Si svolgerà a Benevento e non più a Napoli, come precedentemente annunciato, la cerimonia ufficiale di consegna della bandiera di Città Europea del Vino 2019, da parte dei vertici europei dell’Associazione Recevin, ai Sindaci promotori del territorio Sannio Falanghina.
La clamorosa retromarcia dei cinque prodi Sindaci sanniti è motivata, si legge in una nota stampa diffusa giovedì sera, dall’aver “appreso dalla stampa e dai social che cittadini e rappresentanti avrebbero gradito maggiormente che il primo evento celebrativo si svolgesse nel Sannio e non già a Napoli”.
L’argomentazione, che pare tratta da un blog grillino, fa il paio per inconsistenza e approssimazione con quella che aveva portato alla scelta di Napoli: la maggior presenza di giornalisti nel capoluogo partenopeo, come se un evento di portata europea non fosse in grado di per se si mobilitare l’interesse dei media.
Se non fosse stata verificata l’autenticità delle note stampa pervenute, avremmo pensato a una supercazzola di qualche bontempone deciso a trollare il Sannio. È tutto vero, purtroppo. Lo spettacolo offerto è peggiore di quello che la pro-loco più remota del paese potrebbe essere capace di realizzare.
Appaiono palesi e inconfutabili l’approssimazione e la confusione con cui il gruppetto dei Sindaci di Guardia Sanframondi, Solopaca, Castelvenere, Sant’Agata dei Goti e Torrecuso si stanno approcciando alla irripetibile opportunità di progresso e crescita territoriale offerta dalla prestigiosa nomina. Già assistendo a questi primi passi, leggendo tra le righe delle notizie diffuse, viene da evocare l’immagine di quei buffet matrimoniali dove, quando ancora non si sa cosa sarà servito, gli invitati si affollano e sgomitano e “spanzano” davanti ai tavoloni. Per prender cosa non si sa, ma si sgomita e si “spanza” per afferrare un pezzo, buono o meno che sia, e al contempo per non farsi fottere dagli altri banchettanti.
Emerge da questo primo balletto tra la scelta di Napoli e Benevento, che sarebbe ridicolo se non fosse drammatico per la verità che rivela, l’assenza di un disegno strategico condiviso, cui informare ogni singola azione da svolgere nel corso di questo anno in cui il Sannio sarà Città Europea del Vino. Non solo. Manca al contempo una struttura professionalizzata con capacità manageriali in grado di curare ogni attività, dalla comunicazione alla organizzazione degli eventi, ed assicurarne la coerenza strategica.
Il vino oggigiorno si vende e valorizza se inserito in un sistema territoriale animato di storie e storia, fervido di cultura, ricco di luoghi d’interesse visitabili. Occorrono professionisti in grado di fare di tutto ciò un unicum da proporre al mercato turistico e enogastronomico.
I politici hanno il dovere di definire una mission da sottoporre alla concreta attuazione di team di competenti. Il vizietto di gestire, invece, permane. Così quelli che dovrebbero essere investimenti, ossia tutte o larga parte delle spese per la celebrazione della Città Europea del Vino 2019, è facile prevedere finiranno con l’essere meri costi infruttiferi, prezzi da pagare per il foraggiamento di ristrette congreghe di parenti e amici.
Vecchi approcci, mediocrità, appetiti famelici mai sopiti, incapacità di guardare lontano, presunzione, egocentrismo e rigetto di modelli organizzativi fondati sulle competenze, insomma, paiono già decretare il fallimento della prestigiosa nomina, salvo che miracolosamente i Sindaci interessati non rivedano il proprio approccio. Ciò che c’è di peggio è che un’opportunità malamente sprecata non solo pregiudica un successo, ma si rivela dannosa per il futuro, inficiando l’immagine del territorio, avvilendo ulteriormente la fiducia delle comunità, in un devastante effetto boomerang che né il Sannio né la Campania possono permettersi di subire.
Il momento è cruciale e c’è tempo e modo per rimediare. Occorre coinvolgere le menti migliori e più visionarie, investire su professionisti di spessore nazionale, magari affiancandogli energie locali che così possano apprendere e crescere, abbandonare ogni egocentrismo, per il bene del Sannio e della Campania, per il futuro dei giovani, per fermarne l’esodo, per fermare lo spopolamento e la perdita di capitale umano.
Grava sui Sindaci coinvolti una responsabilità ben maggiore di quella della crescita del prezzo dell’uva, dichiarata come obiettivo dal Sindaco capofila, Floriano Panza. Si presenta oggi l’occasione di adottare un modello nuovo di organizzazione e gestione delle opportunità di progresso, sarebbe il caso di non abbandonarsi a vecchi e bassi istinti, di non farsi prendere dalla tentazione del buffet, di chiudersi in riunione a studiare e consultarsi con manager e competenti. In mancanza non ci si potrà sottrarre alla chiamata di correità per declino del Sannio e ogni parola per il “territorio” non sarà che anidride carbonica appestante l’aria, ogni opportunistica battaglia contro la creazione di discariche o le occupazioni per i cantieri ferroviari non avrà credibilità e valore alcuno.