di Giancristiano Desiderio
Marcello Palladino, chi è costui? Non lo sapevo fino a qualche ora fa. Colpa mia, s’intende. Ma ho seguito dall’inizio alla fine la campagna elettorale sannita e non mi sono mai imbattuto nel nome del segretario cittadino del Pd che per la sconfitta elettorale e politica ha rassegnato le dimissioni dicendo “Giusto così. Ora ricostruire”. Per la verità, non mi sembra per nulla giusto, cioè sensato, e non mi sembra il modo migliore per ricostruire, semmai si continua a distruggere. La responsabilità della sconfitta del Pd a Benevento e in provincia non è di Marcello Palladino. Lo vedrebbe anche un orbo. La responsabilità gliel’hanno addossata, ma non è sua. In questo modo, è evidente, si trasforma un dramma in una farsa. Come diceva giustamente Flaiano: “La situazione è tragica ma non è seria”.
Ma se non è Palladino, allora, chi è il padre della sconfitta? Sono due: Umberto Del Basso De Caro e Carmine Valentino. Conosco il sottosegretario e so che non ha difficoltà ad assumersi la responsabilità della sconfitta. Tuttavia, il sottosegretario ha, appunto, incarichi di governo e non riveste direttamente ruoli di partito. A lui non competono in senso stretto né la responsabilità né le dimissioni o, almeno, non gli competono in modo diretto. Invece, il sindaco santagatese è segretario provinciale del Pd e la sua carica lo ha legittimato a condurre la campagna elettorale nei comuni e nel capoluogo. Il segretario provinciale del Pd non si è risparmiato con comizi, discorsi, interviste, manifesti, conferenze, operazioni-verità. Ha girato un po’ tutta la provincia, è intervenuto un po’ su ogni argomento, anche su temi, attività, uomini e cose sui quali il suo giudizio era non solo vano e superfluo ma anche dannoso. La presenza della segreteria provinciale del Pd nella campagna elettorale per le amministrative nel Sannio è stata così costante, diffusa e penetrante che è diventata persino ingombrante. Il segretario era ovunque con le sue dichiarazioni, le sue scomuniche in nome e per conto – nientemeno che – della legalità e della verità. La foga propagandistica del segretario era, ad un certo punto, così impetuosa e tracimante che è diventata un problema per lo stesso Pd. Antonio Liberti, un’anima della sinistra beneventana, è arrivato a scrivere due righe significative di questo tipo: “Ha fatto più danni in due mesi Carmine Valentino al Pd che Fausto Pepe in dieci anni”. Forse, detta così c’è dell’esagerazione; tuttavia, è un buon contributo per – come direbbe il segretario del Pd – un’operazione-verità. E la verità in questo caso è davvero molto semplice, la sanno tutti ma fanno fatica a dirla in pubblico: la linea politica del Pd alle elezioni – il timbro, il ritmo, la veemenza, l’uso e l’abuso della propaganda – è stata data dal segretario provinciale che ha perso ovunque: a Benevento ma anche a San Giorgio del Sannio, a Dugenta e anche alla Rocca dei Rettori dove, purtroppo, ora c’è un presidente col paracadute che si è rimangiato le sue stesse parole: “Non ho più la legittimazione popolare, mi dimetto, non rimango un minuto di più”.
Flaiano, ancora lui, diceva: “L’insuccesso gli ha dato alla testa”. Senz’altro l’insuccesso elettorale ha colpito al cuore il Pd che è letteralmente scomparso dalla scena. Prima i suoi uomini erano ovunque, ora sono spariti. Il segretario provinciale era sempre così pronto a mettersi davanti ad una telecamera, mentre dalla notte della sconfitta è sparito di scena. Raffaele Del Vecchio è stato lasciato solo ma la solitudine del candidato sindaco sconfitto è la più calzante immagine della inutilità del potere del Pd che non ha avuto il coraggio di assumersi la paternità della disfatta e di sostenere il suo uomo nel momento umanamente più difficile. Ma un partito che non parla è un partito che non esiste. Un partito che scappa davanti ad una batosta elettorale e non riflette pubblicamente sul giudizio negativo degli elettori è un partito che disprezza le regole democratiche. Il Pd se vuole ricostruirsi non può non ricominciare da qui: deve discutere pubblicamente la sconfitta e accettarla, il segretario provinciale deve rimettere il mandato e Claudio Ricci deve lasciare la presidenza della Provincia. Quel poco di credibilità che il Pd ancora ha è tutta qua. In questo caso, Umberto Del Basso De Caro ha da esercitare una responsabilità morale per evitare che la serietà della faccenda scivoli verso la commedia, il vino e i tarallucci.
Bravo …siamo pochi a dire come la pensiamo …non abbiamo paura di nessuno …continua cosi !!!!
Il silenzio di queste ore di Del Basso De Caro è sconcertante ed inusuale. Magari farà domenica 26 giugno un’intervista per provare a dare la linea alla Direzione di lunedì. Se sa di averne la forza ed il carisma la farà, se non la fa allora…lo vediamo messo male. Spezzo però una lancia a suo favore. Nel momento in cui aveva dettato la linea per i lealisti della candidatura nella lista PD facendo votare in direzione cittadina un deliberato molto chiaro, è stato messo in mora. Forse quella linea, marcando ancora di più la distanza con Pepe avrebbe alla lunga aiutato Del Vecchio. Ma così non è stato. Del VECCHIO VOLEVA VINCERE CON TUTTE LE FORZE DEL PARTITO CON LUI. sI è QUINDI CAMBIATO SCENARIO, CONTRADDICENDO dE cARO. Chi è l’artefice? Chi ha spostato l’equilibrio? Valentino! Il sindaco-segretario ormai scalpita. E’ convinto che sia arrivato il suo momento. Non lascerà mai il partito. No,non lascia la poltronissima, anche se scotta. aNCHE SE TUTTI GLI DIRANNO CHE HA SBAGLIATO CAMPAGNA ELETTORALE. Anche se un autorevolissimo esponente della DC come Costanzo lo ha ormai radiato dal pantheon dei politici sanniti, dopo quella becera conferenza stampa dell’ultima settimana. Valentino allora aspetterà inchiodato alla poltrona. Ricci si dimetterà solo con le cannonate del TAR. D’altro canto Del Basso De Caro ormai sa che la sua leaderschip è in caduta libera. Le liste non hanno tirato, come lui aveva promesso. Benevento non è con lui. Ma lo è mai stata?! Questa campagna elettroale è stata allora la CADUTA DEGLI DEI. Il PD arrogante e muscolare decariano cederà il passo ad un PD più dialogante ed umile? Dipende. Se Valentino continuerà a fare il segretario con l’approccio da podestà di Sant’Agata dei Goti, difficilmente vedremo un vero cambio di passo. Se Valentino invece in cuor suo, ammetterà che qualche errore lo sta facendo mettendo a rischio il suo stesso futuro dopo il 2019…magari sarà possibile un cambio di passo…un vero passo avanti.