di Alessandro Liverini
Davanti al caminetto di Palazzo Perlingieri – a Solopaca – due insigni giuristi del nostro tempo hanno provato a comporre le loro inquietudini filosofiche. Natalino Irti e Pietro Perlingieri, infatti, prima che accademici di fama mondiale, prima che principi del foro italiano, prima che specialisti e sacerdoti di arcana iuris, sono stati e sono tuttora, due grandi filosofi.
Da autentici uomini del sud – Irti marsicano, Perlingieri sannita – non hanno mai reciso i rapporti con le loro terre d’origine ed hanno continuato a moltiplicare le occasioni di frequentazione dei luoghi della loro infanzia. La loro comune radice esistenziale, tuttavia, non è stata e non è geografica, né tantomeno familistica, bensì spirituale. Mossi dai problemi particolari del diritto e dalle fratture storiche della contemporaneità – e con l’assillo della coerenza teoretica e morale – hanno nutrito di respiro filosofico il loro quotidiano operare. L’aforisma di Marc Bloch – essere gli uomini figli più del loro tempo che dei loro padri – vale senza dubbio alcuno per Irti e Perlingieri.
La loro autocoscienza filosofica mise radici sul terreno della dialettica classica tra positivismo e giusnaturalismo ed attinse ai contributi fondamentali di Hans Kelsen e Carl Schmitt, arricchendosi poi della cultura giuridica del secondo dopoguerra. Avendo fatto esperienza diretta della forza diveniente e trasformatrice della storia, i giuristi iniziarono a porsi domande intorno alla natura stessa del diritto: tramontate le certezze degli ordinamenti statuali moderni e le verità della metafisica occidentale – dissolti dunque i contenuti tradizionali del diritto – ci si iniziò ad interrogare sulla possibilità o meno di determinare nuovi fondamenti.
In questo clima la sensibilità filosofica di Irti e Perlingieri maturò e divenne vera e propria vocazione filosofica: cosa abbastanza rara per i civilisti, per lo più fermi alla superficie applicativa del diritto positivo e non interessati a scendere nel sottosuolo ove abitano le categorie fondamentali del pensiero. Legalità e legittimità, legge e politica, procedura formale e decisione sostanziale, logica e storia, episteme e tecnica: la forza evocativa di queste parole trascinò Irti e Perlingieri su un sentiero ove si avvidero che il giurista – lo sappia o non lo sappia – lo voglia o non lo voglia – fa filosofia.
Questa esistenziale presa di coscienza li condusse a dichiarare con nettezza la direzione del proprio impegno di studiosi e di professionisti.
Pietro Perlingieri – muovendo dalla crisi del neo-positivismo logico, introdotto in Italia da Norberto Bobbio, e ritenendo di poter affrancare il diritto dalle angustie del formalismo e dall’indifferenza contenutistica – cercò nella carta costituzionale il luogo ove trarre i valori irrinunciabili della società contemporanea. Qui ritenne di individuare nella dignità della persona il valore dei valori. Poi avanzò verso il terreno applicativo ed elaborò una teoria dell’interpretazione, rompendo il metodo sussuntivo fondato sulla fattispecie e sulla logica sillogistica. Norma giuridica e fatto sono dimensioni coessenziali alle vicende umane. Le esigenze semplificatrici del diritto non possono tralasciare le specificità e i concreti bisogni della persona umana.
Queste idee prima divennero letteratura giuridica, poi presero forma istituzionale. Perlingieri, forse anche condizionato dalla sua passione politica e dal suo concreto impegno nelle istituzioni, intese, gentilianamente, incidere direttamente sui processi storici. Egli è stato ed è senz’altro un caposcuola. Fondò, infatti, riviste e università per dare compatezza ideologica e sociologica al proprio gruppo di allievi. Una nuova e rigorosa corrente di giusnaturalismo iniziò a prendere forma nel sannio beneventano.
Diversamente, Natalino Irti – pur essendo il punto di riferimento di intere generazioni di studiosi e di professionisti – e pur assumendo ruoli di prestigio nel mondo istituzionale dell’economia e della cultura italiana – ha avuto una impostazione crociana. Ha provato a interpretare il presente. Ha descritto fenomeni e posto domande. Così ha formato giuristi senza scuola e senza risposte. Muovendo dalla potenza epocale dei concetti nietzschiani – dalla fine dei sistemi definitivi – Irti si è limitato a descrivere l’essenza nichilistica della società contemporanea e l’indifferenza contenutistica delle norme giuridiche, le quali sono meri strumenti a disposizione delle forze storiche in conflitto. Venute meno le verità epistemiche ogni contenuto normativo è possibile. Il luogo della decisione di valore non è il diritto, ma la politica e la responsabilità è tutta umana. Il giurista opera su una decisione politica presa da altri e non può surrettiziamente eludere le procedure e le forme che si dà la politica. Il giurista lavora dentro i cancelli di parole pronunciate da altri e non può uscirne, alla stregua di un vate che intuisce valori e scorci di verità. Il pensiero del giurista avezzanese tiene in sè la schiettezza sociologica di Carl Schmitt e di Max Weber e lo storicismo crociano.
Irti e Perlingieri hanno arricchito la propria formazione filosofica con la frequentazione di figure centrali del pensiero filosofico contemporaneo: Luigi Mengoni, Pietro Barcellona, Emanuele Severino. Con il filosofo bresciano Irti si è incontrato in un convegno a Catania nel 2001 e di lì è nato un dibattito su diritto e tecnica, che tanto ha influenzato il pensiero giuridico dei nostri giorni. Perlingieri, invece, ospitò Pietro Barcellona a Benevento, invitandolo a partecipare ad una discussione su soggetti e norma, individuo e società, nel mese di dicembre del 1986.
Negli anni duemila Irti e Perlingieri hanno discusso parecchio. Sulle riviste giuridiche e davanti al caminetto di Solopaca. La concordia discors del pensiero – mai rasserenata – non ha impedito loro di essere veri uomini, grandi amici, prima che giganti del pensiero giuridico e filosofico.
Bibliografia fondamentale:
● AA.VV., Soggetti e norma, individuo e società, a cura di Pietro Perlingieri, Edizioni Scientifiche Italiane, 1987;
● Pietro Perlingieri, L’ordinamento vigente e i suoi valori. Problemi del diritto civile, ESI, 2006;
● Natalino Irti, Occasioni novecentesche. Sul cammino del diritto, Editoriale scientifica, 2012;
● Natalino Irti, Emanuele Severino, Dialogo su diritto e tecnica, Laterza, 2001
● Natalino Irti, L’uso giuridico della natura, Laterza, 2013.