di Giancristiano Desiderio
I cittadini di Sant’Agata dei Goti e dintorni, organizzati in due comitati civici, hanno vinto la loro battaglia. Il pronto soccorso dell’ospedale è salvo. Ora tocca al ministero esprimersi: ma il cosiddetto governo del popolo può andare contro il volere del popolo? Dunque, il Psa è salvo. Bene. Benissimo. Ma allora perché ora non ci mettiamo intorno anche un bell’ospedale?
Il merito della salvezza del pronto soccorso è tutto dei cittadini, mentre il demerito per essere arrivati ad un soffio dalla perdita anche di un ultimo residuo di un ambulatorio attivo in grado di garantire un primo intervento e un ricovero ospedaliero è tutto della politica locale. In fondo, se Sant’Agata dei Goti – ma con Sant’Agata dei Goti si indicano un bel po’ di comuni della valle caudina e della valle telesina – ha rischiato di perdere per sempre ciò che resta del suo secolare ospedale i motivi sono soprattutto due: l’ospedale è un fantasma e la rappresentanza politica uno spettro. E’ con il connubio di queste due debolezze che in Regione hanno potuto procedere come un treno e ridisegnare la sanità nella provincia di Benevento in deroga ai criteri che sono stati adottati invece per le altre province di Caserta, Avellino, Salerno. Al momento di mettere mano al piano sanitario, la rappresentanza locale, da Mortaruolo a Valentino (quest’ultimo anche sindaco di Sant’Agata dei Goti) ha di fatto dato carta bianca al governatore e commissario sanitario Vincenzo De Luca.
Il piano sanitario, infatti, non è nato sotto un fungo ma da un’intesa che il Pd beneventano ha sottoscritto con il governatore De Luca. E’ vero che oggi il piano sanitario a Benevento è praticamente un orfano, non ha padri e non ha madri. Ma prima delle elezioni del marzo scorso, quando la preoccupazione era solo quella di arrivare a Roma, quel piano sanitario aveva molti padri e molte madri e l’idea del cosiddetto polo oncologico di eccellenza è stato annunciato più volte sia verbalmente sia per iscritto attraverso manifesti che i santagatesi ricordano bene. E’ soltanto dopo le elezioni che sono andate come sono andate che il piano sanitario è diventato orfano di padre e di madre e lo stesso Vincenzo De Luca è rimasto solo a difenderlo. E’ facile, troppo facile dire oggi che l’ex sindaco di Salerno è uno sceriffo, che è brutto sporco e cattivo, non guarda in faccia nessuno, non ci pensa due volte se deve chiudere un pronto soccorso e se tratta male anche il vescovo Battaglia reo di aver vinto la sua battaglia. Ma la vera “colpa” di De Luca qual è? Semplicemente quello di aver deciso un piano sanitario in accordo con il suo stesso partito ossia con il Pd di Benevento e di averlo difeso anche quando, dopo le elezioni, gli stessi rappresentanti del Pd si sono ritrovati scoperti, praticamente in mutande davanti alla protesta dei cittadini e non sapendo che pesci pigliare prima si sono barcamenati e poi hanno mollato De Luca fino a disconoscere quel piano sanitario che loro stessi avevano concordato con il governatore. Questa è la storiella che bisogna raccontare se si vuole capire come si è arrivati ad un passo dalla fine del pronto soccorso a Sant’Agata dei Goti. Ma non è l’unica storia.
C’è anche quella più spiccatamente sanitaria. Vale a dire quella in cui due ospedali, quello di Cerreto Sannita e di Sant’Agata dei Goti, si sarebbero dovuto fondere per dar vita ad un solo ospedale nella più centrale località santagatese di San Pietro. Purtroppo, dalla fusione di due ospedali, senz’altro già malandati, non è nato un grande e funzionante ospedale ma un fantasma. Lo sanno tutti. Lo sanno tutti coloro che hanno visitato almeno una volta l’ospedale a San Pietro: si sono ritrovati in una grande e bella struttura vuota, senz’anima, con pochi eroi al lavoro con il gusto della missione, mentre i visitatori hanno avuto la netta sensazione di trovarsi a vivere come nello storico sceneggiato I sopravvissuti che i più maturi ricorderanno di aver visto una vita fa sulla Rai.
Ecco, ciò che mette tuttora in pericolo il pronto soccorso è la inesistenza dell’ospedale e fino a quando a San Pietro non si avvierà in concreto una vera e attiva vita sanitaria il pronto soccorso sarà sempre sul chi va là. Chi scrive questa nota ha fatto in passato le sue belle battaglie in difesa dell’ospedale fantasma che hanno condotto alle battaglie di oggi.
I comitati civici che sono sorti non dovrebbero smobilitare perché, è vero, il pronto soccorso è salvo. Bene. Ma forse è arrivato il momento di costruirci intorno anche l’ospedale.