di Antonio Medici
Una striscia di cinquecento metri di strada tra via Foria e Castel Capuano. Una strada bella e maledetta, capace di rappresentare il meglio ed il peggio della città. I segni di un passato regale e nobile ben visibile nei bei edifici rivestiti e ornati da lastroni di piperno, l’opulenza di chiese straordinarie; il disordine, il caos, i buchi dei proiettili alle saracinesche che pure, però, non riescono a trasmettere inquietudine tanto la bellezza decadente è affascinante. Si avverte, al più, passeggiando con calma, un senso di segretezza e impenetrabilità che induce il dubbio di una vita nascosta e degenera nei vicoli bui che si diramano dalla strada, nei negozi abbandonati, nei sottoscala, dietro i portoni.
Il bianco e il nero dominano nelle facciate dei palazzi d’epoca, a calce, marmo e roccia lavica, e di quelli nuovi, bianchi anneriti dallo smog e dall’incuria, come pure nella palpabile contrapposizione tra bene e male, bello e brutto.
A metà strada tra trecentesca chiesa di San Giovanni a Carbonara, in cui alla austerità della navata unica e del soffitto spoglio dominato solo dall’intreccio di assi lignei fa da contraltare la ricchezza di sculture e dipinti rinascimentali, e quella tardo quattrocentesca di Santa Caterina a Formiello, la prima cupola edificata in città e una collezione di opere mozzafiato come la scultura d’alabastro della Madonna del Rosario, sorge la pasticceria Capriccio di Raffaele (ma lo chiamano Lello) Capparelli. Un antro di dolcezza che è testimonianza della impossibilità del brutto di sopraffare l’armonia cui l’uomo naturalmente tende. Un rifugio di squisitezze dove corroborare la sensazione di grazia e pace regalata dai tesori d’arte delle chiese o ben predisporsi ad essi prima della visita.
Al 39 di via Carbonara è dal 1917 che si fanno dolci, i Capparelli producono lì da tre generazioni. Il laboratorio è a vista; il mastro pasticciere lo si vede in primo piano al banco di lavoro, alle sue spalle spiccano le griglie in cui sono alloggiate decine di formine di alluminio con i babà appena sfornati. Pare un’icona di un dio pagano.
La tentazione è irresistibile ed il babà irrinunciabile: la doppia lievitazione conferisce al dolce una morbidezza che accarezza il palato e la giusta consistenza perché non si spappoli. La bagna è quella classica al rum anche se forse cede un po’ ad una moderna e accomodante dolcezza . Non lo stesso avviene per la ganache al cioccolato che, aromatizzata con vino e rum e contenuta in una tartelletta di pasta frolla, è semplicemente entusiasmante. Del pari squisite le creme a nocciola e pistacchio, servite sempre su un supporto di pasta frolla.
Dalla morte del padre, Raffaele ha avviato la lavorazione del cioccolato, ottenendo numerosi riconoscimenti a livello nazionale; la pralineria, forse non sufficientemente valorizzata nell’esposizione e nel servizio, è davvero pregevole (imperdibile la ciliegia intera ricoperta di cioccolato), come raramente oramai è dato trovare.
Nel contesto di via Carbonara, la pasticceria Capriccio si riconosce anche senza leggere l’insegna, è la cura che la rende ben visibile nel contesto caotico. Ardua impresa puntare sulla qualità in un quartiere che solo eufemisticamente si può definire difficile. Lello Capparelli, che fregia i suoi incarti con la dicitura “unica sede” quasi a rimarcare la ferrea volontà di restare attaccato alle radici ed alla storia del laboratorio, è impegnato per riqualificare la zona. Racconta che grazie all’impegno del comitato di cui è a capo da due anni la strada viene addobbata per le feste natalizie, spiega la necessità che le due chiese restino aperte tutto il giorno, tutti i giorni per attrarre turisti, quasi si commuove quando rievoca la solidarietà, inconsueta in questi casi, di tantissimi esercenti e residenti del quartiere che lo hanno aiutato, a maggio scorso, a domare l’incendio che gli avevano appiccato al portone della pasticceria ed a riaprire normalmente la mattina seguente.
La pasticceria Capriccio è il frangiflutti del buono all’avanzata del degrado, è la resistenza di un artigiano capace e caparbio ad un’epoca difficile.
Pasticceria Capriccio
Via Carbonara, 39
081 440579