Gentilissima dottoressa Paola Galeone, signora prefetto di Benevento,
la lettera aperta che le indirizzo rientra nelle “lettere meridionali” ma non è un titolo di merito né per me né per lei. E’ una testimonianza su quella che un tempo si chiamava “questione meridionale” e che riguardando la cittadina di Sant’Agata dei Goti ha un valore rappresentativo per la provincia sannita. Mai avrei immaginato di scriverle perché conoscendo la storia della mia terra so che in passato i santagatesi si sono rivolti alla prefettura col malcostume dell’anonimato, ma io le scrivo a viso aperto e per un motivo molto serio che sconfina dai limiti della cosiddetta e pur nobile cronaca locale: le scrivo per chiederle che siano garantite le elementari libertà civili. I fatti probabilmente lei li conosce ma è meglio ripercorrerli velocemente a beneficio dei lettori.
A Sant’Agata dei Goti nella prima domenica di agosto si sarebbe dovuta tenere, come da trentennale tradizione, la XXXIV edizione della Strasopportico ossia la più longeva e originale classica podistica meridionale. Purtroppo, la gara è stata vietata dall’amministrazione comunale che invece di svolgere il suo semplice dovere e rendere un servizio agli atleti, agli sportivi, ai turisti, alle famiglie, ai bambini ha creato un disservizio arrecando un danno alla comunità (come se Bill de Blasio, fatte le dovute (s)proporzioni, impedisse lo svolgimento della maratona di New York). I motivi di questa scellerata e illiberale scelta sono inesistenti e il provvedimento adottato – una diffida del sindaco – si configura come un atto illegittimo. Qui la famosa “questione meridionale” si mostra nella classica versione dell’arbitrio e dell’occupazione degli uffici pubblici. L’amministrazione santagatese, infatti, sia nel rapporto con le istituzioni – prefettura e questura – sia in relazione ai cittadini ha giustificato la negazione dello sport e della libertà di manifestare correndo con una serie scandalosa di bugie in cui la stessa documentazione amministrativa è stata negata e manipolata. Il sindaco ha pubblicamente sostenuto, in nome delle regole e della legalità, che l’associazione organizzatrice della Strasopportico – la Pro Loco – non avrebbe presentato la regolare richiesta per lo svolgimento della gara e sarebbe stata sprovvista della necessaria documentazione. La Pro Loco ha smentito il sindaco esibendo la richiesta, debitamente protocollata, il carteggio, l’assicurazione e tutti i documenti necessari e sufficienti allo svolgimento della gara che l’amministrazione, calpestando regole e legalità, ha ostacolato, impedito, vietato. Questi, gentile prefetto, sono i fatti, solo i fatti come si sono svolti e li trova ampiamente riportati anche su ottopagine.it e su Il Sannio.
Non posso chiederle di recuperare il latte versato – anche per lasciare ai posteri la non ardua sentenza – ma le sottopongo il caso: a Sant’Agata dei Goti c’è un evidente problema con la libertà d’espressione nelle sue varie forme garantite dalla Costituzione. L’associazione Pro Loco, che svolge un intenso lavoro culturale, si vede costretta fin da ora a inoltrare le richieste di utilizzo degli spazi pubblici non solo al comune ma anche alla prefettura e alla questura per evitare che l’amministrazione santagatese possa nuovamente negare di aver mai ricevuto la regolare richiesta di uso di una piazza, di una strada o di un qualsiasi luogo pubblico. Per cittadini, che altro non fanno che vivere civilmente, è una mortificazione ma davvero in questo caso la via è obbligata. Per il prossimo 6 settembre la Pro Loco ha in programma la presentazione di un testo di storia – Storia di Sant’Agata dei Goti nel ventennio fascista – e ha già provveduto a inoltrare la richiesta per poter presentare il libro e discuterlo con i santagatesi in piazza Umberto I: richiesta che è stata inviata anche a lei e al questore. Può darsi che in quell’occasione, discutendo di storia locale e storia nazionale, si possa svolgere anche un’attività critica che – sono costretto a sottolinearlo – è del tutto normale e legittima ossia è libera. Lo sottolineo perché forse lei non sa che a Sant’Agata dei Goti vige addirittura una sorta di divieto di satira e si autorizzano le feste popolari “a condizione che non siano eseguiti sketch, battute, canzoni o motti di spirito offensivo della morale, del buoncostume e comunque rivolti a personalità politiche o religiose”.
Forse, lei si stupirà, tuttavia le devo ribadire che questi sono semplici fatti e solo fatti, mentre altri fatti li tralascio per carità di patria, a partire dagli insulti e offese che ho ricevuto dal sindaco in consiglio comunale per aver svolto il mio lavoro giornalistico. Per tale motivo il senso ultimo di questa lettera è l’appello che le rivolgo affinché a Sant’Agata dei Goti siano garantite la certezza del diritto pubblico e le più elementari libertà civili come la libera critica ed espressione. Il dovere di un’amministrazione comunale non consiste nel concedere o autorizzare – come se i cittadini fossero sudditi – ma nel prendere atto della vita libera e civile che si svolge in una comunità, alla quale non bisogna porre ostacoli o addirittura perseguirla ma servirla e garantirne sicurezza e libertà.
Certo di trovare il suo interessamento e riscontrare il suo operato la invito alla serata del 6 settembre per discutere con libero gusto della storia non comune di Sant’Agata dei Goti.