di Giancristiano Desiderio
Un giorno il sole non tramontò. Si levò dal suo letto, spuntò dietro le montagne e come ogni giorno, come da secoli, millenni, come dal tempo dei tempi, da sempre secondo gli uomini, si alzò in cielo. Lì rimase. Ma nessuno ci fece caso. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto far caso al sole in cielo? Però, quando poi avrebbe dovuto essere già sera e quasi notte, prima uno, poi due, poi tre, poi tutti si resero conto che era notte e sembrava giorno. Anzi, era notte e invece era giorno.
Dapprima, si gridò al miracolo. Una cosa del genere non si era mai vista né sentita ed era naturale che il pensiero volasse al soprannaturale. Il sole era fermo in cielo o così appariva; no, era la Terra che non gli girava più intorno e non ruotava su se stessa o così sembrava. Le leggi della fisica, vere da sempre anche se scoperte solo da qualche secolo, erano sospese o forse non funzionavano più o un dio le aveva revocate. Sia come sia, il sole era alto in cielo ed era mezzanotte. Nessuno dormiva, mentre in televisione i giornalisti erano alla ricerca di esperti, astronomi e astrofisici, che sulla scorta della loro esperienza e della loro scienza non sapevano cosa dire se non ciò che tutti vedevano coi loro occhi: era notte fonda e c’era il sole.
La notte, che non era mai arrivata, finì e iniziò un nuovo giorno, anche se il giorno precedente non era mai invecchiato né morto. Non c’era stato il passaggio, attraverso le tenebre notturne, da un giorno all’altro, come era sempre stato. Il giorno era infinito, come la luce che era ovunque sulla Terra.
Lo stupore lasciò il campo alla riflessione. Gli uomini pensarono che il giorno senza fine avrebbe risolto il problema della civiltà: la potenza energetica. Il sole fisso in cielo avrebbe alimentato senza interruzione i pannelli solari e la trasformazione di energia, senza più l’alternanza tra il giorno e la notte, avrebbe trasformato l’umanità facendola vivere come in un eterno presente. Il sole con la luce, senza ombra e senza dubbio, avrebbe dato la vita e con il calore avrebbe dato l’energia necessaria e sufficiente per far funzionare tutti gli ingranaggi e tutte le macchine inventate dagli uomini per vivere meglio. Il sole dell’avvenire era finalmente arrivato.
Qualche piccolo problema persisteva ma era più linguistico che reale. Gli uomini erano ancora abituati a dire buongiorno e buonasera e buonanotte ma in un mondo senza ombre e senza oscurità quelle parole di saluto ben augurante non avevano più senso. Ben presto il loro uso, più che abolito, decadde perché confondeva gli animi. Soprattutto la sera e la notte, che non erano più sera e notte, nessuno diceva più “buonasera” e “buonanotte” e nessuno diceva più “a domani” perché i giorni anche se passavano non finivano più, gli uomini avevano come l’impressione di vivere in un attimo senza fine e senz’altro erano in un giorno che non finiva più e li sfiniva. Anche le espressioni “che bel sole che c’è oggi”, “che bella giornata di sole” non avevano più ragione di essere perché il sole c’era sempre e quelle espressioni non si udirono più. Scomparvero o si estinsero come era scomparsa o si era estinta la notte.
Ormai era sempre luce a mezzanotte. Ci si coricava e ci si alzava con il sole. Una tempesta di luce inondava tutto e l’ombra, ormai rarissima, forse solo un miraggio, era diventata il bene più prezioso. Un tempo gli uomini identificavano il sole con il bene ma ora i valori erano cambiati: il sole era il malosole mentre l’oscurità, il buio, le tenebre erano il bene. La frase del Vangelo – “e gli uomini preferirono le tenebre piuttosto che la luce” – mutò senso e acquistò un significato positivo e di speranza.
La luce continua e senza riparo, anche a mezzanotte, rendeva trasparente il mondo. Tutto era visibile e sempre sotto gli occhi di tutti, non era più possibile rifugiarsi nell’ombra, non era più dato vivere nascosto, come voleva la saggezza antica, perché la luce giungeva ovunque, in ogni luogo e in ogni tempo. Il mondo era tutto luce, biancogiallo, abbagliante, e gli uomini erano alla disperata ricerca dell’ombra, dell’oscurità, della notte, dell’oblio.