di Giancristiano Desiderio
Lo so, siamo un popolo di santi, poeti, navigatori e di costituzionalisti e di cialtroni. Il presidente della Repubblica ha esercitato semplicemente le sue prerogative, come in passato hanno fatto i suoi predecessori, e ha dato tanto a Salvini quanto a Di Maio tutte le concrete possibilità di formare il governo. Lo sappiamo tutti. Noi e il mondo intero. Ma i perdenti di successo – leghisti e grillini – ci vengono a raccontare una storia ipocrita che si appella a questa o quella norma per sostenere ciò che cercano di sostenere tutti coloro che mentono pur di non ammettere la propria incapacità o il proprio calcolo: non ci hanno lasciato governare.
Si tratta di una recita – sì, teatro – che si rivolge a chi o recita a sua volta o è rimasto deluso dalle sue stesse illusioni. A questa recita è necessario contrapporre i semplici fatti. Infatti, dopo tutte le interpretazioni possibili e impossibili del testo costituzionale, resta un nocciolo duro inequivocabile: il fatto politico. E il fatto politico è che Salvini e Di Maio non sono riusciti o non hanno voluto fare il governo. Questo è il cuore. Il resto è propaganda.
Propaganda è, ad esempio, la reazione scomposta del leaderino grillino che, trovatosi con un pugno di mosche in mano e gabbato dal suo stesso firmatario di contratto, a tarda sera si è messo a telefonare alle trasmissioni televisive nel tentativo disperato di parlare direttamente agli italiani e dire loro che il presidente della Repubblica è un traditore che va messo in stato d’accusa. Il poverino crede che Sergio Mattarella sia uno dei suoi deputati con vincolo di mandato che se si permettono di pensare liberamente sono espulsi e additati come voltagabbana. Una pagliacciata alla quale si è accodata Giorgia Meloni che ha perso la decisiva occasione per affermare una destra non populista e non demagogica.
Il tradimento è stato fatto dalla Lega e dal M5S e dovrebbero essere gli elettori a mettere grillini e leghisti in stato d’accusa visto che si sono candidati per governare l’Italia e arrivati al momento di farlo non hanno fatto il governo.
Ora, finalmente si è fatta chiarezza e sappiamo chi vuole cosa. Ma vivremo mesi orribili in cui bisognerà mettere persino in conto lacerazioni private, intime. Ci saranno falsità che si sommeranno alle falsità e all’ignoranza si sommerà l’ignoranza. Bisogna resistere e avere pazienza, sacrificarsi. Lavorare con tenacia smontando punto su punto i sofismi che sono il frutto della sintesi del falso e dell’ignoranza.
Il sofisma e la libertà è il titolo di un bellissimo libro di Raffaello Franchini che ora mi sovviene. Il sofisma più pericoloso, che è alla base della richiesta di alto tradimento, è la storia della “volontà popolare”. Chi si appella in modo maldestro ma calcolato alla “volontà popolare” vuole creare in modo artificioso una contrapposizione tra elettori ed istituzioni (o massa ed élite, come si è preso a dire). Allora, bisogna dire che la “volontà popolare” non esiste perché è una finzione giuridica che acquista senso reale solo – come dice l’articolo numero 1 – “nei limiti della Costituzione”. La “volontà popolare” gridata e usata dai capipopolo mira a usare il popolo ed a sottometterlo.
E’ persino mortificante ricordare tali ovvietà ma, purtroppo, a questo siamo. La Costituzione – ma si può scrivere tranquillamente anche così: una costituzione – non è banalmente un insieme di regole ma è il limite che noi riconosciamo a noi stessi per tutelare la nostra e l’altrui libertà. Costituzione significa che la condizione umana è costitutivamente limitata e grazie a questo limite riconosciuto è libera. La costituzione è una forma di autocoscienza. La costituzione, contrariamente a quanto si immagina, non limita prima di tutto il potere ma limita prima di tutto la conoscenza. E’ come se dicesse: dal momento che non sappiamo tutto, non possiamo tutto.
I sostenitori della “volontà popolare”, invece – sia i calcolatori sia quelli in buonafede – credono che la “volontà popolare” può tutto perché sa tutto ed è legittimata a fare tutto in nome e per conto del popolo sovrano. E’ un evidente sofisma che spaccia per vero ciò che è falso, per reale ciò che è finto: il popolo è sovrano solo “nei limiti della Costituzione” che così rende praticabile e responsabile la nostra libertà traendoci fuori da quella guerra di tutti contro tutti di cui abbiamo visto un’anticipazione la scorsa notte.
Tutte queste cose e altre ancora bisognerà dirle con pazienza, con santa pazienza, e bisognerà richiamare alle loro responsabilità tanti intellettuali – professori, giornalisti, professionisti, politici – che per loro vanità o per basso rancore hanno accarezzato la bestia per il verso del pelo mettendo in pericolo il bene più alto che è la libertà, la libertà di pensare, di scegliere, di sbagliare. Questo è il più alto tradimento dal quale bisogna guardarsi: il peccato contro lo Spirito (sì, con la maiuscola).