Il vignaiolo sostiene che le marchette con la stampa specializzata, i blog e le guide non servono più a vendere il vino. La notizia è riportata da siti e blog diretti e coordinati da noti marchettari, personaggi maneggiano e magheggiano campagne di comunicazione di consorzi, cantine, denominazioni, classifiche, guide, giornali e riviste.
Il giornalista, blogger, agente della comunicazione, organizzatore di eventi scrive che è ora di finirla con l’enfasi sulla pizza perché le osterie, custodi della grandezza della cucina italiana, si sono ridotte a pizzerie e sono in via di estinzione i menu a base di piatti della tradizione di cui, così, si perderà traccia e memoria.
Il tempo di arrivare a leggere l’ultima parola dell’edificante avvertimento e sul telefonino lampeggia un messaggio dello stesso collega: ti aspetto domani sera per la serata “Pizza e alluce valgo, i benefici della margherita del pizzaiolo Marco Tuttosso. Intervento del dottor Ostilio Storto, ortopedico (manco a dirlo)”.
La schizofrenia, insomma, regna sovrana nel fantasmagorico mondo del giornalismo e della comunicazione enogastronomica italica e spinge a cercar notizie interessanti fuori dallo spazio aereo patrio.
Oltre il 20% della popolazione USA vive in Stati in cui è ammesso l’uso ricreativo della marijuana e questo ha creato un mercato che vale circa 7 miliardi di dollari. Un grande business, insomma, in cui l’industria non si è limitata alla mera distribuzione di erba da fumare ma ha innovato le forme attraverso cui essa può essere utilizzata, realizzandone addirittura formulazioni edibili.
Laurie Woolf dopo gli studi al Culinary Institute of America e numerose esperienze nei ristoranti trendy dell’East Side Manhattan, si è trasferita in Oregon, Stato in cui la marijuana è legalizzata anche per uso ricreativo. Ai tempi del liceo i genitori furono richiamati dal preside per il sospetto che Laurie fumasse cannabis, ne seguirono pesanti reprimende. La vecchia esperienza è tornata, infine, utile a Laurie che ha coniugato studi e peccati di gioventù, iniziando ad elaborare pietanze “cannabisizzate”. I primi successi hanno fatto si che tutta la famiglia fosse coinvolta nel nuovo business. Oggi qualcuno parla ironicamente di Cartello dei Wolf, visto che l loro attività si estendono dalla pubblicazione di libri di ricette, a rubriche giornalistiche, alla produzione e commercializzazione di “brownies”, dolcetti confezionati per un consumo veloce, una botta di sollievo durante le giornate stressanti, quasi come una mezza bottiglia di vino.
La videoricetta della crema di pollo anche detta Mama Leone’s soup è una delle più visitate della rubrica che Laurie tiene per il Denver Post. In un intervista rilasciata al New Yorker, Laurie dice che la sfida più grande è lasciare che le pietanze conservino il proprio sapore, atteso che quello della cannabis non è gradevolissimo.
Il consumo di questi alimenti, certo, non è proprio assimilabile a quello delle brioscine. Occorre attenzione. Un comico statunitense, Bill Dixon, in merito ha scritto che mangiando erba edibile la successione della discussione è più o meno questa: 1) nessun effetto, 2) nessun effetto, 3) ancora nessun effetto, 4) nessun effetto, 5) per favore portatemi al pronto soccorso.
Come per gli alcolici dosaggio e quantità consumata fanno la differenza e come per il vino c’è chi pensa di mettere su un programma per sommelier della cannabis, per esser in grado di giudicarne la qualità. In effetti, le analisi riportate sul New Yorker inducono a ritenere che il futuro di questo settore seguirà le medesime vie di quello del vino: da un lato produzioni che enfatizzano la qualità, la ricercatezza e l’attenzione all’ambiente, dall’altro la grande industria con le produzioni per la grande distribuzione.
Attualmente negli USA le produzioni che spaziano dal salmone affumicato, al pollo marinato, ai biscotti e agli snack. Fioriscono i canali tematici e le rubriche sui media più seguiti del paese. La legalizzazione del consumo di marijuana per uso medico e ricreativo, dunque, ha ridotto, se così si può dire, l’erba da merce per un consumo segreto e trasgressivo a materia prima per un pubblico diffuso, più o meno sofisticato.