di Antonio Medici
La bellezza di Ischia sta fuori dalla retorica dell’isola, del panorama mozzafiato, dei tramonti, delle spiagge. È annegata più che nel mare, nell’urbanizzazione, nella campagna. La bellezza ad Ischia è nascosta, non appariscente, essenziale, si direbbe quasi che abbia una dimensione privata o intima. Va cercata e vissuta in angoli, scorci, botteghe, cantine, librerie, bar, tra le curve che costeggiano il monte Epomeo, lungo le salite verdeggianti, tra le spine di un cactus affacciato sul mare, in una scalinata tra vecchie case di pescatori. La bellezza ad Ischia non è violata dalla mondanità.
Anche il buon cibo non è aggredito dal food, dai masterchef, dai ristoranti sciccosi.
La spiaggia di Sant’Angelo, spoglia, conserva la sua riservatezza dall’invadenza mozzafiato della distesa azzurra protetta dal cosiddetto panettone, un grumo di roccia tufacea che spezza la vista altrimenti ordinariamente e stancamente allungata verso un orizzonte sperso oltre la piattezza del mare.
In un gomito della ripida strada che conduce a quest’angolo di paradiso segreto, in frazione Panza, si trova, affatto casualmente, un ritrovo di buon cibo e di accoglienza familiare
Passandoci innanzi, si avverte una misteriosa attrazione a dispetto dell’edificio e dell’insegna che sanno di approssimativo e di decadenza. Forse c’è un segno di cruda bellezza nascosta in quell’approssimazione o nelle quattro panche arroccate sul marciapiede. Certo, una resistenza ad entrare pur si avverte, ma la misteriosa attrazione è più forte, deve trattarsi della sincerità.
Le sale sono ricavate alla meglio su due livelli, i tavoli imbanditi da cucina familiare o da osteria che si direbbe di quart’ordine. Caldo e colore, bandito il bianco. Il minimal, il finto design non abitano qui. Tovaglie linde a quadroni colorati tra l’arancione e il verde sono un invito a non distrarsi dall’essenziale: l’accoglienza e il cibo. A cosa vale, del resto, qualsiasi raffinata apparecchiatura innanzi allo splendore lucido d’olio e di ragù di una perfetta parmigiana di melanzane, servita con cortesia, garbo e delicatezza da Leonardo, uno dei componenti della famiglia Migliaccio che da 28 anni conduce il locale? Per non dire della cremosa e saporita pasta mista con le patate, servita in una scodella, come non s’usa più manco nelle case delle nonne, in bianco ma con il vezzo del filo d’olio a crudo e la classica ed anch’essa in disuso “pummarola schiattata” . Solo cuochi con animo votato alla lussuria ed alla vanità e quindi a dar piacere ai commensali possono cogliere la necessità di queste minime accortezze, senza le quali la pasta e patate sarebbe un semplice pastone di carboidrati, un rancio. Giacomo, il cuoco della “rotonda quaggiù” (come ci dice Leonardo), evidentemente è uomo attento. Si prosegue con una minestra di erbe selvatiche e fagioli, saporitissima seppur non maritata con alcuna cotica o pezzo di carne. Ottima anche la pizza.
In definitiva una cucina schietta di pietanze popolari ben eseguite e meglio condite, equilibrio sempre spostato su sapori ed aromi piuttosto che su sapidità e untuosità. Pochi fronzoli ma senza raffazzonare come invece spesso capita nelle osterie che confondono cucina popolare con cucina di porcherie coperta da abbondanti manciate di pessimi condimenti e sale.
Piacere di arrivare ***: la strada è tortuosa ma bella. Non ci si capita, ci si va di proposito.
Piacere di essere accolti ***: il locale è quel che è, ricavato alla meglio, disarmonico ed in alcuni punti angusto. Le famiglia Migliaccio è cortese, giustamente formale e adeguatamente informale, indiscutibilmente piacevole.
Piacere del desinare ****: ottime pietanze di cucina popolare. Carta dei vini essenziale con ricarichi equi. Si avverte in carta la mancanza di un buon formaggio. Servizio estremamente rapido anche nei momenti di maggior affollamento.
Piacere del dopo pasto ****: percorrere giusto qualche chilometro e ritrovarsi sulla spiaggia di Sant’Angelo è un piacere fuori competizione.
Via Provinciale Panza – Succhivo, 2
Forio d’Ischia (NA)
081 909495