di Giancristiano Desiderio
Il comune di Sant’Agata dei Goti sarà indebitato fino al 2044. Per pagare i debiti, con le aliquote fiscali più alte, non si useranno i soldi degli amministratori che hanno causato il dissesto finanziario ed economico del comune, bensì i soldi degli altri: dei cittadini e quindi delle famiglie, dei commercianti, delle aziende. A chi bisogna dir grazie per questo capolavoro che non riuscì nemmeno alla Democrazia cristiana? Beh, lo sapete: all’amministrazione uscente e alle altre giunte della sinistra che in circa vent’anni si sono alternate a Palazzo San Francesco. E’ proprio in questo tutt’altro che breve lasso di tempo che è maturato un debito finanziario grave non solo per le cifre ma anche per i modi: infatti, in questo periodo i trasferimenti statali non solo non sono diminuiti ma sono addirittura aumentati. Insomma, il comune santagatese si è indebitato proprio quando ha incassato. Dunque, i soldi dove sono andati a finire? E’ questa la domanda alla quale si deve dare pubblicamente una risposta certa. Bisogna capire, ad esempio, il rapporto tra il patrimonio pubblico e i patrimoni privati: mentre il primo si impoveriva, i secondi si arricchivano?
A decidere in via definitiva di avviare il piano di rientro dal debito è stato il commissario prefettizio. Il debito sarà pagato in trent’anni: la durata di una generazione e più. Un sacrificio fiscale ed economico che ricade sui santagatesi e che da solo certifica, se ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento delle amministrazioni della sinistra. L’ex sindaco caduto da cavallo ha avvertito l’occasione di prendersi il merito della scelta del commissario dicendo che si tratta di un riconoscimento alla sua buona amministrazione e di una smentita per chi auspicava il dissesto delle finanze comunali. In pratica, l’ex amministratore vuole il merito di aver fatto debiti e di averli messi sulle spalle dei santagatesi e delle future generazioni. Si tratta di capire se i santagatesi, passandosi una mano sulla coscienza e una sul portafogli, gli vorranno riconoscere il merito o il demerito.
Il gruppo politico del Pd che ha portato al fallimento il comune di Sant’Agata dei Goti si presenterà alle prossime elezioni amministrative. Fa bene. Perché in quella sede – ma qui ci portiamo un po’ avanti con il programma – il fallimento gli verrà imputato su ogni capitolo di spesa e verrà messo a confronto con le fortune politiche e il generale impoverimento in cui versa l’economia santagatese. Da tempo ormai Sant’Agata dei Goti non cresce più e negli ultimi anni – mentre aumentavano debiti, tasse e multe – sono ricomparsi due fenomeni che credevamo superati: l’emigrazione e il calo demografico. Certamente non tutte le responsabilità ricadono sul Pd, ma è un fatto della comune esperienza della politica campana e sannita che il Pd sia tanto bravo nel pensare a sé quanto sia inutile e dannoso nel pensare al governo di comuni e comunità. Il suo unico obiettivo è il controllo della spesa pubblica. Lo faceva anche la Democrazia cristiana, ma mentre i forchettoni democristiani aggiungevano sempre un posto a tavola, i bistecconi democratici non fanno cadere nemmeno le briciole e consumano tutto il pasto con i soldi degli altri.