di Giancristiano Desiderio
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio perché gli elettori del Sannio senza dir niente hanno trovato il coraggio di mandare a casa la classe politica fallimentare del partito del potere inutile: il Pd. Con l’orgoglio ferito di chi poi si ribella, come un’amante tradita che quando si arrabbia è ancora più bella, la dormiente del Sannio si è svegliata dal suo sonno quasi eterno e con un atto di rancorosa rivolta della sua anima brigante ha premiato il movimento delle stelle che a questo punto non sono più come le stelle di Cronin che, si sa, stanno a guardare. E così su due piedi il Pd e tutto ciò che restava dell’arco costituzionale locale da destra a sinistra è stato liquidato, senza neanche essere stato vittima di un bilancio sbagliato. Il popolo sannita ha lasciato i suoi antichi amori con i quali ha praticato ogni piacevole perversione e oggi, anche se i suoi amanti si sentono traditi, il suo voto vale, eccome se vale.
Non serve un raffinato giudizio politico per capire cosa è accaduto nel Sannio che è una sorta di Sud nel Sud: i sanniti stanchi moralmente, sfiniti economicamente, provati fisicamente dalla crisi senza fine hanno rovesciato la loro rabbia sulla classe di governo tanto potentemente inutile quanto boriosamente arrogante e hanno riversato sulle Cinque Stelle un mare di consenso. Non è semplicemente la vittoria dei dilettanti allo sbaraglio. E’ soprattutto la sconfitta dei finti statisti e dei falsi padreterni di governo che si son messi sotto i piedi non solo le amministrazioni locali e gli uffici pubblici chiudendo ospedali pubblici e ostentando ricchezza privata ma anche quel comune sentimento della verità che quando è schiacciato oltre il senso della decenza fino a toccare la sofferenza si ribalta come la più classica delle nemesi storiche vendicando oscenità, soprusi e stupidaggini. Il Pd, come punta più avanzata del Grande Partito Inutile del Sannio che raccoglie il meglio del peggio, è in pratica vittima di se stesso e della boria che ha sempre espresso anche dopo le ripetute sconfitte elettorali e referendarie. Ora tocca fare ciò che se fosse stato fatto prima avrebbe evitato la scena penosa del momento: dimettersi.
Il voto del Sannio ha portato le Stelle alle stelle affidando loro un consenso che non ha mai avuto, forse, neanche la Democrazia cristiana. Non è una tornata elettorale. E’ un terremoto. E’ la Storia che si diverte a fare le capriole. E in questo stravolgimento di fatti, forze e sentimenti ci sono dei vincitori che fino a qualche ora fa non solo erano, per la scena politica, dei perfetti sconosciuti ma degli uomini e delle donne che prima della campagna elettorale conducevano la loro vita di sempre, fatta di lavoro e difficoltà come le vite di ognuno di noi, e ora si ritrovano ad essere una cosa strana e astratta come la “classe di governo”. Cosa bisogna attendersi? Signori, anzi, signore Danila De Lucia, Angela Ianaro, Sabrina Ricciardi prima di tutto umiltà e buon senso e quel senso della realtà che i dinosauri e i padreterni avevano ampiamente dimostrato di aver smarrito. Tuttavia, il problema della rivolta del Sannio non è da vedersi negli eletti ma negli elettori. Se il senso del voto è la palingenesi allora saranno delusi. Se invece il senso del voto è l’emancipazione e l’uscita dalla minorità rispetto alla politica, che è sempre da imputare a se stessi, allora non solo non saranno delusi ma il Sannio, oltre ad un senso di liberazione, avrà fatto un passo avanti.
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