di Giancristiano Desiderio
La vita è strana. Dopo quarant’anni di attività politica, Clemente Mastella diventa sindaco di Benevento. Invece di fare il sindaco all’inizio della sua vita di democristiano spericolato, Mastella lo farà alla fine della sua lunga corsa. Il voto dei beneventani è un misto di orgoglio e di affetto per una persona che, comunque la si pensi, è un pezzo di storia di Benevento e del Sannio. Mastella è sempre stato identificato con il potere ed i suoi passaggi da destra a sinistra sono stati visti, a torto o a ragione, come il classico trasformismo della politica meridionale. Il mastellismo è una variante del trasformismo. Tutto vero. Ma non questa volta. Ai beneventani Mastella si è presentato nudo. Non da uomo di potere ma da oppositore. Per la prima volta nella sua vita Mastella non era al potere e non aveva potere da gestire. Ma ha vinto. Forse, in cuor suo dirà che è la sua vittoria più bella. Forse, lo è.
Raffaele Del Vecchio ha perso ma in realtà non ha perso Raffaele Del Vecchio. Ha perso il Pd. Il partito del potere inutile ha perso per un solo e fondamentale motivo: per la tracotanza. Chi perde il potere quasi sempre lo perde perché ne è diventato indegno per il troppo cattivo uso. Il Pd ha creato non solo a Benevento ma nel Sannio un sistema di potere settario che mirava a controllare il territorio, le risorse, gli uomini, le idee. Mastella ha avuto buon gioco a presentare se stesso come una sorta di liberatore perché l’arroganza del potere inutile del Pd era ormai giunto al suo massimo grado coniugando insieme tracotanza e ignoranza. Gli elettori, che hanno avuto un’alternativa, hanno fatto il resto.
Cosa dirà Mastella? Beh, lo posso dire in anticipo. Dirà che la sua vittoria è la vittoria della politica di centro e questo gli consentirà di porsi, appunto, al centro e di guardare tanto a destra quanto a sinistra. In particolare, a Benevento gli consentirà di signoreggiare la destra e di ricacciare la sinistra. Eppure, sbaglia Mastella se pensa di ripetere oggi quanto ha fatto ieri. Per un motivo tanto semplice da essere banale ma vero: perché il mondo è cambiato. La cosa più politica che Mastella potrà fare sarà, invece, proprio quella di dedicarsi alla città e fare il sindaco di Benevento. I beneventani, anche coloro che non l’hanno votato, glielo chiedono a gran voce. Benevento è una città che ha bisogno di essere amministrata e di migliorare i suoi servizi che in alcuni casi vanno addirittura creati.
L’ultima annotazione. Gli ultimi otto anni della vita di Mastella, pubblica e privata, sono stati stravolti e travolti dal giustizialismo. Il partito di Mastella – il fu Udeur – è stato accusato di essere un’associazione a delinquere. Un’accusa che non fu formulata nemmeno al tempo di Tangentopoli nei riguardi del Psi di Craxi e della Dc di Forlani. Per Mastella invece è stato fatto questo passo ulteriore e lui stesso, che al tempo dell’inchiesta era ministro della Giustizia, è stato visto come una specie di ministro della malavita. Questa storia – come tante delle storie giudiziarie della cosiddetta Seconda repubblica – è svanita nel nulla. La fiducia riconosciuta a Mastella è una sorta di risarcimento che ha un valore più esistenziale che elettorale. Ecco perché il voto dei beneventani è stato prima affettivo che politico. C’è da pensare.
Diciamoci la verità. Questa campagna elettorale 2016 segna la sconfitta di un modo di pensare a livello locale il PD. E’ la sconfitta di una classe dirigente locale democratica che ha pensato dal 2013 al 2016 di essere onnipotente. Non solo è la sconfitta di DeCaro che vede sfumare le due scelte imposte di Ricci e Del Vecchio e si avvia quindi ad una lenta eclissi politica, ma è la sconfitta di Carmine Valentino. Un sindaco-segretario che ci ha messo la faccia in tutti i paesi. Perde Dugenta, Catelvenere, San Giorgio. A Benevento mette in campo una strategia di scontro frontale inconcludente, visto il forte divario nelle urne (62/38). Vince solo ad Airola dove però il circolo è diviso ed il segretario di sezione, un militante stimato ed appassionato, non viene eletto essendo vittima di una faida interna mossa da un sindaco, in attesa di rinvio a giudizio per voto di scambio, che fa votare un esponente di FI invece del suo segretario. Ci vorrebbe una sterzata.Il popolo si è espresso…