di Antonio Esposito
La carovana di “Riverberi” ha concluso il suo percorso beneventano alla Rocca dei Rettori e all’Hortus Conclusus, lasciandosi dietro una scia di freschezza e di originalità, di musica suonata a pieni polmoni, di sorprendenti contaminazioni. Nel giardino della Provincia è andato in “onda” uno strepitoso ed indimenticabile concerto di Luca Aquino. Il trombettista, affermatosi in campo internazionale, ha rivisitato alcuni brani della band californiana, The Doors, arricchendoli con la sua personale impronta creativa.
Appena apparso sul palco, il musicista Aquino, guardando la platea, ha osservato: “Sembra proprio di stare in Norvegia. Qui è tutto organizzato per bene. Ma quanta fatica! Non so se questo progetto potrà continuare per il prossimo anno. Non so se ce la faremo senza l’aiuto delle istituzioni”. Il concerto dedicato ai Doors è tratto dal suo ultimo album ed è stato presentato per la prima volta a Roma, il 31 maggio scorso, presso l’Auditorium Parco della Musica e poi il 13 giugno al Festival Jazz di Parigi.
Il viaggio nel rock della mitica band è partito con “Light my fire”, eseguito con formidabile energia e raffinatezza stilistica. La tromba di Aquino ha oscillato nell’aria, guidando ed accompagnando i ritmi penetranti e profondi della sua band. La chitarra di Antonio Iasevoli, la batteria di Lele Tomasi, il basso di Dario Miranda hanno sprigionato un incontenibile flusso di suoni, autonome rielaborazioni e arrangiamenti grintosi. Dopo la tromba, Aquino ha suonato il flicorno, per brani più lenti e melodici, come “Blue Sunday”,”Yes” e “The River Knows”. Quando l’artista ha soffiato il suo fischio dolce e sinuoso nel microfono si è sparso tra gli alberi un vento di dolcezza e sensualità.
Sul palco della Rocca, prima del direttore artistico, ha cantato il rapper beneventano, Shark Emcee, accompagnato dalla chitarra di Marco Taddeo, che ha coinvolto il pubblico, invitandolo a ripetere i suoi più noti ritornelli. Il giovane artista, inventore di testi rimati, dissacranti e divertenti, si sta affermando come uno dei più estroversi interpreti del rap contemporaneo e si accinge a incidere un disco con l’importante etichetta napoletana “Jesce Sole”. Il dirompente Shark è sferzante con quelli che vivono “solo per i soldi”, con quelli che si chiudono nel loro guscio, con quelli con la puzza sotto il naso , rivendica “l’orgoglio sannita”.
Con la presenza di Hakon Kornstad, Paolo Angeli, Maria Pia De Vito, Huw Warren, Luca Aquino, a “Riverberi”, insomma, è andato in scena un abbraccio inebriante tra le musiche del mondo. La rassegna ha offerto occasioni importanti anche ad artisti locali, che hanno dimostrato maturità, qualità ed estro, come i giovani musicisti de “La Banda del Bukò”. Per questo motivo, le istituzioni hanno una grande occasione da cogliere, valorizzando e sostenendo una manifestazione, che può dare lustro ad un territorio e nuove opportunità di rilancio culturale ed economico. Il senso di marcia della rassegna è stato colto e sottolineato da Maria Pia De Vito. “Luca vede lontano -ha detto la cantante napoletana- vede europeo. Ha portato una ventata d’aria fresca, mentre altri puntano su strade sicure e sperimentate. Spero che la rassegna si storicizzi e diventi sempre più importante”.
Col jazz si può accoppiare felicemente la letteratura. Come ha dimostrato la presentazione del libro di Isabella Pedicini,“Ricette Umorali. Il bis”, che contiene in sé un ritmo quasi musicale, per la verve descrittiva ed il periodare allegro, veloce, ironico. Il dialogo dell’autrice con uno spigliato e pungente Mario La Monaca, si è trasformato in un vero e proprio siparietto estemporaneo, a briglie sciolte, e forse per questo più gradevole e accattivante. La brillante e intonata lettura di alcuni brani del libro da parte di Giovanna Maria Berruti e la erudita critica letteraria di Angelo Nenna, hanno completato con frizzanti tasselli un mosaico già molto denso di odori e sapori di casa nostra.
Il libro della Pedicini, pubblicato dalla Fazi Editore, mira ad essere un excursus ragionato tra la Zuppa di Cipolle e il Kinder Bueno, dal Gatorade al Liquore Strega. La scrittrice vede nel cibo uno strumento di conoscenza, comunicazione, narrazione, il luogo simbolico più caro della nostra memoria, perché la “cucina naturale” è la migliore del mondo. Basta con le “apericene” e con i roboanti e sofisticati nomi francesi appioppati a portate italiane! Viva lo Strega, “liquore del ritorno a casa”.
Concluso il programma in città, la rassegna continua in provincia con tappe diradate fino a settembre. Per la forza e le potenzialità dimostrate, “Riverberi”, potrebbe rappresentare davvero un importante trampolino di lancio per Benevento. Che, dopo il teatro, potendo contare su un talento come Aquino, potrebbe legare il suo nome al jazz e proiettarsi in campo europeo, con un grande appuntamento musicale annuale, di forte richiamo turistico e culturale, soprattutto per i giovani.