Si è chiuso mercoledì scorso a Verona, dopo quattro giorni di business e promozione per il mondo vitivinicolo, il 51°Vinitaly, salone del vino dedicato agli operatori del settore.
La kermesse ha registrato ben 128mila presenze da 142 nazioni. La crescente importanza dei mercati esteri per la vendita del vino italiano ha spinto Veronafiere, passata da ente a società per azioni, ad investire sul’incoming, in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico e ICE – Agenzia, In effetti si è registrata una sensibile crescita dell’internazionalità del salone con un aumento della presenza dei top buyer stranieri accreditati, giunti a quota 30.200 (+8% sul 2016), sul totale dei 48mila visitatori esteri.
L criticità registratesi nel recente passato, connessa ad una presenza eccessiva di wine lovers interessati più agli assaggi che non agli affari, è stata affrontata puntando su una netta separazione tra il momento riservato al business in fiera e il fuori salone pensato per i wine lover in città. Vinitaly and the City, mutuando l’appeal dalla nota serie tv, quest’anno ha portato nel centro storico di Verona e nel comune di Bardolino oltre 35mila appassionati.
«I numeri di questa edizione – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – testimoniano la crescita del ruolo b2b di Vinitaly a livello internazionale, con buyer sempre più qualificati da tutto il mondo. Basta guardare alla top ten delle presenze degli operatori stranieri che mostrano incrementi da quasi tutte le nazioni: Stati Uniti (+6%), Germania (+3%), Regno Unito (+4%), Cina (+12%), Francia e Canada (stabili), Russia (+42%), Giappone (+2%), Paesi del Nord Europa (+2%), Olanda e Belgio (+6 per cento). A questa lista si aggiunge la buona performance del Brasile (+29%), senza dimenticare il debutto assoluto a Vinitaly di Panama e Senegal. Per quanto riguarda invece l’Italia, assistiamo ad un consolidamento degli arrivi da tutte le regioni del Paese».
Con più di 4.270 aziende espositrici da 30 paesi il Vinitaly si è confermato il più importante salone internazionale per il vino e i distillati ma anche momento di riflessione fondamentale per il settore vitivinicolo nazionale ed europeo, come hanno sottolineato la presenza del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan, i ministri dell’Agricoltura di Malta e Polonia e il viceministro all’Agricoltura russo.
Rilevante sbocco per vivacizzare i fatturati delle aziende italiane di ogni dimensione, la Cina ha scelto Vinitaly come riferimento europeo per il vino, come ha ribadito l’arrivo a Verona di colossi commerciali come Alibaba, Cofco, Winehoo e Suning. Nei quattro giorni si sono tenuti quasi 400 convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino. In primo piano, come sempre, il calendario delle degustazioni: più di 250 soltanto quelle organizzate direttamente da Vinitaly e dai consorzi delle Regioni.
Intitolato nell’anno del cinquantesimo ad Angelo Betti, ideatore di Vinitaly, il Premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana” viene assegnato fin dal 1973 ai grandi interpreti del mondo enologico italiano e tradizionalmente consegnato il giorno dell’inaugurazione del Salone Internazionale del Vino e dei distillati. Il prestigioso riconoscimento segue le indicazioni degli Assessorati regionali all’agricoltura, che hanno il compito di indicare coloro che, con la propria attività professionale o imprenditoriale, hanno contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese.
Per la Campania il premio è stato assegnato all’azienda agricola sannita Torre dei Chiusi.