Quando ero ragazzino ho giocato al fianco di fior di calciatori scorrazzando sul glorioso campo sportivo di Sant’Agata dei Goti. Ho giocato con Enrico Prota, Mimmo Razzano, Gerardo Iannucci, Tonino Virelli. Con gli amici si andava al campo sportivo e si assisteva agli allenamenti della prima squadra e si giocava ogni volta che il mister lo permetteva. Quasi sempre. Ricordo come se fosse ora un esercizio che Virelli ripeteva ad occhi chiusi: palla al piede, correva da centrocampo verso la porta, giunto all’altezza dell’area di rigore sollevava il pallone senza fermarlo e calciava al volo. Una delizia. La domenica andavo in tribuna con mio padre e attendevo che Virelli ripetesse in partita quanto faceva in allenamento. Quanto costava a me e ai miei amici giocare con Prota, Iannucci, Virelli? Nulla. Zero. Per giocare a pallone al vecchio campo comunale di Sant’Agata dei Goti non abbiamo mai pagato una lira.
Oggi è tutto diverso. Non ci sono più i campioni di una volta, in compenso se si vuole giocare si deve pagare. In campo non ci sono più calciatori santagatesi ma neanche i ragazzini del paese che, nonostante ci sia un nuovo campo sportivo comunale, non vi possono giocare liberamente come facemmo in tempo noi ragazzi del 1968. Sembra strano, ma anche se Sant’Agata dei Goti può vantare una tradizione calcistica quasi centenaria – il primo campo sportivo fu in Piazza Mercato oggi intitolata a Tiziano Della Ratta – e anche se l’Alba ha militato nella serie D di una volta e i suoi fiori migliori hanno conosciuto i campi di serie C, serie B e serie A, oggi a Sant’Agata dei Goti non c’è un vero punto di riferimento per ragazzi, grandi e piccoli, che amano il calcio e corrono dietro a un pallone. Per dirlo con una calzante metafora: manca il centrocampo.
Il nuovo campo sportivo – dedicato alla memoria di Ugo Ievoli, una bella figura di uomo, medico e sportivo che ho con piacere e dovere ricordato nell’ultimo libro scritto per amore, solo per amore del mio paese – si sta rivelando un’occasione sprecata, purtroppo. Ancora non era stato inaugurato e già era stato affidato in gestione alla Virtus Goti, che milita nel campionato di Promozione, escludendo così di fatto un’amministrazione più municipale del campo sportivo. Il campo sportivo non ha fatto in tempo a diventare comunale che è stato privatizzato. Nulla di male, anzi. E’ bene che ci sia un’amministrazione oculata e una tutela del bene. Però, la gestione del campo da parte di una squadra non deve escludere dall’uso del campo le altre squadre che ci sono a Sant’Agata dei Goti. Soprattutto non deve escludere i ragazzini santagatesi che hanno tutto il diritto di giocare a pallone sul loro campo sportivo proprio come facevano i ragazzi della mia generazione. Invece, le tariffe per l’uso del campo sono smodate e di fatto escludono proprio questa possibilità: 500 euro per una squadra non locale, 250 euro per una squadra locale, 400 euro per una partita tra amici, 110 euro allenamento notturno, 80 euro allenamento diurno, 60 euro allenamento senza porta. Il prezzo del biglietto è eccessivo.
Con questi prezzi, accade che i ragazzi che frequentano la scuola calcio di Gianclaudio Iannucci debbano andare a Durazzano per giocare a calcio. Quando non c’era il campo era gioco-forza giocare fuori casa, ma ora che c’è il campo perché i ragazzi santagatesi non possono giocare in casa? C’è qualcosa che non va. La gestione del campo deve essere fatta prima di tutto nell’interesse dei ragazzi e – come si legge anche nel contratto – il fine non deve essere il lucro e bisogna “favorire la diffusione e la pratica degli sport”. Gianclaudio Iannucci è una vecchia gloria che ha ancora molto da dare al calcio e alla gioventù. Ha vinto le bellezza di cinque campionati in serie C giocando con cinque squadre diverse: dal Benevento al Messina alla Paganese. Iannucci è uomo di calcio e al calcio ha dedicato la vita: con i ragazzi della scuola calcio è un centrocampo vivente. Proprio quel centrocampo di cui il calcio santagatese ha bisogno per rinascere all’insegna del buon gioco. Forse, al momento di affidare il campo sportivo lo si poteva interpellare e chiedergli un consiglio se non un progetto. Di certo la sua scuola, più che ventennale, avrebbe garantito ai ragazzi santagatesi – sono più di settanta – di giocare sul campo sportivo comunale. Se non lo si è fatto con un affidamento diretto del campo, spero che lo si possa fare ora con una gestione più avveduta dello stadio intitolato a Ugo Ievoli. E’ bene che la Virtus si faccia interprete di questa giusta esigenza che, in fondo, conviene anche alla società del presidente Carfora visto che il giudice sportivo le ha inflitto una multa e l’obbligo di disputare la partita a porte chiuse. Ora che c’è il campo, ancora una volta manca il centrocampo. Aprite le porte, siete ancora in tempo per mettere i ragazzi di Sant’Agata dei Goti a centrocampo.