di Giancristiano Desiderio
Il Benevento è saldamente ultimo in classifica a zero punti. Il suo primato è oggettivamente inviolabile. Nessuna squadra, anche se volesse, può rubargli il record che non ha eguali al mondo. Tredici sconfitte su tredici partite. Sei gol segnati e trentatré subiti. Non poche partite sono state perse nei minuti di recupero: Torino, Cagliari, Sassuolo. L’allenatore Roberto De Zerbi, che ha preso il posto di Marco Baroni, aveva individuato la partita in casa con il Sassuolo come il vero inizio del campionato ma al 94’ è arrivato il gol di Peluso che ha tolto al Benevento quell’unico punto che credeva di avere già in tasca. Una maledizione? Può darsi. Però, a questo punto è necessario porsi la domanda fondamentale: il Benevento riuscirà a vincere o a pareggiare oppure resterà fino alla fine del sogno della serie A con zero punti? Se dovesse accadere – per come stanno le cose ora non lo si può escludere – sarebbe non un record ma un’impresa così unica e straordinaria che consegnerebbe il Benevento direttamente alla Storia.
Può darsi che i giocatori del Benevento, presi dallo sconforto e dalle vertigini, stiano accarezzando l’idea della catastrofe come via spericolata per l’immortalità. Se non è possibile schiodarsi da quello zero in classifica, allora, perché non trasformarlo in uno Zero Assoluto che avrebbe la forza magica di oscurare ogni altra impresa? Nella storia antica – evitiamo di fare esempi a noi vicini e tragici – c’è chi compì un’azione impensabile per essere ricordato per sempre: Erostrato. Chi era costui? Un pastore greco di Efeso che il 21 luglio del 356 a.C. – il giorno in cui vide la luce Alessandro Magno – incendiò una delle sette meraviglie del mondo: il tempio di Artemide. I suoi concittadini lo condannarono non solo a morte ma anche all’oblio vietando che fosse ricordato il suo nome e, tuttavia, la sua impresa fu così folle e fuori dall’ordinario che il suo nome è giunto fino a noi e sta a significare che colui che ricerca l’immortalità è disposto a tutto, persino alla distruzione totale, pur di diventare nominalmente immortale.
E’ tutto uno scherzo? Chissà. L’allenatore del Liverpool, Bill Shankly, una volta disse: Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. E’ molto, molto di più”. Questa storia tragicomica del Benevento lo dimostra.
Siamo sicuri che la squadra di Ciciretti vuole vincere e siamo certi che nessuno, capovolgendo il mondo, crede che la sconfitta sia la vittoria e la vittoria sia la sconfitta. Però, quello zero in classifica dopo tredici partite non è più un numero ma il niente che annulla tutto, anche i gol (ma non quelli avversari). Così, forse, una specie di erostratismo, sotto forma di ansia da prestazione per combinare qualcosa di buono che inevitabilmente si converte nel suo contrario, è possibile che serpeggi nei petti, nelle teste e nelle gambe dei calciatori beneventani, da Brignoli ad Armenteros. Come se col Benevento, nel ruolo di regista, giocasse anche uno straniero di nome Erostrato.
tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 23 novembre 2017