Hanno ucciso un innocente. Hanno ucciso un uomo mite. Hanno ucciso un uomo piegato dalla vita. Ciccio il parcheggiatore è morto. Ieri sera, verso le 20, è stato picchiato. Oggi pomeriggio è morto all’ospedale di Caserta. Lo hanno picchiato a morte – sembra – per il controllo abusivo del parcheggio della piazza dell’ex campo sportivo. Sulla sicurezza si fanno troppe chiacchiere mentre si trascurano le cose necessarie.
La morte di Ciccio – Francesco Ciervo, poco più di sessant’anni, tre figli – arriva su Sant’Agata dei Goti e trasforma la festa in lutto. Sant’Alfonso non sa più dove voltarsi. Mentre il popolo festeggia il Santo, il povero Ciccio è picchiato a sangue e ucciso. Il delitto della festa di Sant’Alfonso lascia tutti increduli: anche Sua Santità Alfonso Maria de Liguori. La notizia giunge in paese e si riversa nelle strade e nei vicoli della città e delle coscienze proprio mentre il Santo esce in processione.
Sarebbe meglio far scendere Alfonso e portare a spalla Ciccio. Forse, quella statua dal collo storto che si prese su di sé i peccati dei santagatesi non è più la statua del vescovo santo ma è proprio Ciccio che si è preso su di sé come un agnello sacrificale i moderni peccati dei santagatesi. Perché Ciccio è morto ucciso e un assassino presunto sarà preso – lo stanno cercando – ma il modo, il luogo, il tempo della passione del povero Ciccio ci donano una morte che parla alle coscienze di ognuno di noi. Una morte assurda che ha il senso della barbarie.
Francesco Ciervo aveva poco più di sessant’anni, era zoppo alla gamba destra, si arrangiava a fare qualunque cosa, dalle pulizie condominiali al parcheggiatore nella grande piazza anonima dell’ex campo sportivo. E proprio il controllo di questa piazza, che nelle ore di tutti i giorni lui guardava a vista, gli è costata la vita. Il suo aggressore – o i suoi aggressori, ancora non è ben chiaro – lo ha cacciato via pestandolo fino a rendere necessario l’intervento del 118 chiamato dai vigili. Mentre scrivo suonano le campane perché il Santo rientra in chiesa. Ma il morto è in ospedale. Un delitto che trasforma una festa in tragedia.
Ho aiutato Ciccio ogni volta che ho potuto. Lo aiutava mia nonna in ogni modo. Attraverso le opere di bene di mia nonna ho imparato a conoscere questo uomo alto e magro, che si calava in indumenti abbondanti e di fortuna, ho imparato a guardarlo come uno di famiglia e a volergli bene. E’ stato ucciso mentre il paese era in festa. La morte di Ciccio viene per togliere i nostri peccati, le omissioni, gli errori. Le troppe parole, le troppe vigliaccate, le troppe ingiustizie, le troppe offese. Ma sarà una morte inutile. Ciccio, perdonaci perché non sappiamo quel che facciamo.