di Giancristiano Desiderio
“Una grande chiavica”: così Vincenzo De Luca, l’ultimo leader meridionale del Pd, ha definito un documento dello stesso Pd del Sannio rivolgendosi direttamente e platealmente al segretario provinciale Carmine Valentino. Ammesso e non concesso che ci sia davvero qualcosa da aggiungere, cosa aggiungere? Chi è causa del suo male pianga se stesso. Il Pd locale, al netto del dramma tragicomico del partito nazionale e di ciò che ne avanza, ha fatto un ulteriore passo #avanti: se prima era dileggiato dagli avversari, ora è satireggiato dallo stesso governatore De Luca che, addirittura, ha mostrato dal palco di Telese di non infierire nei riguardi di un amico/nemico interno che si agita e fa ammuina come se fosse vivo e vegeto e non si accorge di esser morto. Ma se la caricatura di sé che il Pd offre a elettori, cittadini e pazienti – molto pazienti – è tutto sommato affare di lorsignori, non lo è per niente invece la sistematica distruzione della sanità locale che, ormai è evidente, è il risultato di una lotta interna di questo ex partito di governo.
Ho messo più volte sull’avviso il Pd con definizioni che sono diventate classiche e, ahimè, preveggenti: il partito del potere inutile. Così inutile per il Sannio che alla fine non è diventato dannoso solo per i sanniti ma anche per se stesso, tanto che la definizione da commedia dell’arte di Vincenzino De Luca – “una grande chiavica” – ricade su un’intera classe digerente che ha la grave colpa di non aver capito che la misura era colma. I tempi in politica sono importanti e un buon politico è senz’altro colui che sa quando è il momento giusto di entrare in scena e, ancor più, quando è arrivato il momento opportuno per uscire di scena. Se sbagli i tempi, proprio come nei canovacci della commedia dell’arte, ti arrivano fischi, pernacchie, pomodori. La dirigenza sannita del Pd avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni da molto tempo per aver condotto con polso fermo il partito a fare battaglie sbagliate e miseramente perdute, ma invece di uscire di scena con eleganza si è candidata con protervia e scarsissimo senso politico alle elezioni politiche uscendone schiacciata sotto il peso dei voti altrui e nonostante l’insuccesso più volte raggiunto a mani basse è rimasta come una sorta di spaventapasseri in un deserto campo di grano. Avrà capito che è arrivato il momento di dimettersi?
Se il presente, per dirla con il governatore, è una chiavica, il futuro appare sempre più fecale. Con il voto del 4 marzo non c’è stata nessuna sostituzione di una classe dirigente con un’altra classe dirigente, ma solo un terremoto che ha lasciato sul campo macerie e un risentimento così velenoso che non esita a massacrare l’avversario anche quando ormai è sconfitto e disarmato. Oggi le dimissioni della dirigenza provinciale del Pd servono esclusivamente per tentare di ridare un po’ di decoro allo stesso Pd: il rinnovamento politico e amministrativo passa necessariamente attraverso il rinnovamento degli uomini. Il Pd sarà sempre schiacciato dal risentimento sociale e sarà sotto scacco e sotto il tacco degli avversari fino a quando non avrà uomini nuovi. Le stesse vicende sanitarie, regionali e sannite, potranno avere una loro ricomposizione e un miglioramento solo se si farà finalmente chiarezza dentro il Pd. Questo è, ormai, chiaro come la luce del sole e come le parole chiarissime del governatore sulla politica sannita del suo partito: “Una grande chiavica”.