di Giancristiano Desiderio
Cicciobasso era grasso e basso. Da piccolo era uno spasso, ma da grande fu un vero contrappasso. Tanto era benvoluto e coccolato il piccolo Cicciobasso quanto era a disagio e disperato l’uomo Cicciobasso. Non c’era differenza quando era bambino tra bambini, ma i bambini crebbero tutti e lui rimase basso e grasso: grande nello spirito ma basso basso come un bimbo nel corpo. La vita era impossibile, tutti lo guardavano dall’alto in basso e Cicciobasso rimpiangeva il tempo della fanciullezza quando era come tutti gli altri. Il desiderio di Cicciobasso era di vivere sempre tra i bambini per essere come loro e ritornare ad essere fanciullo.
Fu così che Cicciobasso divenne maestro elementare nel paese sannita di Guardia Sanframondi. La casa e la scuola erano entrambe nello stesso palazzo che si affacciava su via Piazza Antica. In un’ala del palazzo c’era la scuola e nell’altra la casa del maestro Cicciobasso che attraversava il cortile e andava da casa a scuola e da scuola a casa. Tutto il mondo era lì, in quel cortile e quel palazzo. La vita andava avanti tranquilla ma accadde l’imprevisto. Ancora una volta l’altezza fece la differenza. Cicciobasso aveva bisogno di un libro che era in cima all’ultimo scaffale. Salì sulla scala e, giunto sull’ultimo scalino, si sporse per prendere il testo, quando quei monelli dei suoi alunni gli tirarono un brutto scherzo: gli tolsero la scala da sotto i piedi. Il maestro si aggrappò alla libreria ma il suo peso la fece prima barcollare e poi cadere. Tutto venne giù e il povero Cicciobasso, cadendo da un’altezza per lui fatale, morì.
Il maestro Cicciobasso non lasciò di sé un gran ricordo. Tutti presto lo dimenticarono. Tutti tranne una bimba che si chiamava Rotellina. Il suo vero nome era Rosabella ma tutti la chiamavano Rotellina perché era costretta su una sedia a rotelle dalla quale non si separava mai e con cui faceva tutto e di tutto. Rosabella Rotellina sembrava un fantino sul suo cavallo, si spostava in un battibaleno riuscendo ad essere anche più veloce delle sue compagne che spesso la scacciavano e irridevano. Rotellina aveva un dono: vedeva ciò che le altre non vedevano, ma le sue compagne non credevano a ciò che Rotellina diceva di vedere e la consideravano una povera pazza. Il maestro Cicciobasso si presentava nelle visioni di Rotellina e i due, il maestro e la bambina, divennero amici unendo le loro delusioni e il loro segreto. Cicciobasso, che in fondo non era mai andato via dalla scuola, prese Rotellina sotto la sua ala protettrice.
Un giorno Rotellina fu vittima di un tranello. Le sue compagne, perfide, le diedero appuntamento proprio a scuola per giocare tutte insieme. Rotellina era contenta: finalmente era benvoluta. Le bimbe la sollevarono con tutta la sedia e la portarono al piano superiore della scuola. Il gioco, giunte al secondo piano, si trasformò in un brutto gioco: le bimbe tolsero a Rotellina la sua sedia e la lasciarono sola a terra con il suo stupore che non tardò a diventare disperazione. Fu allora che Rotellina chiamò a gran voce il suo protettore Cicciobasso. Il maestro apparve all’improvviso e mentre Rotellina smise di piangere, le monelle delle sue compagne sbarrarono gli occhi e ferme come pietre erano terrorizzate. Cicciobasso era come al solito piccolo grasso e basso ma era sospeso come in una nuvola sulle teste delle piccole pesti e aveva in mano un metro da sarto che minacciava di usare a mo’ di bacchetta. La compagnia delle piccole furfanti cercò di scappare ma trovò la porta chiusa e fuggi di qua e fuggi di là si ritrovarono tutte in un angolo difendendosi e coprendosi l’una con l’altra. Cicciobasso, con la bacchetta alzata, era pronto a colpire e a portare via con sé le monelle e le loro monellerie quando Rotellina, di nuovo in sella al suo destriero, lo fermò: “No, Cicciobasso, non farlo, lasciale stare. Non sta a noi decidere del loro destino. Hanno paura e questo grande spavento sarà per loro una lezione di vita e di morte”. Cicciobasso abbassò la bacchetta, non colpì le fanciulle che furono salvate dalla generosità di Rotellina. La porta come per magia si aprì e le bimbe scapparono a gambe levate. Da quel giorno le bambine giocarono con Rotellina e si mostrarono gentili e premurose, mentre Rotellina sorrideva al suo piccolo grande maestro.
Cicciobasso, come vuole la nostra storia, è sempre lì, tra le salite e le discese delle vie di Guardia, tra gli antichi palazzi, tra la casa e la scuola, sempre pronto a correre in aiuto dei bambini più deboli e meno fortunati.
(Devo la conoscenza di questo racconto ad Antonello Santagata che ha scritto un delizioso libro: Dietro la leggenda… “La finestra murata” ed altri racconti. Io mi sono limitato a riscriverlo per il piacere di raccontarvi una storia che, per il nome straordinario di Cicciobasso, merita di essere detta e ascoltata. Leggete il libro e fatene gradito dono a Natale. Il Santagata ha il merito di aver messo insieme una serie di leggende e favole facendo della buona letteratura popolare e pedagogica).