di Giancristiano Desiderio
Ci sono personaggi storici che attendono per anni, a volte per secoli, il loro autore, lo storico, il biografo che sappia, con amore e con ragione, farli vivere una seconda volta alla luce della verità. Accade più spesso di quanto non si immagini, non solo in quella che è chiamata a torto o a ragione “grande storia” ma anche nell’altra che è definita, certamente a torto, “storia minore” o “storia locale”. La vita di Achille Jacobelli – il Cavaliere Jacobelli – e la sua varia e dannata sfortuna storiografica sono un caso esemplare di questa “corrispondenza d’amorosi sensi” che diventa a volte la ricerca storica ed è, nei casi migliori, il pensiero storico. Dubbio non c’è che il Cavaliere, sulla cui memoria gravava come un marchio infame una orrida “leggenda nera” che lo incolpava di ogni nefandezza privata e pubblica, attendesse il suo autore e non c’è altrettanto dubbio che il suo biografo alla fine sia giunto nella persona dello studioso Ugo Simeone che con la sua opera ha ridato davvero non una seconda ma una terza vita ad Achille Jacobelli al cospetto della Storia riconoscendogli la sua degna umanità che, ormai, nessuno più gli potrà negare senza offendere la verità.
Entrambi – il personaggio e lo storico – sono di San Lupo ed entrambi hanno una dimensione umana e un valore d’opera che va oltre i confini del municipio e della provincia. Il nome del Cavaliere figura nei libri di storia fin dai tempi di Giacinto De Sivo e della sua Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861 che da subito, ancora in vita il sanlupese amico di Ferdinando II, si espresse negativamente sul “tristo Jacobelli” con un malcelato risentimento che, del resto, attraversa tutta l’opera dello storico di Maddaloni. Dopotutto, il valore della biografia scritta da Ugo Simeone – Achille Jacobelli. Il Cavaliere, ora uscita nella sua terza edizione con Natan – è quanto meno doppio: perché da un lato offre per la prima volta la vita faticosa di Jacobelli nella sua completezza e dall’altro, con un ricco lavoro filologico e storiografico, confuta e supera tutta una serie di pregiudizi, false letture, pigrizie ed errori accolti e ripetuti nei testi di storici e di pubblicisti di ieri e di oggi che, evidentemente, al momento di scrivere si sono limitati a trascrivere.
Il libro di Simeone su Achille Jacobelli ha la virtù che è propria dei migliori testi storici: ridefinisce il campo della ricerca e diventa esso stesso un modello o un riferimento al quale gli storici e gli autori seguenti dovranno necessariamente guardare se vorranno conservare la serietà della loro funzione. La vicenda biografica e imprenditoriale di Achille Jacobelli diventa particolarmente interessante per lo storico perché alla metà del XIX secolo la sua figura acquista suo malgrado – giacché l’uomo non aveva veri interessi politici – un rilievo pubblico ed i protagonisti del tempo, da una parte i liberali e dall’altra i borbonici, ora lo osteggiano, ora se lo contendono, e quando si sentono “traditi” o scavalcati non hanno remore nell’accusarlo e giocare sporco fino a dipingere il Cavaliere non solo come un approfittatore ma anche come un assassino.
La biografia di questo ricco e visionario borghese e la sua rappresentazione storiografica sembrano a tratti quasi uno scherzo della storia che si diverte prima, con il caso e la necessità, a causare drammi e lutti come, ad esempio, i fatti di Pontelandolfo dell’agosto di fuoco 1861, e poi a fornire una sorta di tappabuchi o di jolly o di capro espiatorio con cui far tornare i conti che non tornano e lavare le coscienze dei contemporanei di ieri e di oggi: ecco signori, Achille Jacobelli, è stato per tanto tempo tutto questo, una sorta di settebello della storia, la carta risolutiva giocata ora dai borbonici, ora dai liberali, ora dagli storici per cercare di nascondere, manomettere, fingere di sapere ciò che non si sapeva. Per tanto tempo si è visto in questo imprenditore dalle mille risorse umane prima che economiche un trasformista, un gattopardo, un doppiogiochista che ora sta con i Borbone e ora con i Piemontesi, ora con Cosimo Giordano e i briganti e ora con Giuseppe De Marco e i liberali, ora massacra gli uni e ora massacra gli altri e, infine, decide di distruggere due paesi, Casalduni e Pontelandolfo, e saccheggiarne uno.
Ebbene, tutto ciò, che finora è stato detto sulla base del sentito dire, non è più possibile ridirlo e riscriverlo perché il libro di Ugo Simeone ne ha dimostrato in modo definitivo la falsità. Il libro di Simeone sembra a tratti davvero un romanzo perché sono la vita e la morte di Achille Jacobelli ad essere state prima romanzesche e poi romanzate, mentre lo storico le restituisce alla loro vera dimensione facendo rivivere il Cavaliere per la terza volta. Il comune di San Lupo dovrebbe essere grato sia al Cavaliere sia al suo autore.
(Il libro di Ugo Simeone “Achille Jacobelli. Il Cavaliere” sarà presentato sabato 3 novembre alla 17,30 alla Biblioteca Comunale di via Pordenone a Telese Terme. Con l’autore ne discuteranno Giovanni Liverini, Rosario De Iulio, Giancristiano Desiderio, Antonietta Cutillo, Luciana Jacobelli)