di Giancristiano Desiderio
Carissimi santagatesi,
mi rivolgo a voi perché a volte è necessario parlare alla coscienza di una cittadina. Voi sapete che dieci anni fa ho fondato – insieme con l’associazione Pro Loco Sant’Agata – la Biblioteca Michele Melenzio. L’ho fatto ricorrendo a risorse private e familiari e confidando nel valore liberale della cultura. Credo con tutto me stesso che la borghesia meridionale abbia dei doveri verso sé e verso la sua terra e che la fondazione di sodalizi culturali possa contribuire alla nascita e fortificazione della libertà di pensiero e azione. Dopo dieci anni la Biblioteca, che è riconosciuta dalla Regione Campania e fa parte del sistema bibliotecario nazionale, è un punto di riferimento per lettori e studiosi che svolgono ricerche sulla storia di Sant’Agata dei Goti e del Mezzogiorno. Chiunque venga in Biblioteca è il benvenuto. Anche i vigili urbani, che sono venuti lo scorso 12 aprile per svolgere una non meglio precisata ispezione – mentre mi accingevo a iniziare il seminario sulla storia del Novecento con studenti e professori – sono stati accolti con cortesia e cultura (li ho anche invitati a prender parte al seminario). Quella insolita e arbitraria ispezione che è tipica di un regime politico autoritario, però, non prometteva nulla di buono. La giunta dell’amministrazione comunale, infatti, ha deliberato la restituzione dei locali di Palazzo Mosera che ospitano la Biblioteca. E’ un atto misero (gli assessori non sanno neanche che se il comune di Sant’Agata dei Goti ha in gestione Palazzo Mosera lo deve proprio a Michele Melenzio che amministrava i beni della signora tedesca proprietaria dell’immobile e che morì senza eredi).
Scrivo queste poche e dolenti righe con amarezza. Il provvedimento in sé non mi tocca e non tocca neanche la Biblioteca. Cultura e libertà possono cadere sul campo di lotta ma non possono essere realmente vinte. La delibera, che è senza motivazione e sarà impugnata e avrà opposizione, crea indubbiamente disagi e problemi pratici ma non offende né me, né la Biblioteca, né il presidente della Pro Loco Claudio Lubrano ma ferisce mortalmente il municipio di Sant’Agata dei Goti e questa bella cittadina che viene retoricamente esaltata ma è politicamente e moralmente vilipesa e uccisa. La differenza tra me è loro è molto semplice: io ho creato una Biblioteca e loro vogliono distruggerla (io da privato cittadino ho creato una Biblioteca frequentata da giovani e persone libere e loro da amministratori non hanno creato niente). Evidentemente desiderano essere ricordati come coloro che agirono per distruggere cultura e progresso. L’amarezza che ho nel cuore deriva da qui: ad avversare la Biblioteca Michele Melenzio non sono dei balordi e dei delinquenti ma la stessa amministrazione comunale che, invece, dovrebbe difendere ogni associazione e ogni istituzione culturale della terra di Sant’Agata dei Goti.
Tuttavia, i destinatari di questa mia lettera sono altri. Lo dico con molta chiarezza: gli uomini e le donne libere di Sant’Agata dei Goti possono accettare azioni strumentali di questo tipo in cui la cultura, l’associazionismo, l’educazione sono offese e perseguitate? Ci sono uomini e donne – politici, professori, professionisti – rispettabilissime individualmente ma che non sono in grado di dire mezza parola pubblica. Il loro cervello funziona in privato ma non in pubblico.Vorrei tanto essere smentito. Perché questa è la responsabilità più grave che mostra come Sant’Agata dei Goti negli ultimi tempi sia moralmente regredita e sia molto meno libera e avveduta. Oggi Sant’Agata dei Goti ha bisogno di italiani intellettualmente onesti e moralmente operosi che facciano valere l’unico bene comune di cui realmente disponiamo: un po’ di ragionevolezza. C’è qualcuno da qualche parte? Oggi il mio paese è un paese in cui non conta la parola ma il silenzio, non conta il progresso civile ma il servilismo, non contano né le istituzioni né la dignità ma la manipolazione di atti e coscienze. Ci sono persone che hanno più responsabilità di altre: sono gli uomini e le donne di cultura. Ma la cultura non è un ruolo, non è un titolo, non è lettera morta: è vita morale capace di conservare per tutti il valore più alto della libera convivenza civile. A queste persone, che sono in amministrazione e nelle scuole, in politica e in accademie, è oggi consegnato un compito: servire il paese e le sue libere istituzioni e non il padrone. Spero che abbiano un minimo di coraggio – non ne serve poi tanto – per pensare con la propria testa e prendere le distanze da un atto immotivato che vuole soltanto perseguitare una libera Biblioteca. Qui, signori, non è in gioco la Biblioteca, che come forza spirituale continuerà a vivere nelle forme più varie e nelle mie opere, ma la vostra nobiltà o il vostro scuorno.
non e possibile arrivare a simile barbarie a questo punto devo dire che x fortuna non faccio più parte della cittadinanza santagatese,vergogna vergogna state asservendo un fanatico visionario che ha gia portato la citta al fallimento finanziario e ora non contento vuole affossare la cultura, ma io lo capisco(si diceva che a lava a capa u ciuccio se perde tiemp e sapon)