di Giancristiano Desiderio
Lo sbarco dei Mille ha gettato Benevento nel disordine mentale. Dal primo dei suoi cittadini, Clemente Mastella, all’ultimo, io – anche se sono un extracomunitario beneventano – , nessuno ha le idee chiare su come, quando e se avverrà lo sbarco e su come e dove sarà amministrata l’ospitalità. La confusione è legittima visto che i Mille sbarcarono a Marsala. E nella confusione, che è l’unico sovranismo sempre regnante, si distinguono svariati atteggiamenti che, forse, vale la pena mettere a tema.
Il primo atteggiamento che si è manifestato è quello ideologico degli antirazzisti in servizio permanente effettivo che in realtà sono dei razzisti capovolti di segno: invece di discriminare il prossimo lontano da loro che in quanto tale non vedono e non sentono e, dunque, non dà fastidio, discriminano il prossimo vicino a loro che siccome vedono e sentono e non piace dà effettivamente fastidio. Gli antirazzisti ideologici hanno subito accusato tutti coloro che hanno anche soltanto una pallida idea politicamente scorretta, cioè semplicemente diversa dalla loro, di essere razzisti anche se nella realtà dei fatti non hanno fatto nulla perché non essendoci ancora i Mille non è possibile neanche che già ci siano stati comportamenti razzisti nei loro riguardi. Si tratta di un antirazzismo preventivo usato come ricatto morale. Bontà loro.
Il secondo atteggiamento è quello dei pragmatici che hanno sollevato dubbi sulla capacità di Benevento di ricevere i Mille e non hanno posto questioni di principio ma di efficienza e fattibilità. Si sono chiesti: ma circa mille immigrati non sono forse un po’ tanti per una città medio piccola come Benevento? Potranno alloggiare tutti nella caserma indicata in un primo momento o non converrà dislocarli in più luoghi? E ci sono tutte queste strutture? E dopo la sistemazione cosa faranno? Andranno ciondolando per la città o andranno via o resteranno vita natural durante a Benevento? I pragmatici sono così pragmatici che alla fine ti viene il dubbio che non lo siano poi così tanto.
Il terzo atteggiamento è quello che chiameremo degli integralisti o integratori. Sono coloro che si pongono la questione della cosiddetta integrazione affinché i Mille non si sentano spaesati e possano fare come se stessero a casa loro. Gli integratori a loro modo sono davvero degli integralisti dell’integrazione e dei cosiddetti “scambi culturali” che dovrebbero avvenire un po’ su tutta la linea: conoscenza della lingua quindi lezioni di italiano, lezioni di storia e del costume per avere loro una infarinatura delle nostre tradizioni, che noi stessi non conosciamo e non rispettiamo, e noi un impasto delle loro tradizioni che loro, invece, hanno e per le quali prima o poi nutriranno gelosia e nostalgia, come è umanamente comprensibile. Gli integralisti dell’integrazione non si rendono conto che le culture sono forme umane viventi che non si mettono e smettono come panni sporchi e non si sostituiscono come birilli e quindi non bisogna nutrire eccessive aspettative perché in fondo l’integrazione è un po’ come l’innamoramento che non accade se lo cerchi e accade quando non lo cerchi. Insomma, è quasi un miracolo.
Il quarto atteggiamento è quello di chi sta alla finestra e guarda l’effetto che fa. Sono gli indifferenti che sembrano pochi ma che in realtà sono la grande maggioranza. Gli indifferenti, infatti, proprio perché sono indifferenti non si manifestano e quando si manifestano possono assumere ora questa, ora l’altra posizione: ora stanno a destra e ora a sinistra, ora sono antirazzisti, ora sono razzisti, ora sono pragmatici, ora sono ideologici. Cambiano spesso idea e si conformano all’idea dominante al momento. Sono indifferenti a tutto tranne al conformismo.
Il quinto atteggiamento è quello che mi fa arrossire. Sono coloro che non dicono nulla ma fanno. Non ne vogliono sapere di grandi dibattiti sui destini del mondo e nemmeno di Benevento e preferiscono prendere coperte, pasta, zucchero e fare la loro parte senza nulla chiedere in cambio. Ne ho conosciuti tanti in passato e ne conosco non pochi anche oggi che ascoltano, non parlano, s’informano e poi vanno a prendersi cura del prossimo, non importa se lontano o vicino, basta che sia il prossimo tuo.
Tuttavia, credo che l’arrivo dei Mille a Benevento abbia, sempre che davvero arrivino, un altro significato. Mille immigrati che arrivano in città tutti insieme sono qualcosa che ha a che fare con l’Inatteso, il Sorprendente, l’Evento. Qualcosa che, come un estate luminosa e forte e invincibile e florida, fa saltare tutti i piani perché accade la storia. Come se a Benevento, città dove non accade nulla che non sia già accaduto – eccezion fatta per la serie A che, infatti, è un evento storico -, accadesse improvvisamente qualcosa in grado di sconvolgerla al di là dei sì e dei no, del bene e del male, del piacere e del dolore, del bello e del brutto, del nero e del bianco e tutta un poco la rimescolasse nel sangue e nella fantasia dandole l’occasione di essere più bella e di soffrire più in alto.