di Guido Bianchini
Nel tempo in cui i blog stanno scomparendo, sopravanzati e sopraffatti dalla comunicazione last-minute dei social, ho deciso di iniziare questa nuova avventura comunicativa, per tentare di riaffermarne il valore esistenziale. Per quanto la valenza politica sembra essere diventata la strada maestra, credo ancora nel connubio imprescindibile tra vita e scrittura, senza il quale neanche una riflessione politica in senso stretto potrebbe nascere e articolarsi.
Jacques Derrida sosteneva che nei tempi spasmodici della nostra epoca la scrittura potrebbe essere farmaco per ridare alle nostre esistenze il giusto ritmo. Quello decisamente più lento e a misura d’uomo del pensiero che vive di pause, silenzi, interruzioni, salti e finanche di contraddizioni. Legami inquieti, ma sempre perfettibili che dovrebbero avere la stessa funzione testuale di una nota a margine o a piè di pagina , ovvero di rimando costante ed infinito ad altri testi possibili. Nella consapevolezza, anch’essa di matrice derridiana, che la marginalità non è sinonimo di riduzione o superfluità , ma rinvia al’essenziale, meritevole di essere fissato e ri- innestato nel circolo sempre aperto della grafia.
Vorrei servirmi di questo spazio come un diario aperto sulle cui pagine fissare in parole lo svolgersi caotico e spesso sfuggente della vita individuale e comunitaria. Uno spazio che aspira ad essere politico, ma nell’accezione più ampia del termine, senza impantanarsi nelle polemiche e nelle contrapposizioni ideologiche, evitandole il più possibile, per riscoprire il senso di appartenenza etica alla propria comunità, la quale, come Lèvinas ha ribadito lungo tutto il suo itinerario di pensiero, parte dalla prossimità, dalle relazioni immediate per aprirsi, almeno idealmente, all’intera umanità. Forse mi guadagnerò nel mio piccolo la stessa accusa di utopismo toccata più volte al filosofo lituano, ma continuo a credere, proprio in questi tempi aridi, caratterizzati da forti inquietudini individuali e evidenti emergenze sociali, nella riscoperta del valore dell’umano in noi e accanto a noi. Una ricchezza spesso nascosta nella coltre degli egoismi e degli interessi personali, ma che potrebbe e dovrebbe riemergere, magari sforzandosi di aguzzare meglio la vista per carpire i segni positivi e propositivi che le esistenze altrui sono in grado di donarci, il più delle volte anche in maniera inconsapevole.
Un luogo dove l’esperienza personale, il vissuto, sia il pre-testo per riflessioni, spunti e suggestioni che abbandonino il più possibile ogni abito auto- celebrativo ed autoreferenziale per fungere da sprone per le prospettive altrui, facendo ben attenzione a non cadere nella retorica, nella polemica sterile e nel mare già sterminato dell’opinionismo che riduce spesso il pensiero a chiacchiera da bar o a caos da riunione di condominio. Tentazioni frequenti se si fa dell’agire locale, della vita di provincia un limite che spesso sfocia nel provincialismo, senza riuscire a trovare il giusto equilibrio tra l’abitare consapevolmente un territorio giocoforza ristretto e l’essere partecipe di una realtà sempre più proiettata verso un’ottica di fitte connessioni globali.
Inoltre mi piacerebbe praticare un allenamento costante alla bellezza, cioè abituare me stesso e chi mi donerà il suo tempo nella lettura a cogliere e rimarcare il bello che entra nelle nostre vite come contraltare rispetto all’attitudine, sempre più diffusa, al lamento sterile, al grigiore e al disfattismo. Spesso parlerò di libri, di musica, di cinema, di arte e finanche di cibo, di calcio e di altri piaceri, incontrati per caso o cercati di proposito, che sanno addolcire la vita e se non salveranno il mondo, come pretendeva Dostoevskij, almeno ce lo fanno attraversare con più gioia.
In attesa che le buone intenzioni si concretizzino al meglio delle mie possibilità, vorrei ringraziare Billy Nuzzolillo e Giancristiano Desiderio non solo per aver dato spazio alle mie elucubrazioni, ma per avermi permesso di farlo in uno spazio come Sanniopress che, da sempre, senza alcuna piaggeria, è stato pensato all’insegna della libertà d’espressione e della pluralità, per cui sarà facile sentirsi subito a casa.
Big Recchia era ora! ;-)