pubblicare cinque volumi che i lettori e gli amici, come diceva Nunzio Filogamo, vicini e lontani hanno dato mostra di apprezzare. Non mi meraviglierei se in futuro qualcuno togliesse dalla pancia di Sanniopress altre creature librarie perché so, per diretta conoscenza, che l’archivio di Sanniopress ha dentro di sé già belli e fatti dei titoli su argomenti vari come la politica, la storia, alcuni casi di vanagloria finiti a puttane e anche un gustoso testo di gastronomia che si deve alla prosa non comune di Antonio Medici.
Nelle mie mani Sanniopress è quasi diventato un laboratorio di idee e di scrittura. Non è per nulla un caso che proprio da queste pagine son venuti fuori almeno due miei libri che hanno avuto un discreto successo di critica e pubblico come Scritti selvaggi e La Selva, mentre l’ultimo testo come Pontelandolfo 1861. Tutta un’altra storia, nato da Sanniopress per il Sannio, riporta la storia del Sannio moderno dove merita di stare con onore e gloria: nel movimento risorgimentale. Non mi sono mai tirato indietro davanti a nessuna battaglia e davanti a nessun potente o trombone di turno, sempre fedele al sano principio che mi illustrò una volta a Montecitorio il compianto Guido Quaranta quando gli chiesi cosa fare per avere successo: “Devi rompere i coglioni a tutti”, disse. Credo di averlo fatto, ma sempre sapendo il fatto mio e considerando i fatti e le azioni, giammai le coscienze. Ora, come disse Mussolini quando gli annunciarono al telefono la morte di d’Annunzio, qualcuno dirà: “Finalmente!”. Ma è un’illusione perché al momento non ho ancora voglia di tirare le cuoia e continuo con altri mezzi la mia battaglia della quale, forse, qualcuno ha fatto le spese al di là dei suoi stessi demeriti e gli chiedo scusa. Ma il risultato generale credo sia stato godibile per tutti con “pezzi” che ancora oggi, a distanza di anni e fuori dalla cronaca, si fanno leggere con piacere. Perché, in fondo, pur cambiando i mezzi e le tecniche, la morale è sempre quella, fai merenda con Girella. La questione è sempre la stessa: o hai qualcosa da dire e sai dirlo o non hai niente da dire ma sai dirlo o non hai niente da dire e non sai dirlo. Vedete voi a quale di queste tre categorie volete impiccare il sottoscritto (che in questo caso è soprascritto).
Un’altra delle qualità del “mio” Sanniopress o, con maggior verità, il carattere che ho cercato di dare al blog è stato quello di non guardarsi l’ombelico o di non affogare nel lavandino di casa. In altre parole, niente provincialismo e fuga dal municipalismo. Ho cercato di farlo sia per la cronaca sia per – addirittura – la storia. In quest’ultimo caso, anche grazie ai collaboratori, è stato fatto un lavoro che è sfociato nella piena rivalutazione della tradizione storiografica del Sannio, insomma, abbiamo rispolverato i nomi di studiosi, da Alfredo Parente a Alfredo Zazo, da Sebastiano Maturi a Gianni Vergineo (solo per fare qualche nome) che con il loro lavoro hanno inserito con la forza del pensiero e della filologia la provincia del Sannio nel corpo più vasto dell’anima nazionale. Il mio lavoro si riattacca a loro e qui vive e muore.
In bocca al lupo.
Ringrazio Giancristiano Desiderio per i suoi numerosi articoli che hanno allietato ed arricchito la mia cultura.