di Billy Nuzzolillo
La drammatica alluvione che circa due settimane fa ha messo in ginocchio il Sannio merita alcune riflessioni. Innanzitutto è emersa l’assoluta marginalità della provincia di Benevento rispetto al mainstream informativo e, a sua volta, l’ulteriore marginalità nel circuito informativo locale di vaste aree del territorio provinciale.
Sono dovuti trascorre ben quattro giorni dal primo evento alluvionale del 15 ottobre perché i media nazionali inviassero i propri cronisti nel Sannio e, di conseguenza, anche la Protezione civile nazionale decidesse di inviare i propri mezzi nei luoghi del disastro.
A determinare l’interesse del mainstream informativo è stato soprattutto il successo virale ottenuto sui social dalla campagna di sostegno al pastificio Rummo che, partita dal basso, in poche ore ha coinvolto come testimonial numerosi personaggi di primo piano del mondo dello spettacolo amplificandone la portata.
Nella primissima mattinata di lunedì 19 ottobre ho ricevuto numerosissime telefonate da parte di colleghi di importanti testate nazionali in partenza da Roma o Napoli, che mi chiedevano soprattutto come contattare l’amministratore delegato dell’azienda di Ponte Valentino, Cosimo Rummo. Il caso ha voluto poi che molti di questi giornalisti assistessero in diretta al secondo evento alluvionale, registratosi nel pomeriggio del 19 ottobre.
Ma l’importanza dei social è stata ancora maggiore per quanto attiene la diffusione di video e immagini riguardanti la drammaticità degli effetti dell’alluvione nei vari angoli della provincia. Solo attraverso queste immagini, ad esempio, si è potuto comprendere la portata distruttiva dell’evento a Paupisi, Ponte, Cautano o nel Fortore. Zone, ricordiamolo, per lungo tempo inaccessibili anche ai media a causa dell’interruzione dei collegamenti.
E, sempre grazie ai social, si è amplificato (e soprattutto organizzato) l’effetto solidaristico, che rappresenta forse l’immagine più bella che il Sannio (e non solo) ha saputo offrire durante i pur drammatici eventi del 15 e 19 ottobre. Insomma, l’alluvione delle scorse settimane verrà ricordata soprattutto per l’insostituibile ruolo svolto dai social media.
Per quanto attiene, invece, gli effetti materiali causati dall’eccezionale ondata di pioggia di quei giorni non si potrà non tener conto di quanto affermato dal gruppo di ricerca di Geologia applicata del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università del Sannio, coordinato dal professore Francesco Maria Guadagno, secondo cui è “inconfutabile che una buona parte dei danni, soprattutto negli ambiti urbani e negli insediamenti industriali, sono stati amplificati in modo determinate dalla presenza di un inadeguato utilizzo del territorio e di una urbanizzazione che in molte aree non ha tenuto in considerazione le peculiari caratteristiche di fragilità”. Da qui l’invito a effettuare dettagliate ricognizioni in modo da definire gli effettivi rischi a carattere sia idro-geologico che sismico nell’area beneventana.
Secondo i geologi dell’Università del Sannio, solo in questo modo si potranno redigere adeguati “piani di protezione civile” e “piani di intervento” miranti alla mitigazione delle pericolosità e di messa in sicurezza dei territori naturalmente fragili. Insomma, i cambiamenti climatici in atto impongono una svolta a 360 gradi nella gestione del territorio da parte degli amministratori locali e anche da parte degli stessi cittadini, che d’ora innanzi dovranno avere un maggiore rispetto della natura e ricorrere il meno possibile a furbizie di piccolo cabotaggio per aggirare le regole.
Un’ultima riflessione merita infine la richiesta avanzata da 71 comuni sanniti su 78 di poter accedere ai fondi che verranno destinati alla ricostruzione. Stando ai dati affluiti al Genio Civile di Benevento sono infatti solo 7 i comuni non danneggiati dalla tragica ondata di maltempo (Bucciano, Calvi, Puglianello, San Giorgio del Sannio, San Martino Sannita, San Nazzaro e San Salvatore Telesino). Insomma, il partito della spesa pubblica si è già attivato e pazienza se la corsa al finanziamento pubblico (necessario ad alimentare il consenso clientelare) finirà per sottrarre importanti risorse a chi ne ha veramente bisogno. Una vergogna che si aggiunge alle vergogne del passato. Quelle vergogne che, ricordiamolo, hanno determinato le condizioni affinche un evento eccezionale determinasse conseguenze ancora più drammatiche e catastrofiche.
A questo punto c’è un solo modo per combattere e arginare questa nuova vergogna: l’indignazione dei cittadini, soprattutto di quelli che risiedono nei paesi marginalmente sfiorati dall’ondata di maltempo.
La rinascita del Sannio passa necessariamente anche attraverso un cambio di mentalità dei sanniti.