di Billy Nuzzolillo
Il centro cittadino di Amorosi negli ultimi anni era divenuto il luogo della rappresentazione e della scena. La finzione teatrale era entrata nella vita reale e la quotidianità si era misurata con l’eccezionalità. Il festival AmoTe (Amorosi Teatro) per cinque anni ha accolto il bisogno di trasformare il tempo in storia e il desiderio in visione. Poi, improvvisamente lo stop, la ferita della negazione, del rifiuto, della consapevole e perseguita cesura (e censura), come ha scritto recentemente l’intellettuale Tonino Conte. Sullo sfondo una terra, il Sannio, i cui amministratori continuano a perseguire repentini e spesso illogici cambiamenti di rotta e la cultura rimane unicamente uno strumento attraverso cui alimentare il consenso elettorale dei cacicchi di turno.
La vicenda della cesura del festival AmoTe da parte degli amministratori di Amorosi ha inizio alla vigilia delle festività natalizie allorquando il Comune indisse una gara per l’affidamento dei servizi di realizzazione degli eventi afferenti il progetto “Il teatro diffuso”, finanziato attraverso una misura del Psr Campania 2007/2013.
Alla gara partecipò anche Tabula Rasa Eventi, che aveva ideato ed organizzato le precedenti cinque edizioni del festival. Il 9 marzo 2015 il Comune di Amorosi, “dopo attenta ed approfondita valutazione, atteso che nessuna delle due proposte pervenute risulta conveniente e idonea alle necessità della stazione appaltante in relazione all’oggetto del contratto”, decise di non procedere all’aggiudicazione.
Due giorni dopo il Comune di Amorosi indisse una nuova gara a cui furono invitati cinque soggetti mediante una procedura di cottimo fiduciario che prevedeva la presentazione delle offerte entro il 23 marzo e la loro valutazione entro il 25 marzo. A tale gara però non fu invitata Tabula Rasa Eventi, che ricorse al Tar ottenendo una sospensione delle procedure. Sospensione successivamente revocata da un’altra sezione del Tar, che fissò l’emissione della sentenza al successivo mese di ottobre. Nel frattempo il Comune di Amorosi ha proceduto all’affidamento dell’organizzazione del festival teatrale ad un’associazione costituita, tra l’altro, qualche mese prima dell’espletamento della gara.
Sullo sfondo di questa triste vicenda, come già detto, alleggia sinistramente la politica e la contrapposizione sorta tra il sindaco Giuseppe Di Cerbo e l’ex assessore alla cultura (e vicesindaco) Claudio Ferrucci, che ha definito la decisione assunta dall’amministrazione comunale “un atto di vigliaccheria politica (e personale)”.
E così nel giro di pochi mesi si è passati dal festival AmoTe (che nelle intenzioni di Ferrucci doveva diventare una sorta di Giffoni del teatro dell’impegno civile e sul cui palcoscenico sono transitati artisti del calibro di Rosaria De Cicco, Iaia Forte e Ascanio Celestini) alla rassegna Teatro diffuso, che, oltre all’esibizione dei comici Paolo Caiazzo e Alessandro Bolide di Made in Sud, ha anche offerto spettacoli di fontane danzanti, esibizioni di allievi di scuole di danza e ballo e persino una mirabolante serata danzante full hd…
Il tutto, tra l’altro, al costo oltre 30.000 euro.