Con le bollicine, che montano brillanti nei calici, salgono anche i profitti. Le statistiche del mercato internazionale del vino sono chiare: le esportazioni di vini spumanti hanno registrato nel 2017 un incremento a doppia cifra sia in termini di volumi (+14%) che in termini di fatturato (+11%). Il fatturato complessivo dei vini spumanti italiani all’estero è stato pari, sempre per il 2017, a 1.359 milioni di euro.
Lungimirante, dunque, l’azione del Consorzio Sannio Tutela Vini che da anni spinge con forza sul pedale della promozione della Falanghina spumante, approfittando anche delle straordinarie caratteristiche di versatilità del vitigno e della sua inimitabile caratteristica freschezza, base essenziale per la produzione di spumanti di qualità.
Il mercato degli spumanti fa gola e la concorrenza tende ad accentuarsi.
Il Prosecco, vino spumante a denominazione di origine prodotto in Veneto a partire da uve Glera, è il signore assoluto delle bollicine, rappresentando il 59% delle esportazioni complessive di vini spumanti, percentuale che sfiora il 70% se si considerano i soli vini spumanti a denominazione di origine che rappresentano l’85% delle esportazioni complessive.
Questo successo è consentito non solo dalla bravura dei produttori, ma anche da pratiche che stanno realizzando un vero attentato alla biodiversità e da un contesto politico di favore. I vigneti di Glera stanno invadendo ogni angolo vitabile del territorio Veneto, infatti, e la Regione Veneto ha consentito la sperimentazione e l’utilizzo di barbatelle geneticamente modificate per resistere ad alcuni parassiti e alle malattie funginee. L’utilizzo di queste piante, chiaramente, si traduce in minori costi di produzione, laddove si rendono necessari meno trattamenti antiparassitari e nella possibilità di estendere le coltivazioni in aree dalle caratteristiche geomorfologiche normalmente non adatte alla viticoltura proprio perché caratterizzate da microclimi favorevoli alle malattie delle piante.
Non è un caso che il Prosecco si presenti sul mercato internazione con un prezzo medio di € 3,90 al litro, contro i 4,17 euro/litro degli altri spumanti DOP, tra i quali oltre alla Falanghina, ricordiamolo, ci sono l’Asti (che con il 9% copre la fetta più grande delle esportazioni dopo il Prosecco), il Franciacorta e il Trento Doc.
Ebbene, nonostante la posizione dominante i produttori veneti ci copiano. All’ultimo Vinitaly, chiusosi mercoledì scorso, il Consorzio Produttori di Prosecco, come riportato da un condiscendente pezzo apparso sul portare di informazione nazionale Repubblica.it a firma della brava Eleonora Cozzella, hanno presentato un progetto per una carta del Prosecco, nelle varie formulazioni frizzante o spumante, demi-sec, dry, extradry, brut, da abbinare alle pizze di Guglielmo Vuolo, straordinario pizzaiolo trasferitosi da poco da Eccellenze Campane a Verona.
Nulla di nuovo anche se spacciato per nuovo. I produttori sanniti tre anni fa, nel marzo 2015, hanno iniziato una campagna forte, penetrante e vivace sull’abbinamento Pizza & Falanghina, chiamando Gino Sorbillo a far da testimonial d’eccezione. Chi ha riportato con toni enfatici l’iniziativa dei prosecchisti ha un po’ superficialmente evitato di ricordare che l’abbinamento pizza/spumante non è nuovo e che a “sdoganare una nuova consapevolezza tra gli amanti della pizza” non saranno certo i veneti, come pretenderebbe di sostenere il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc e come riporta acriticamente Repubblica, avendovi già provveduto i produttori sanniti di Falanghina spumante.
Giusto poco prima che il Consorzio Sannio Tutela Vini presentasse la sua prima iniziativa su Pizza & Falanghina, inoltre, Eric Asimov dalle colonne del New York Times, nella sua rubrica “Dining & Wine”, proponeva l’abbinamento pizza e bollicine e tra di esse indicava la Falanghina e non certo il Prosecco.
Se di primo acchito la copia dei veneti suscita irritazione, a ben vedere essa corrobora la azione strategica intrapresa dal Sannio attraverso il Consorzio, confermandone indirettamente giustezza e efficacia.
Resta a nostro avviso la necessità che tutti gli attori del territorio condividano la strategia dei produttori e li accompagnino con una consapevolezza che forse ancora manca.
Lanciamo, così, da queste colonne un appello alle pizzerie sannite affinché si facciano promotrici dell’abbinamento Pizza&Falanghina con proposte specifiche nei menù. Nella cognizione dei consumatori sanniti e nella percezione di turisti e forestieri deve fissarsi il binomio che da tre anni il Consorzio dei produttori porta in giro per l’Italia e nel mondo.
La protervia Veneta e certi articoli acquiescenti pure meritavano qualche puntualizzazione. Ci scuseranno i lettori, dunque, se per una volta nella pagina delle Vite di Gusto hanno trovato più numeri che uomini. Sono però tutti gli uomini che lavorano con lucidità, sacrificio, intelligenza e sapienza per affermare il Sannio vitivinicolo a meritare uno spazio di giustizia.