di Giancristiano Desiderio
Sangue. Sudore. Soldi. Sputi. Insulti. Insinuazioni. Calunnie. Offese. Accuse. Querele. Veleni. Fango. Lavatrici. Sì, anche lavatrici come voto di scambio. Magari frigoriferi, televisioni, ventilatori, climatizzatori, computer, telefonini. Tutti utili condizionatori ossia elettrodomestici per candidati domestici. Forse, l’unica cosa utile è proprio la lavatrice per ripulire Benevento dal ballottaggio elettorale che è diventato un enorme ventilatore che schizza merda a più non posso. Ma dove la trovi sul mercato una Lavatrice Gigante in cui infilarli tutti dentro e farli girare in acqua calda e acqua fredda con ammorbidente e ripulirli da tutte le cazzate che dicono e che ai beneventani non mettono e non tolgono?
Ormai le teorie e le analisi – in primis le mie – stanno a zero. Una campagna elettorale così folle e militarizzata con sputi e insulti e pesci in faccia e altrove Benevento non la meritava. Nove mesi fa la città e la campagna hanno rivissuto dopo mezzo secolo l’alluvione. Una lavatrice naturale che, causa la stoltezza umana e l’insignificanza politica, ha centrifugato terre, aziende, colture, abitazioni. Un disastro civile e non una calamità naturale giacché Benevento è città di fiumi e topi ma i suoi insediamenti e la sua urbanistica ignorano acque, torrenti, fiumi, insenature. Vedrete, ritornerà la stagione delle piogge, pioverà una notte intera senza stelle e Benevento si risveglierà ancora una volta sott’acqua non solo in campagna ma anche in quartieri tirati su per andare giù. E allora cosa si farà? Niente. Il gallo canterà sulla monnezza. Col becco accenderà ancora una volta il ventilatore per schizzare fango e merda, insultare e imprecare; poi gli uomini di buona volontà, quelli che tirano la carretta e mandano avanti il mondo, con i piedi nell’acqua e nella melma cittadina spaleranno fango e merda, speranze e illusioni. E il circo cambierà città.
Si vota per amministrare Benevento ma Benevento non c’è. Benevento è un luogo immaginario, un errore della geografia e della topografia. Ma la ragazza nigeriana trovata morta in via Grimoaldo Re con sette colpi di pistola conosceva bene questo luogo immaginario. Ogni giorno veniva da Castelvolturno e lunedì non vi ha fatto più ritorno. Una città apparentemente tranquilla è diventata una città fuori controllo. Le famiglie del rione Ferrovia si sono riunite in un comitato per avere una sola voce e far presente alle istituzioni che il rione non è più quello di una volta. Parole al vento dei treni. Oggi c’è una povera donna morta che non tornerà più dal figlio che l’attende sulla spiaggia di Castelvolturno. Faceva la vita a Benevento e l’ha persa per sempre. Anche questa è la realtà sannita, ma qui si ha a cuore l’immagine. Meglio non parlare della realtà. Si sa, la realtà è disturbante. Meglio comunicare e accusare gli altri perché i soliti italiani sono sempre gli altri.
A Benevento c’è una grande montagna incantata. La chiamano comunicazione. Con la comunicazione ormai si può fare di tutto, anche portare al fallimento città, regioni, nazioni intere. Tutti dietro ad un pifferaio, come ad Hamelin, solo che qui il pifferaio invece di portarsi dietro topi e bambini dovrebbe incantare salvatori della patria inesistente, strateghi, statisti e lavatrici. La comunicazione vuole che l’immagine sia salva, poi non fa niente se tutto finisce nel fango degli innocenti Tammaro e Calore, l’importante è che l’immagine sia libera e bella come lo shampoo antiforfora degli anni Settanta.
La comunicazione nasconde il diavolo. Serve per incantare e ingannare e il politico accorto occhiuto e capace può anche comunicare per incantare e ingannare. Ma la figura del politico è antica e storica. Oggi, nell’epoca che viene dopo la storia, ci sono cazzoni che a furia di comunicare si montano la testa e non si avvedono che s’incantano e s’ingannano e così invece di conquistare un utile procurano un danno sociale. “Voto amministrativo” è diventata una formula ironica, comica, scherzosa, paradossale, insomma, una presa per il culo. L’amministrazione non c’è più. Sarebbe più giusto chiamarlo “voto disamministrativo” dal momento che l’atto amministrativo, estinto come i panda e rimpiazzato dall’ignoranza organizzata delle scienze della comunicazione, non è più uno dei contenuti dell’azione politica ma della strategia comunicativa che per mancanza di fatti reali produce quella che gli americani chiamano bullshit che significa “merda di toro” che voi, giustamente, chiamate stronzate. Il nostro è il tempo del trionfo delle stronzate. E delle lavatrici che servono più a lavare i voti che i panni. Ma non lavano né le coscienze, per le quali ci vorrebbe un Dio, né la realtà, per la quale ci vorrebbe una volontà.
Prima ce ne rendiamo conto, meglio è.