di Giancristiano Desiderio
Chi è che dà al governo il potere di distruggere risparmi, imprese, lavori, famiglie, vite? Nessuno. Il potere del governo è per forza di cose limitato o non è legittimo. Fare debiti su debiti, facendo subito svalutare come prima conseguenza il valore dei titoli di Stato emessi per sostenere lo stesso debito, è illegittimo perché il disavanzo non è sostenibile. Una politica economica che elargisce denaro che non c’è è espressamente vietata dalla Costituzione e dall’articolo 81. Quello stesso articolo che nella sua versione originaria fu scritto da Luigi Einaudi di suo pugno e che dice con semplicità e onestà intellettuale – l’unica onestà possibile e, non a caso, ignorata da Luigi Di Maio e i grillini – che le spese devono sempre avere coperture. Eppure, per il governo del ministro della Paura (Salvini) e del ministro della Povertà (Di Maio) e del signor Zero (come Vittorio Feltri ha definito il premier Conte) questa politica di indebitamento insostenibile e anticostituzionale è non solo una tantum ma triennale.
Una volta messo fuori gioco il ministro Tria, i ministri del M5S si sono affacciati al balcone di Palazzo Chigi e, al cospetto di una Piazza Colonna vuota mai inquadrata da fotocamere e telecamere, hanno avviato lo sguaiato ballo del festeggiamento della manovra del popolo che i tassati contribuenti, che siano o no agevolati dal condono poco importa, sono già chiamati a pagare. Uno spettacolo circense che dice una sola cosa: il potere tracotante che abbiamo davanti non retrocederà né al cospetto di razionali argomentazioni economiche, né dinanzi alla bancarotta dei conti statali e del paese. Il governo che abbiamo davanti non è uno di quegli esecutivi che vanno in crisi o passano la mano se le cose vanno male; no, è invece uno speciale tipo di governo avventurista che di fronte allo sfascio generale da lui stesso provocato si appellerà alla mitologica “volontà generale” ed a un senso farsesco della nazione con cui le stesse libertà nazionali, frutto di sacrifici e di lavoro di generazioni, saranno oltraggiate e spazzate via con disprezzo accusando i governi passati di essere la causa di tutti i mali presenti.
Ci sono in giro intellettuali e giornalisti che piangono lacrime di coccodrillo sul latte versato. Dicono che non potevano immaginare che il populismo ossia la demagogia del M5S si sarebbe spinta così tanto da oltrepassare la linea d’ombra della bancarotta statale e portare l’Italia in Grecia, in Argentina, in Venezuela. Eppure, era già tutto scritto da molto tempo, fin dal voto del 2013 quando il movimento demagogico di Grillo e di Casaleggio esprimeva apertamente tutta la forza del suo antiparlamentarismo fino a dichiarare come primo obiettivo la fine della democrazia liberale. Ma se vi sono giornalisti che si battono il petto come pie donne – ad esempio la Lucia Annunziata, sempre così pronta a dare lezione agli altri, mentre le lezioni non si danno ma si prendono, diceva Pavese -, ci sono politici di sinistra come Fassina, Fratoianni, Emiliano che elogiano il governo e l’indebitamento contronatura e anticostituzionale perché a loro dire questo e non altro deve fare un esecutivo di sinistra (governato, alternativamente, da un demagogo di sinistra come il ministro della Povertà e da un demagogo di destra come il ministro della Paura).
Ho fatto l’esempio dei giornalisti – non pochi sono deputati e senatori – e dei politici che hanno amoreggiato e ancora corteggiano prima con i Cinque stelle e ora il governo del signor Zero, per rendere nel modo più chiaro possibile che non si è capito che la Paura e la Povertà non si fermeranno davanti a nulla perché hanno già messo in conto che se si dovesse verificare concretamente la bancarotta dello Stato e del Paese si appelleranno ancora una volta illegittimamente al popolo per ricostituire una fasulla sovranità nazionale e monetaria. Purtroppo, questo meccanismo con cui il sistema istituzionale è trasformato in un sistema della tracotanza è stato curato e coccolato dagli stessi Italiani e dalla loro cultura dell’individualismo statalista sempre alla ricerca di un partito e di un istituto salvifico a cui affidare l’impossibile governo della loro libertà e fallibilità. Non è un caso se le forze di opposizione – Forza Italia e Pd – sono come scimunite, rimaste impressionate sotto la botta, e nutrono la comoda speranza di un ritorno al passato in cui la Lega ritorni ad essere una leale alleata e il consenso elettorale dei grillini rifluisca a sinistra. Illusioni, solo illusioni che nascondo la necessità della grande politica in cui forze politiche che per anni si sono combattute, perfino demonizzate, si ritrovino a far fronte comune per difendere la democrazia liberale e, direi, la decenza.