di Giancristiano Desiderio
Antonio Pietrantonio è tuttora l’espressione più alta della politica culturale di Benevento. La stagione di Pasquale Viespoli – con Marisa Capobianco, Nazareno Orlando, quindi Sandro D’Alessandro sindaco – ebbe il merito di ereditare un’intuizione e darle un progetto. Il resto, per dirla con Enzo Striano, è niente.
Il decennio della sinistra al potere al comune di Benevento è contrassegnata dal totale fallimento. L’ho detto e documentato più volte: il potere del Pd – peraltro pervasivo e settario – si è rivelato ben presto inutile e alla lunga dannoso. Fallimento non è un modo di dire per dire che non ci sono stati risultati. Magari fosse così, almeno si sarebbe conservato. Qui “fallimento” lo si usa in senso tecnico e particolare: le finanze comunali sono fallite, l’azienda di trasporti è fallita, gli interventi urbanistici sono falliti. Dunque, totale fallimento. Tuttavia, a questa bancarotta va aggiunto il fiasco più clamoroso per la maestra sinistra al potere: la cultura, appunto.
Ora che ci si prepara al nuovo voto e il Pd prende le distanze dalla sua amministrazione ancora in carica e candida a sindaco il vicesindaco è giusto che qualcuno lo dica e visto che nessuno lo dice lo dirò io: il Pd in dieci anni ha distrutto quanto gli altri avevano costruito in trenta o quarant’anni. Faticosamente, ma con un convincimento via via confortato dai risultati, Benevento aveva disegnato di se stessa un profilo culturale non più retorico ma collaborante e fattivo. Potrà apparir strano ma è storia: la destra ha creato una politica culturale – in alcuni casi anche cultura – e la sinistra ha distrutto. Con Pietrantonio fu concepita e concretizzata la svolta dell’idea della città spettacolo e della cultura, con Viespoli si rafforzò un progetto che aveva l’ambizione di radicarsi nel lavoro teatrale, con il decennio Pepe-Del Vecchio prima è iniziato il declino, poi è subentrato il deserto. Città Spettacolo è stata da subito ridimensionata e sacrificata sull’altare degli interessi di partito ed è stata sottoposta alla subalternità al Pd napoletano prima che a Napoli e oggi è ridotta a uno spettacolino dei pupi. La città del teatro è diventata la città dei teatri chiusi. Le compagnie teatrali e musicali – apprezzate e valorizzante dal cameragno Orlando – si sono ritirate a vita privata e menano vita grama mentre il Pd di Del Vecchio ce le ha menate per mesi e anni con la menata del riconoscimento Unesco.
Non voglio aprire un dibattito, per carità. Ma coloro che a Benevento lavorano, operano, scrivono, recitano, predicano si dovrebbero chiedere perché la città è stata ferita a morte dalla sinistra. I nipotini di Pietrantonio – perché alcuni di coloro che hanno malversato e mal governato per un decennio perduto sono i nipotini ingrati del sindaco democristiano – si sono presentati al piccolo mondo antico beneventano con il ditino alzato e con la puzzetta sotto al naso come se con loro a Benevento finalmente fosse arrivato il giorno mentre faceva notte innanzi sera.