di Antonio Medici
Una settimana funesta impone un momento di tregua e di riflessione al nostro tormentato viaggio enogastromico.
Uno scarno messaggio whatsapp nelle prime ore di mercoledì mattina mi avverte: “è morta la masardona”. Carmela Pintauro, detta Zia Mammela, colei che nel 1967 aveva ereditato le sorti e mantenuto in vita la tradizione della pizza fritta della prima Masardona, Anna Manfredi, si è spenta a 78 anni al termine di una lunga malattia. Il figlio ed il nipote, attuali gestori della pizzeria, ed il termine è assolutamente improprio, trattandosi di una sorta di alcova di umanità e gusto, hanno annunciato su Facebook che l’esercizio rimarrà chiuso per due giorni in segno di lutto. Abbiamo scritto solo pochi mesi fa che la pizza fritta della Masardona non sarebbe la stessa fuori da un quartiere, Case Nuove, che trasuda spiritualità e solidarietà. E basta leggere alcuni dei messaggi di cordoglio per capire quanto il rapporto di questa donna e delle sue pizze fosse annodato, intessuto con la vita e le persone del rione: “una grande donna. un pezzo di puzzle del nostro quartiere”, “un’istituzione del mio quartiere”, “era una donna con un cuore immenso”, “sono cresciuto in quelle zone e mi sembra doveroso fare un saluto di cordoglio”.
Addio, dunque, a zia Mammela.
Funesta il mondo del vino e non solo, invece, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Udine che negli ultimi giorni ha disposto perquisizioni e sequestri in 17 cantine friulane e venete per una presunta contraffazione di vini DOC che dovrebbero rispettare rigorosi disciplinari di produzione. Si tratta della cosiddetta truffa del Sauvignon: un chimico creativo e produttori disinvolti avrebbero addizionato i mosti di una pozione magica capace di potenziare la carica aromatica del Sauvignon, commercializzato sotto le DOC Collio e Friuli.
Il Procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi in settimana ha precisato tre punti chiave: gli indizi a carico delle 17 aziende coinvolte nell’inchiesta sono serissimi, a dispetto di una certa sdegnosa e sdegnata reazione delle aziende ed anche, purtroppo, di alcuni commentatori; ci sono evidenze fondate che l’additivo chimico poderoso non sia dannoso per la salute delle persone; il marchio DOC non si può apporre a casaccio, la sperimentazione è lecita ma se si aggiunge qualcosa che non fa parte delle regole previste dal disciplinare non si può dichiarare in etichetta che si tratta di un Sauvignon DOC”.
A prescindere dal corso delle indagini e dai reati eventualmente sussistenti ciò che appare chiaro è che l’esuberanza e l’armoniosità degli effluvi aromatici di alcuni Sauvignon più che DOC era costruita ADHOC (potrebbe essere una nuova denominazione, a pensarci bene). Si da il caso che alcuni dei Sauvignon incriminati abbiano vinto prestigiosi premi e si fregino di mostrine con calici, grappoli, stelle e stellette. Si dà il caso che il Collio sia ritenuto, proprio per la fama di questi vini pluripremiati, una delle zone d’eccellenza dei bianchi d’Italia. A bene vedere, dunque, l’inchiesta della Procura di Udine apre uno squarcio nella ragnatela di strette relazioni, talvolta troppo disinvolte, tra produttori, editori e curatori di guide, controllori del rispetto dei disciplinari, degustatori. L’inchiesta incrina, infatti, una certa consuetudine degustativa a sopravvalutare i vini costruiti o ben confezionati, senza aver la capacità o, peggio, la volontà di capire se la patinatura aromatica di un calice sia l’espressione di un’ottima coltivazione, di sublimi uve e di perfette vinificazioni ovvero di una vera e propria impostura.
Per chiudere vorremmo segnalare, perché chi si impegna in modo indipendente e spesso controcorrente pure merita, ogni tanto, un po’ di considerazione, che Emanuele Giannone sul sito “Intravino” (http://bit.ly/1KpZsXQ), tredici mesi fa, a proposito del Sauvignon del Collio DOC che batté il resto del mondo e che oggi è sotto inchiesta, scrisse profeticamente: “È come la scaglia sottile di una roccia che si sfalda, o come sabbia. La senti quando tacciono gli anelli aromatici semplici e i cannoni di canditi, i giochi senza frontiere e il nuovo ordine mondiale. La senti quasi crocchiare sotto i denti. È una traccia flebile e velata ma capillare, che ammonisce: qui sotto giacciono le mentite spoglie.”