di Giancristiano Desiderio
Ah, le competenze! Come sarebbe bello il mondo se coincidesse con le competenze ed i competenti lo governassero da mane a sera. Sarebbe armonioso e regolare come un orologio svizzero, così preciso, così ordinato, così sicuro e, alla fine, così tanto, tanto, tanto inutile e noioso. La verità è, insieme, più banale e più profonda: il mondo non sa che farsene delle umanissime competenze e va per la sua strada assegnando a ognuno di noi il suo posto dal quale ognuno amerà, odierà, penserà, lavorerà ora rispondendo, ora sottraendosi alla fortuna o al dio che gli agita il petto. Non mi si fraintenda, le competenze sono serie e importanti e ritenere che se ne possa fare a meno è da stolti ma, al contempo, sarebbe sciocco credere o sarebbe diabolico far credere – e ancor più diabolico fingere di credere – che la competenza governi il mondo fino a salvarlo e risanarlo e indichi a noi le norme vitali e morali alle quali attenersi come se si fosse in ascolto della Verità.
Tuttavia, non è proprio questa illusione, più o meno calcolata, ad essere il maggior pericolo per la serietà delle competenze? L’illusione, cioè, che vi sia una supercompetenza – chiamiamola così – che di volta in volta assume le fattezze del “governo dei competenti” o del “governo degli onesti” o del “governo dei cittadini” che come per incanto dovrebbe superare tutto il male del passato, quando al governo vi erano evidentemente gli incompetenti, i disonesti, i privilegiati, e instaurare uno stato ottimale e edenico. Questa illusione è il motore della politica e della storia italiana che alla fine non produce né il “governo dei competenti” né il”governo degli onesti” ed è il modo migliore per formare il “governo dei cretini” che è il governo più disonesto che ci sia. Il motivo è semplice: la politica creando illusioni e miti che sfuggono al controllo viene meno al suo specifico compito che è quello di mostrare sempre il limite delle competenze o dell’amministrazione delle cose. La nostra libertà, lo si voglia o no, dipende da questa consapevolezza. La politica è un modo per salvare le competenze e, allo stesso tempo, per mostrarne il limite. Quando questa universale particolarità della politica si smarrisce, accade che si alimenti e si diffonda il mito della competenza illimitata che ha come conseguenza l’avanzata dei cretini.
I cretini, infatti, per loro stupida intima natura non possono affermarsi da soli perché facendo del male gratuito a tutti, a sé e agli altri, si fanno riconoscere e si autoescludono. Se prevalgono, come di fatto prevalgono, significa che è all’interno della stessa cittadella politica che si è creata l’illusione dell’esistenza di un modo per colmare la distanza ineliminabile tra mondo e competenze, mondo e bisogni, mondo e desideri, mondo e forze. Infatti, la politica italiana – sia di destra sia di sinistra e perfino di centro – è sempre socialisteggiante e crea in modo sistematico l’illusione benevola e maligna che lo Stato debba intervenire nella società, nell’economia, nelle imprese, persino nelle vite e nelle fedi per rimediare ai mali del passato, quando governavano i nemici del popolo, e realizzare la società giusta, ora che governano gli amici del popolo. E’ per questo motivo che nella politica e nella società italiane non ci si chiede mai “Quanto si deve governare?” – che è la domanda fondamentale delle democrazie rappresentative (liberali) – ma sempre e solo “Chi deve governare?” – che è, invece, la domanda nazionale e socialista funzionale alla conquista del Palazzo da parte dei buoni, dei migliori, dei competenti, degli onesti e via scendendo scendendo fino ad arrivare ai cretini.
Una volta nel mondo politico italiano, che ha sempre avuto un primato culturale socialista poi comunista, esisteva la capacità di agitare il mito dello stato ottimo massimo ma, al contempo, il mito era bilanciato da una robusta dose di realismo: è questa, ad esempio, la radice politica della “doppiezza” togliattiana, poi sostituita dalla “questione morale” berlingueriana. Di questo mondo oggi non resta niente, se non il mito privo di realismo – “noi siamo diversi” con gli dèi che ridono – che alimentando senza soluzione di continuità l’illusione di un ottimo ed etico potere sovrano illimitato ha aperto la strada del cimento politico alla stupidità umana.