di Giancristiano Desiderio
Quando ero ragazzo imperava la Democrazia cristiana e il politico sannita di punta era Clemente Mastella. Ora che ho cinquanta primavere sulle spalle Mastella è sindaco di Benevento e la moglie, Sandra Lonardo, è candidata al Senato per il centrodestra e soprattutto per Silvio Berlusconi e con ogni probabilità sarà eletta a Palazzo Madama. Ma, allora, non è cambiato niente? Non è vero: è la triste abitudine a interpretare i fatti e l’Italia con l’unico registro della politica che fa dire che non è cambiato niente. In realtà, è cambiato tutto.
Il ritorno dei Mastella sulla scena politica è visto, soprattutto a sinistra, come il classico trasformismo delle classi dirigenti meridionali. Invece, si tratta di un risarcimento o di quella nemesi storica che accade quando l’avversario non è battuto sul campo con le armi della politica ma in tribunale con le armi del codice penale. Il giustizialismo è il filo rosso della cosiddetta Seconda repubblica con cui la sinistra ha pensato di eliminare l’avversario – trasformandolo in nemico della democrazia e della civiltà – ma alla fine ha ottenuto l’effetto contrario: ha eliminato se stessa. Come Berlusconi è ritornato in politica dopo essere stato estromesso per via giudiziaria dal Parlamento, così Sandra Lonardo è nuovamente sulla scena dopo essere stata allontanata dalla politica in modo forzoso ricorrendo alla carcerazione preventiva degli arresti domiciliari. Ecco perché a volere la candidatura della “moglie di Mastella” – che in questo caso è, invece, la candidata Lonardo – è stato lo stesso Berlusconi. Lo si voglia o no, piaccia o no, questa bella strega beneventana, anzi di Ceppaloni – sannita e un po’ americana – è una vittima del giustizialismo. Per questo motivo la voterò.
La coscienza morale degli Italiani ha preso la forma di una procura. La furia giustizialista non ha risparmiato neanche il ministro della Giustizia del governo della sinistra – Prodi a palazzo Chigi – e così Mastella nel 2008 è diventato il nuovo ministro della malavita, secondo la definizione classica che Salvemini diede di Giolitti. Questa storia tragicomica – perché anche Mastella sorride per l’accostamento con Giolitti – fa parte del nostro recente passato e davvero muove insieme al riso e al pianto. Dieci anni dopo la storia è una nemesi.
Il giustizialismo vuole che l’avversario sia un nemico e il nemico va trasformato in un imputato e così, gravato di accuse, reati e soprattutto sospetti, deve essere giustiziato; se non in tribunale, dove magari un domani sarà assolto per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste, almeno sulla pubblica piazza in cui elettorato ed umanità possono essere divisi in onesti e disonesti, civili e incivili, puri e impuri. Questa logica, tipica dei regimi autoritari, è aberrante ma diventa ridicola se si passa da un piano nazionale a un piano provinciale dove tutti conoscono tutti e ognuno conosce di ognuno virtù e vizi, meriti e demeriti, corsi e ricorsi. La democrazia cristiana dei tempi della mia giovinezza è stata rimpiazzata dalla democrazia dei democratici che si sono rivelati, soprattutto nel Sannio, un rimedio peggiore del male. Succede quando i moralizzatori vanno al governo.
Nei confronti di Sandra Lonardo ascolto pregiudizi che sono alibi, leggo giudizi sommari che sanno di risentimento e, insomma, sento alimentare sottovoce il venticello della calunnia che la trasforma in Bellezza Orsini per processarla con l’accusa di stregoneria perché – si dice – è impossibile che sia ancora qua. Invece no, è fin troppo possibile e Bellezza/Sandra ha imparato a difendersi ed a trasformare le accuse in incantesimi. Sarà sempre così, anche con altri avversari, fino a quando non sarà allontanata la tentazione giacobina di accusare gli altri di ogni maleficio per nascondere un’umana, troppo umana invidia.
(Con questo articolo completo le dichiarazioni di voto, disgiunto. E’ abitudine di Sanniopress, anche andando incontro a qualche incomprensione e qualche disappunto, dire per chi si voterà. Naturalmente, siccome il voto è personale, le mie dichiarazioni impegnano solo me e sono un esercizio di libertà e critica che, come nostro costume, non verrà meno né prima né dopo il voto).