di Antonio Medici
Gli inevitabili mutamenti di stili di vita, tendenze, mode, tecnologie e le conseguenze dei cicli economici impongono al cuore dei cinefili strapazzi nostalgici. Così, dopo aver assistito, mesti, al declino polveroso ed alla trasformazione del cinema Adriano in via Monteoliveto e dell’Astra di via Mezzocannone e di svariate altre sale, talune trasformate in locali sfarzosamente sordidi per i giochi d’azzardo, stuzzica la sorte toccata agli spazi di quello che fu l’Arlecchino ora destinati ad accogliere Gourmeet, struttura enogastronomica dall’offerta variegata. Il marchio chiaramente vuole indicare un luogo d’incontro per gourmet, il che, a dire il vero, ora che iniziano finalmente ad intravedersi i primi segni di un reflusso dalla sbornia di gastronomia vacua e elitaria, potrebbe essere una sollecitazione poco efficace. L’offerta, ad ogni modo, è tale proprio da sovvertire l’idea che il buon gusto enogastronomico debba esaurirsi nell’asfissiante circuito di sette radical chic. La prima tentazione ad entrare, infatti, è la tradizionalissima e popolarissima bomba, qui declinata superbamente, nel progetto formazione dello stimato chef Niko Romito, anche in varianti salate (quella al baccalà è strepitosa). Una volta entrati, l’orchestrazione commerciale cattura. Nell’ammezzato una sala vineria, seducente nonostante l’esposizione piuttosto ordinaria di etichette di indiscusso prestigio, introduce da un lato a un angolo esterno del bistrot con tavoli allestiti tra bamboo e palmizi in un’abientazione davvero suggestiva e dall’altro, scendendo ancora lungo i vecchi percorsi del cinema, alla sala interna del bistrot stesso. Piastrelle grigie con disegni che ripendono i motivi di antiche riggiole giustapposte ai colori vivaci ma tenui delle sedie che variano tra l’avion, il rosso, il bianco e il beige. Se non si è in compagnia o non si è distratti dai propri commensali si può stare a tavola oggi come al cinema un tempo, osservando la trama raccontata dagli attori che in questo caso sono lo chef Mario Loina ed una corposa e giovane brigata. Le toque si agitano tra banchi di cucina e fornelli dietro una quinta di vetro trasparente completamente aperta sulla sala.
Il baccalà con patate e olive è semplice ma ottimamente cucinato e vien servito, finalmente, è il caso di dire, nel piatto fondo in una sorta di saporitissimo guazzetto; sarebbe sufficiente al pasto di mezzodì. L’accoglienza tranquilla regalata dalla sala e il film dei cuochi al lavoro inducono ad indulgere ed a trattenersi oltre ciò che la fame ed il dovere di cronaca richiederebbero. Le mezzemaniche del Pastificio dei Campi con pesce spada, pomodorino e scampo, altrettanto semplici, regalerebbero una bella armonia di sapori per l’evidente qualità degli ingredienti e la delicatezza delle cotture (attestate dalla consistenza croccante dello scampo) non fosse per un pizzico di eccessiva sapidità. Fuori carta, prima di andar via, forse per il merito della lunga osservazione, viene offerta una forchettata di una straordinaria linguina in crema di burro e zucchine appena fritte. La calibratissima grassezza e la morbida dolcezza di questa sublime preparazione riequilibrano il palato punzecchiato dal sale delle mezzemaniche.
Inevitabile, prima di andar via, una visita a quello che dovrebbe essere il cuore del meeting ovvero il market di prodotti di alta gamma Sapori & Dintorni. I banchi dei prodotti freschi regalano un interessante tour gastronomico tra specialità non solo italiane ma con attenzione particolare ai prodotti locali, come il pesce azzurro del Pescato Campano. Anche tra gli scaffali una rivendicazione orgogliosa di qualità d’origine con l’etichetta “prodotto campano” a segnalare le squisitezze nostrane. Pare interessante l’idea di offrire prodotti alimentari di altissima gamma e talora anche ricercati (i pomodorini gialli invernali nostrani per esempio o i datteri freschi di Israele), affiancata ai prodotti di uso quotidiano e comune, come spazzolini o detersivi, a segnalare, in modo implicito, che il mangiar bene non deve restare confinato negli angusti e fastidiosi ambiti di specialisti, veri o improvvisati, o di cultori del gusto. Mangiar bene in Italia è una consuetudine popolare da non disperdere e da coltivare quotidianamente, in un bistrot cinematografico come al supermarket, come al banco di servizio di una bomba alla crema o al baccalà.
Gourmeet
Via Alabardieri, 8/11
www.gourmeet.it