di Billy Nuzzolillo
Se il comandante Maurizio Sarri ha rappresentato l’espressione sanguigna dell’anima popolare di Napoli e per certi versi ha incarnato la figura del Lenin tratteggiata nel film “Reds”di Warren Beatty (resta celebre la frase pronunciata dal tecnico prima di una gara di Champions League in Danimarca quando disse di credere che «in 18 persone si possa fare un colpo di Stato e prendere il potere»), Carlo Ancelotti somiglia invece sempre più al Winston Churchill interpretato da Gary Oldman nel film «L’ora più buia» del regista Joe Wright. Il Churchill che, nell’esilarante viaggio in metropolitana, trova la chiave per convincere i colleghi deputati e la nazione di come fosse, sì, un’ora buia ma anche un’ora in cui non bisognava mollare.
In meno di un mese, infatti, il «leader calmo» è riuscito a mettere nell’angolo il calcio italiano, senza mai alzare la voce, e ha convinto i dirigenti a scendere in campo per far applicare le norme già esistenti in materia di razzismo e discriminazione territoriale.
Un percorso iniziato a metà ottobre, in occasione del «Festival dello sport» organizzato dalla Gazzetta quando, per la prima volta, si soffermò sulla cultura sportiva degli italiani, sugli insulti e sulla maleducazione che alberga negli stadi del Belpaese. Una presa di posizione condivisa allora soltanto dal commissario tecnico della Nazionale Roberto Mancini.
Il tecnico di Reggiolo, però, non è il tipo da demordere e, una ventina di giorni dopo, ha approfittato del gesto della mano portata all’orecchio di Josè Mourinho, in risposta agli insulti dei tifosi juventini, per tornare alla carica e lo ha fatto «smarcandosi» abilmente da quella dinamica territoriale spesso utilizzata dal comandante Sarri per ingraziarsi le simpatie di un popolo ancora troppo legato al mito di Masaniello: «In Italia si tende a nascondere novanta minuti di insulti, contro un gesto di due secondi. Non è solo una questione di Torino, succede anche a Napoli e a Milano».
Un capolavoro di strategia politica che è poi culminato nell’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Radio Kiss Kiss Italia in cui ha invitato i tifosi napoletani a sostenere la propria squadra anziché sprecare energie a insultare gli avversari, e soprattutto ha dichiarato: «Se nelle prossime partite dovessimo essere insultati, chiederemmo di far rispettare il regolamento e di interromperle».
Di fronte al rischio che la foto di Ancelotti e la protesta contro il razzismo potessero finire, prima o poi, sui maggiori quotidiani internazionali, il presidente della Figc Gabriele Gravina, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il designatore arbitrale Nicola Rizzoli hanno finalmente deciso di cambiare atteggiamento e di dichiarare guerra ai cori razzisti.
Le parole del tecnico di Reggiolo, come quelle del Winston Churchill interpretato da Gary Oldman, hanno dunque «trasformato il carbone in diamanti» e la sua realpolitik, a differenza del giacobinismo di Sarri, ha già prodotto un risultato significativo nel mondo del calcio italiano.
(tratto da sito www.billynuzzolillo.it)