di Giancristiano Desiderio
Tra le tante stupidaggini che si dicono sulla giustizia, il diritto e l’Italia c’è questa: “L’Italia è la culla del diritto”. Semmai, l’Italia del diritto è la tomba. La figura dell’Azzeccagarbugli è nostra, non inglese. Le leggi sono così tante, confuse e contraddittorie che chi decide lo può fare sempre in base all’arbitrio legale. Lo Stato è il Leviatano e il comune mortale è la vittima designata di un sistema legale criminale che lo schiaccia come un pidocchio.
Lo Stato italiano è prima di tutto uno Stato tributario che, per mantenere in vita la macchina statale e le sue tante corporazioni, strozza chi lavora. I contribuenti sono gli schiavi della macchina. Equitalia invia ogni settimana 300 mila cartelle. Con questi numeri fuor di misura vi può capitare di tutto, anche e soprattutto a vostra insaputa perché il mostro fiscale adotta la logica del fatto compiuto: prima agisce, poi vi avverte (mentendo). Vi può accadere che i frutti del vostro lavoro siano pignorati senza che nulla sappiate. Vi può accadere di avere un fermo amministrativo dell’automobile senza saperlo. Il mostro agisce alle vostre spalle e voi non potete difendervi perché il Leviatano c’è, lo subite sulla pelle ma non si manifesta. Per riavere i vostri diritti – che sono vostri e non dello Stato – dovete pagare. Non importa se avete torto o ragione, se il danno è accertato o presunto, non importa se tutto è da chiarire. Prima dovete pagare, poi – solo poi – potete essere liberi. Sono vere e proprie estorsioni di Stato.
Il recupero dell’evasione (presunta) è diventata un’ideologia di Stato alimentata dal risentimento politico dell’invidia sociale. In uno Stato decente il contrasto dell’evasione è una pratica razionale, non un moralismo fanatico armato di potere statale e ammantato di giustizia sociale. Il contribuente italiano, grazie alla giustizia sociale, versa allo Stato oltre il 60 per cento dei suoi guadagni. Questa non è neanche più la via della schiavitù: è la schiavitù. In Italia la libera iniziativa è servita a creare un ordinamento giuridico socialista. L’estorsione è istituzionalizzata e continuata ed è la prima causa della crisi italiana in cui il peso statale schiaccia il lavoro privato.
La fiscalità progressiva applica il dogma della chiesa socialista: raccoglie la ricchezza per redistribuirla. Raccolta e redistribuzione sono arbitri che campano e consumano la produzione altrui. Marx pensava che l’eccesso di produzione alla lunga avrebbe portato all’impoverimento generale, mentre è attraverso il consumismo che si è realizzato il comunismo. Noi oggi sappiamo che la povertà sale quando la produzione scende giacché entrano in crisi raccolta e redistribuzione che lo Stato – i governi di sinistra e di destra e di centro – per mantenere al di là delle nostre possibilità sostiene ricorrendo al cappio fiscale. Insomma, si aumentano le tasse invece di abbassarle pur di non rinunciare alla spesa necessaria per conservare la macchina statale che ci uccide dicendoci di proteggerci per il nostro bene.
L’economia liberista è considerata responsabile di questo stato di cose. Ma solo stupidità e ignoranza, smemoratezza e malafede possono dire tale enormità. Il liberismo – chiaramente selvaggio – non è la malattia ma la cura perché da che mondo è mondo ci vuole un’economia libera per produrre ed essere. La malattia è lo statalismo che, purtroppo, è diventato una religione con tanto di chiesa, sacerdoti, dogmi e fedeli. Questi ultimi sono gli italiani – voi e del resto si sa: gli italiani sono sempre gli altri – che credono di uscire dall’inferno peccando e adorando gli dèi statali che sono assetati di sangue umano, come sempre tutti gli dèi.