di Giancristiano Desiderio
La vera democrazia è diretta o rappresentativa? Davide Casaleggio non ha dubbi. Solo la democrazia diretta è vera democrazia, mentre la democrazia rappresentativa appartiene al vecchio ordine liberale che si basa sul voto degli elettori e sulla rappresentanza degli eletti. Questo sistema, che è ancora attuale in Italia e che è di tutte le democrazie occidentali, secondo il figlio di Gianroberto, è moribondo. Il M5S – del quale Casaleggio gestisce la piattaforma Rousseau – è naturalmente non solo favorevole alla democrazia a partecipazione diretta ma è anche diretta espressione dell’ “azione diretta” della “volontà generale” del popolo o degli elettori o degli utenti o di un’altra totalizzante rappresentanza non meglio identificata. Il presidente dell’Associazione Rousseau ritiene che questo sia il futuro e gli si può anche credere perché, come accaduto in passato, ogni volta che un ordine liberale cede, ecco che avanza il mito della volontà generale e della connessa democrazia diretta che dalla Rivoluzione francese in poi altro non sono che dittature e tirannie mascherate da democrazie.
La democrazia o è rappresentativa o non è. E lo è non per un capriccio o un arbitrio o un sopruso o un inganno ma per sua intima natura che può essere facilmente compresa se si presta un minimo di attenzione a due fatti specifici. Il primo: gli elettori non possono che votare una rappresentanza di se stessi dal momento che una rappresentanza totale è l’impossibile duplicato del corpo elettorale. Il secondo: il Parlamento, dove si svolge il lavoro della rappresentanza, è un organo di controllo che postula il governo limitato dal momento che nessun soggetto politico-istituzionale ossia pratico può né legiferare né governare in nome e per conto della verità, della volontà generale o di Dio. Ogni Stato, lo si voglia o no, si porta dietro un problema di natura filosofica: chi governa non sa tutto, dunque, non può tutto.
Purtroppo, questa cultura liberale, che è il fondamento della nostra libertà e anche del nostro benessere, è – per dirlo con Casaleggio – data per moribonda. Non escludo che lo sia, tutt’altro; ma non è un buon motivo per ucciderla, semmai è un valido motivo per rianimarla. Fino a quando avrò forza la difenderò perché qui è il mio posto.
I partiti politici tradizionali sono moribondi non perché il M5S è vivo e vegeto ma perché loro stessi hanno cavalcato idee demagogiche e illiberali che alla fine hanno trovato mezzi e interpreti migliori. Esistono due tipi di demagoghi: il demagogo consapevole e il demagogo inconsapevole. Il primo sa maneggiare con cura i miti che la vita democratica inevitabilmente si porta in grembo – il suffragio universale, la volontà generale, la sovranità popolare – e così al momento opportuno, cioè nella pratica azione politica, fa prevalere o per virtù propria o per virtù imposta quella risoluzione di riforma che evita la rivoluzione e previene la reazione garantendo un ampliamento della libertà a beneficio di tutti. Il secondo, invece, agita i miti della democrazia non sapendo che sono miti ma credendo che siano verità e realtà e così egli stesso si presenta come il loro autentico interprete e agendo in nome e per conto della volontà generale o della sovranità popolare agita al cospetto delle istituzioni e degli elettori i fantasmi che ha in testa e si muovono in petto fino a quando i fantasmi non prendono davvero corpo in azioni tumultuose in cui lo stesso demagogo è fatto fuori – a volte ghigliottinato – da altri demagoghi che interpretano meglio la signora democrazia diretta.
La cultura politica italiana ha sempre avuto al suo interno i miti e i fantasmi della democrazia diretta sotto forma di rivoluzione e ha sempre avuto demagoghi ora consapevoli e ora inconsapevoli che dovevano fare i conti con la collocazione occidentale dell’Italia. In fondo, la democrazia italiana è stata una democrazia rappresentativa perché per lungo tempo è stata una democrazia a sovranità limitata. E’ solo l’ennesimo paradosso della nostra storia nazionale che, però, ha un facile riscontro proprio nella situazione contemporanea in cui ritrovandoci in una, per così dire, sovranità illimitata (per quanto vincolata fortunatamente all’Europa) vediamo in pericolo proprio la democrazia con l’agitazione del mito rivoluzionario che è il fratello gemello della reazione.