di Alessandro Liverini
Negli ultimi tre secoli Cerreto Sannita ha offerto un contributo notevolissimo alla crescita del patrimonio spirituale del Sannio.
Si ponga mente – solo per esempio – alla tradizione artistica – fondata dai maestri faenzari Nicolò Russo, Antonio Giustiniano, Domenico Marchitto – e a quella storiografica – inaugurata da Nicola Rotondi e poi seguita da Vincenzo Mazzacane, Agostino Di Lella e da Renato Pescitelli.
Non sono mancate a Cerreto Sannita fiorenti esperienze pedagogiche – si pensi al Convitto Silvio Pellico fondato da Simone Di Lella, all’istituto magistrale presso l’antico monastero delle clarisse ed al Liceo classico Luigi Sodo – nonché elevate sensibilità poetiche individuali – come quella di Andrea Mazzarella, che conobbe a Milano Foscolo e Monti – ed una robustissima e qualificata presenza di canonici e di teologi. Di non secondario momento è stato l’ingegno cerretese nel campo della medicina. Si pensi, fra molti altri, al dottore fisico Gaetano D’Addona, detto d’Adone, il quale scrisse un Breve ragionamento della natura, causa, cura e sintomi della febbre ed un Breve ragionamento della Città di Telese, e delle Acque minerali, e come queste giovano a molti mali, di recente pubblicata dall’Associazione Storica Valle Telesina.
Il terremoto del 1688 rappresenta per Cerreto la radice storica della modernità. Il bisogno pratico di rifondare la città e di continuare a vivere genera uno straordinario impegno in campo civile e culturale. È in tal senso paradigmatico lo struggente racconto di Giovan Battista D’Andrea (nonno del senatore Giuseppe D’Andrea), il quale, pur avendo trovato la propria casa e il proprio paese distrutti dal terremoto, fece ritorno a Napoli per compiere i suoi doveri di studente di legge (in Neapolim regressum sum ad legem studendam). Nel giro di pochi anni, il lutto fu oltrepassato in una potente e vitale energia innovatrice.
In questa temperie – nel solco indelebile tracciato dal notaio Antonello da Cerreto (che trascrisse gli «antiquissimi» Statuti di Telese, pubblicati nel XIX secolo dallo studioso alifano Dante Marrocco), dal giurista Giovanni Alfonso Gennarelli, autore dei Commentaria in pragmaticam VIII de falsis punientem eos qui petunt debitum alias staisfactum e dai membri della famiglia Paolino – iniziano a prendere solida forma gli studi di diritto civile e di diritto canonico.
Nel 1742 sono presenti a Cerreto ben ventotto dottori in legge. Come sostenuto da Renato Pescitelli in Palazzi Case e Famiglie Cerretesi nel XVIII secolo, «in una cittadina di poco più di 4000 abitanti venivano espletate tutte le professioni e, tra queste, quella legale contava il maggior numero di professionisti», dal momento che Cerreto, essendo Metropolis totius Status superioris dei Carafa, nonché sede vescovile «accoglieva, ad un tempo, il foro ecclesiastico e quello laicale, di cui il primo abbracciava tutta la diocesi, il secondo la contea».
Nuova linfa fu data all’esperienza giuridica cerretese a seguito delle leggi eversive della feudalità, che furono prima ancora liberalizzatrici della proprietà individuale, all’inizio del XIX secolo, in conseguenza delle numerose controversie demaniali originate tra feudatari, università, cittadini ed enti religiosi, per il riparto delle terre. Si fa menzione – solo per esempio – delle annose controversie intercorse tra il comune di Cerreto ed i limitrofi comuni di Guardia, Morcone e Pietraroja, risolte solo negli anni trenta del novecento. Della controversia tra Telese, Solopaca e San Salvatore mi sono occupato di recente ne La proprietà delle acque telesine. Storia di una lite di confini, Associazione Storica Valle Telesina, 2017.
In questo periodo visse e operò Giacomo Iuliani, fratello del canonico Pietro, che esercitò con gran successo l’avvocatura nel foro napoletano. Fu strenuo difensore dell’università di Cerreto contro il feudatario e divenne vice presidente della Gran Corte Civile di Napoli.
I giusperiti cerretesi assunsero poi – nell’epoca liberale – la funzione di riferimento politico dell’intero circondario telesino e finanche della neonata provincia di Benevento. Aprì questa stagione Michele Ungaro, che prima prese i voti in Capua, poi, dopo aver abbandonato l’abito clericale e dopo essersi laureato in giurisprudenza, entrò in magistratura nel 1846 e fu giudice a Napoli, Casoria, Sora e Sala Consilina. Nel 1861 divenne primo presidente della neonata provincia di Benevento. Successivamente fu eletto deputato al parlamento nella IX e nella XI legislatura. Egli diresse l’Impresa Palmieri & Co., alla quale la Provincia di Benevento diede in concessione la gestione delle Terme di Telese (1870), prima dell’affidamento all’Impresa Minieri (1877). Fu autore ed esecutore del Progetto di miglioria agli stabilimenti balneari di Telese, nella seduta ordinaria del Consiglio Provinciale di Benevento del 1871.
Consolidarono questa tendenza Giuseppe D’Andrea, celebre avvocato e parlamentare di fede sonniniana, che difese, nel 1885, il brigante Cosimo Giordano e fece parte, nel 1925, della Commissione permanente d’istruzione dell’Alta Corte di Giustizia incaricata di occuparsi del delitto Matteotti e Antonio Venditti, il quale, pur essendosi avviato alla carriere accademica con la sua opera giovanile I diritti della moglie del fallito, si dedicò all’avvocatura e alla politica. Fu consigliere provinciale e parlamentare di fede giolittiana. Il figlio Mario, genero di Emanuele Gianturco, fu avvocato, senatore e scrittore di successo. Dirigente nazionale del Partito liberale, fu sottosegretario alla pubblica istruzione nel 1949.
Non è per caso, quindi, se Cerreto Sannita ha dato i natali a due fra i più importanti giuristi del novecento. Il romanista Antonio Guarino, per il quale rimando al mio Antonio Guarino, Labeone e i giuristi del Sannio. E lo storico del diritto Aldo Mazzacane, nipote di Vincenzo Mazzacane. Egli nacque a Cerreto il 2 settembre 1943. I genitori, infatti, come tantissimi altri sfollati napoletani, avevano lasciato la città per rifugiarsi nella terra natia. Studiò e insegnò negli Stati Uniti, in Spagna e in Germania. Fu profondo conoscitore della giurisprudenza tedesca del cinquecento (Scienza, logica e ideologia nella giurisprudenza tedesca del secolo XVI del 1971) e del nuovo indirizzo teoretico della scuola storica di Friedrich Carl von Savigny (Savigny e la storiografia giuridica tra storia e sistema del 1974). Si occupò anche dell’esperienza giuridica italiana, dal diritto medievale e moderno (Diritto comune e diritti territoriali: il riformismo di G.B. De Luca del 1994) fino al diritto novecentesco (La cultura giuridica del fascismo: una questione aperta, 2002). Professore emerito di storia del diritto medievale e moderno all’Università di Napoli Federico II, è morto il 29 febbraio 2016. Come dimostra la sua Prefazione alla edizione del 1990 delle Memorie storiche di Cerreto Sannita di Vincenzo Mazzacane, non smise mai di pensare e di ritornare alla sua terra d’origine.