Il 23 novembre prossimo venturo si terrà al Tribunale di Napoli, alla sezione numero 1 della Corte di Appello, il processo riguardante il concorso per la nomina a Comandante della Polizia Municipale di Sant’Agata dei Goti. Gli imputati del procedimento penale sono molti amministratori del municipio santagatese e, tra questi, il sindaco Carmine Valentino (attuale segretario provinciale del Pd), il vicesindaco Giovannina Piccoli, gli assessori Marco Razzano ed Oreste Viola e anche lo stesso Comandante dei vigili urbani Vincenzo Iannotta. Il reato imputato è l’abuso di ufficio.
Il Tribunale di Benevento con la sentenza del 10 dicembre 2013 aveva assolto gli imputati dall’accusa. Qualche mese dopo, però, a fare appello fu il sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, Adalgisa Rinaldo. Sono passati tre anni e si pensava ad una prescrizione del reato, invece il 23 novembre ci sarà l’udienza d’appello.
I motivi dell’impugnazione della sentenza da parte del sostituto procuratore generale riguardano la “inosservanza ed erronea applicazione della legge penale (articolo 192 del c.p.p. in relazione all’articolo 323 del c.p.)”. Agli imputati è contestato “di aver, in violazione dell’art. 97 della Costituzione, dell’art. 25 del Regolamento di Polizia Municipale e del d.lvo 150/09, arbitrariamente riservato la partecipazione al concorso per la nomina a Comandante della Polizia Municipale unicamente al personale interno, adottando in tal modo il criterio della progressione verticale, senza concorso pubblico esterno accessibile a tutti i soggetti in possesso dei requisiti di legge, allo scopo di favorire Iannotta Vincenzo, già in servizio presso la Polizia Municipale del Comune di Sant’Agata dei Goti, che risultava vincitore del concorso”.
Il Tribunale di Benevento – si legge ancora nella dichiarazione di appello del sostituto procuratore generale di Napoli – “ritenendo non applicabile alla fattispecie la normativa prevista dall’art. 4 del citato decreto legislativo, escludeva la configurabilità del delitto di abuso contestato”. Infatti, “secondo il giudice di prime cure, in base all’art. 31 commi 1 – 4 del decreto legislativo 150/09, gli Enti Locali e le Regioni avevano l’obbligo di adeguare i propri ordinamenti ai principi stabiliti dall’art. 24 dello stesso decreto rubricato ‘progressioni in carriera’ entro il 31 dicembre 2010”. Pertanto, “nelle more dell’adeguamento, non sarebbe stato operante l’art. 24 del citato decreto, che riserva la copertura, per pubblici concorsi, del 50 % dei posti disponibili nella pianta organica”.
Secondo il sostituto procuratore generale Adalgisa Rinardo “l’interpretazione della normativa” data dal Tribunale di Benevento “è palesemente erronea”.
Infatti, il Tribunale di Benevento “trascura di considerare che, nelle more dell’adeguamento di cui al citato art. 31, era prevista l’applicabilità della normativa esistente in materia ed, ossia, l’art. 25 del Regolamento di Polizia Municipale che, con riferimento alla progressioni in carriera verticale, sancisce il divieto di concorsi interni”.
Dunque – afferma ancora la dichiarazione di appello -, “gli imputati hanno svolto le proprie funzioni in violazione di una norma regolamentare con l’effetto diretto di accrescere la situazione giuridica soggettiva di Iannotti Vincenzo, in tal modo procurandogli l’ingiusto profitto, richiesto per la sussistenza del delitto di abuso contestato”.
Per questi motivi il sostituto procuratore generale “chiede che la Corte di Appello, in riforma della sentenza impugnata, affermi la responsabilità penale degli imputati, in ordine al delitto di abuso di ufficio e li condanni alla pena che sarà richiesta dal PG di udienza”.
Il 23 novembre ad esprimersi nel merito di questi fatti saranno tre giudici: Rosa Romano, Amalia Taddeo e Fortunata Volpe.